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L’AMBIZIONE PERSONALE SMEMBRA L’OPERA

Prima di partire per il suo ultimo giro di predicazione, Russell mi aveva dato precise istruzioni. Egli mi aveva suggerito di fare dei cambiamenti negli uffici, alcuni dovevano essere assegnati a compiti diversi. Feci subito queste variazioni. Ma dopo la morte di Russell, fui subito criticato per averli fatti.

Un’ulteriore disposizione che Russell mi aveva dato prima di partire, era di fare in modo di mandare in Inghilterra uno dei rappresentanti viaggianti, L. Johnson. Egli avrebbe dovuto cercare di predicare la Buona Notizia alle truppe, parlando del Regno di Dio ai soldati e ove possibile li avrebbe confortati mentre si preparavano all’azione.

Il Comitato esecutivo del quale Russell era presidente, stabilì, secondo il desiderio che Russell mi aveva espresso, di mandare Johnson in Inghilterra. Oltre a predicare alle truppe, egli doveva fare un giro per l’Inghilterra, visitare le congregazioni che erano sparse per tutto il paese, confortarle nelle ansietà del periodo di guerra e incoraggiarle a continuare con fermezza nell’opera di predicazione del Regno di Dio, quale speranza dell’uomo in generale. Egli doveva raccogliere intorno al progresso dell’opera in Inghilterra, quanto più notizie poteva. Doveva fare un completo rapporto delle condizioni esistenti in quel luogo e consigliare su come poter migliorare le cose. Questo rapporto doveva essere fatto alla Società, ma Johnson non doveva fare alcun cambiamento fra il personale della sede Inglese. Se fosse sembrato necessario qualcosa di questo genere, la Società l’avrebbe considerato sulla base del suo rapporto.

Quando Johnson arrivò in Inghilterra nel Novembre del 1916, ricevé dagli amici un caloroso benvenuto di cuore. Dopo la morte di Russell essi avevano molti problemi da risolvere ed erano lieti di avere un rappresentante della Sede Centrale con loro. Johnson fu il benvenuto in ogni luogo dove andò. Poteva dire loro molte cose circa la morte di Russell ed il progresso che l’opera stava avendo in America.

Le attenzioni accentrate su di lui iniziarono a fargli pervertire il giudizio ed iniziò a persuadersi, fino a quando giunse alla ridicola conclusione di essere ‘Il Servitore’ della parabola di Gesù sul ‘talento’. Successivamente pensò di essere il ‘Sommo Sacerdote del mondo’. La sua condotta in Inghilterra causò, relativamente all’opera, molta confusione e profonda preoccupazione. Cercò di ottenere il controllo del conto in Banca della Società, licenziò sommariamente alcuni dei dipendenti della sede Londinese senza avere il potere di farlo. Rutherford che nel frattempo era stato eletto Presidente della Società, si accorse che doveva agire prontamente per salvare dallo smembramento l’opera in Inghilterra.

Mandò a Johnson un telegramma cancellando il suo programma e richiamandolo negli Stati Uniti. Finalmente Johnson accondiscese alla chiamata di Rutherford, ma dopo aver mandato molti telegrammi, cercando di far vedere che vi era molto bisogno di lui in Inghilterra e che occorreva affidargli il controllo del campo Inglese. Dopo il suo ritorno in America cercò di persuadere Rutherford a rimandarlo in Inghilterra per completare lì la sua opera, ma non ebbe successo. Non riuscendo a ritornare in Inghilterra fu portato a pensare che Rutherford non era l’uomo adatto, con l’abilità necessaria per essere presidente.

Il passo successivo fu influenzare il consiglio dei direttori per obbligare Rutherford a rimandarlo in Inghilterra. Apparentemente ebbe qualche difficoltà ad ottenere il loro appoggio. Li persuase ad opporsi al presidente con lo scopo di dirigere la Società a modo loro. Essi conclusero che avrebbero dato una mano a Johnson e mostrato al loro autorità. “Non è buono che Rutherford abbia il controllo degli affari della Società. Gli faremo capire che può essere presidente; ma dovrà essere solo un capo figurativo. Dovrà camminare sotto la nostra guida e come consiglio dei direttori amministreremo noi la Società, dirigeremo i suoi indirizzi e avremo cura degli affari. Van Amburgh sarà il nostro segretario-tesoriere ed avremo l’intera cosa nelle nostre mani.” Ciò accadeva nella primavera del 1917.

Rutherford sapeva che Johson li stava consigliando in questo modo, e malgrado ciò era estremamente paziente verso tutta l’intera dura prova. Rutherford, consapevole di ciò che Johnson aveva fatto, mostrando la sua mancanza di reale interesse per il benessere della Società, aveva tutte le ragioni per allontanarlo dalla casa Betel, ma non lo fece. Non prese nemmeno alcuna iniziativa per interferire con il complotto che i ribelli tramavano per opporsi al suo incarico di presidente. Fece tutto ciò che poteva per aiutare i suoi oppositori ad accorgersi dei loro errori, avendo con loro numerose riunioni, cercando di ragionare con loro e mostrando loro quanto il loro comportamento fosse contrario al carattere della Società ed all’intero programma che Russell aveva seguito sin da quando era stata formata la Società. Egli si rivolse perfino a molti di noi e chiese: “Dovrei rassegnare le dimissioni, permettendo a coloro che si oppongono di prendere la direttiva? “Tutti noi rispondemmo: “Fratello, il Signore ti ha messo dove ti trovi, fermarsi e dare le dimissioni non sarebbe un comportamento leale verso il Signore.” Inoltre, coloro che lavorano negli uffici hanno minacciato di fermarsi se questi uomini otterranno il controllo.

Le cose cominciarono a venire a capo, quando ad una sessione allargata, durante l’annuale riunione del 1917, questi direttori tentarono di far passare una risoluzione per emendare le leggi della Società, concentrando il potere amministrativo nelle mani del consiglio dei direttori. Ciò non era solamente contrario ai provvedimenti organizzativi praticati da Russell, durante i 32 anni precedenti della sua amministrazione, ma era contrario all’espresso desiderio degli azionisti. Rutherford fu obbligato a stralciare la nozione e da allora l’opposizione crebbe più inflessibile e più determinata.



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