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UN’AZIONE RIBELLE OBBLIGA A METTERE LE CARTE IN TAVOLA

Avendo la certezza che questi uomini avrebbero provato a vincolare i fondi della Società con un’azione illegale (come Johnson aveva provato a fare a Londra), Rutherford decise di agire. Era giunto il momento per un’azione strategica nell’interesse di tutti.

Egli si stava preparando per fare un giro di predicazione nell’ovest ed era molto preoccupato per ciò che avrebbero potuto fare i suoi oppositori durante la sua assenza. Mi disse: “Fratello questi uomini potrebbero provare a fare qualcosa mentre sono via, ma non aver timore e non preoccuparti di ciò che potrebbero fare.”

“Cosa devo fare se essi proveranno ad amministrare le cose mentre tu sarai via?” chiesi. “Se diventano troppo turbolenti, indicando che vogliono passare all’azione contro la Società, chiama un poliziotto.”

“Cosa ...! un poliziotto?”

“Sì, se diviene necessario non esitare.”

Io non comprendevo i meandri della sua mente legale. Ma rassicurato così, un giorno mentre Rutherford era via ed io ero nell’ufficio giù a Hick Street con il nostro direttore Robert J. Martin, questi quattro dignitari che pensavano di essere direttori, marciarono fino alla scrivania di Van Amburgh, nella parte posteriore dell’ufficio e dissero: “Fratello Van Amburgh, ti ordiniamo di andare di sopra, ‘alla cappella’”. Era al secondo piano, proprio sopra al suo ufficio, “Vogliamo che tu compia alcune transazioni.”

Van Amburgh sapeva cosa stava succedendo e disse: “Non infastiditemi amici, andate a fare le vostre cose, devo fare il mio lavoro.”

“Noi vogliamo che tu vada su. Dobbiamo raggiungere il ‘quorum’.” Erano in quattro ed erano la maggioranza del consiglio. Nel consiglio erano in sette e per approvare legalmente una decisione era necessario un ‘quorum’ di cinque. Io stavo a guardare cosa stava succedendo. Tutti gli altri lavoratori guardavano nervosamente, preoccupandosi di ciò che stava accadendo. I quattro andarono su, si sedettero e cominciarono a parlare di ciò che avrebbero fatto. Mi preoccupavo anch’io. Sapevo che se avessero raggiunto il ‘quorum’ necessario per approvare la decisione, potevano rivolgersi legalmente ai tribunali e avrebbero potuto cambiare l’intera struttura dell’organizzazione. Aspettai un poco e dissi: “Fratello Martin, andiamo su a vedere cosa stanno facendo i fratelli.” Quando arrivammo là, mi ordinarono di uscire.

“Ne abbiamo abbastanza di te! Tu hai cercato di dirigere questo posto perché il Pastore Russell ti ha lasciato incaricato dell’opera, ma ora comandiamo noi. Esci da qui.”

In quel tempo io ero vice presidente della nostra corporazione di New York. Pertanto in assenza del presidente Rutherford, io avevo il controllo e la responsabilità delle proprietà possedute dalla Società. Non ricordai loro questo particolare, ma dissi a Martin di chiamare un poliziotto.

Egli trovò un vecchio Irlandese, un tipo esperto, entrò agitando un lungo bastone nero che faceva ruotare in mano. Egli disse:

“Bene signori, qual è il problema?”

Io dissi, “Agente questi uomini non hanno nulla da fare qui, il loro posto è al 124 di Columbia Height, qui stanno disturbando il lavoro. Si sono rifiutati di andarsene quando glielo abbiamo chiesto, così abbiamo pensato di chiamare la legge.”

Essi saltarono su cominciando a reagire. Il poliziotto agitò il bastone facendolo ruotare in cerchio e disse: “Signori, per voi è ora una cosa seria, Faith ed io conosciamo questi due, Macmillan e Martin, ma a voi gente, non vi conosciamo. Ora è meglio che ve ne andiate se no saranno guai.”

Raccolsero i loro cappelli e scesero facendo le scale due alla volta e si affrettarono su a Borrough Hall per mettersi in contatto con un avvocato. Combattevano come matti. In seguito Rutherford disse che questo era il motivo per cui mi aveva detto di chiamare il poliziotto, per farli reagire. Si erano insinuati clandestinamente, cercando di disturbare le congregazioni, interferendo con l’opera. Egli lo sapeva e chiamando un poliziotto pose fine alla corsa che in qualche modo doveva essere chiarita per riportare l’unità nell’organizzazione.

Sebbene l’organizzazione legale della Società gli fosse completamente familiare, Rutherford sottopose l’accaduto ad una preminente società di legali di Philadelphia per determinare lo status del Consiglio dei Direttori; da un rapporto critico che ricevette, si accorse che questi uomini, non erano per niente membri legali del consiglio! Russell li aveva eletti direttori a vita, ma lo statuto stabiliva che i direttori dovevano essere eletti dagli azionisti ogni anno. Quindi, Rutherford, Pierson e Van Amburgh erano direttoti perché erano stati eletti ai posti di presidente, vice presidente e segretario-tesoriere; erano stati eletti come dirigenti e ciò li rendeva membri del consiglio. Mentre i quattro oppositori non erano stati eletti legalmente, quindi non avevano nessuna autorità legale di agire per conto della Società, e dal momento che l’attitudine che avevano mostrato aveva reso evidente che non erano uomini qualificati, fu una procedura semplice per Rutherford nominare ai posti vacanti altri direttori fino alla successiva elezione.

Il culmine giunse nel Luglio del 1917, solo sei mesi dopo che Rutherford era stato eletto presidente. Egli aveva stabilito di produrre il settimo volume sulle Scritture. Russell ne aveva scritti sei. Il settimo, chiamato “Il Mistero è Finito”, fu compilato con il materiale preso dalle note e dagli scritti di Russell e fu pubblicato come lavoro postumo di Russell. Poiché secondo lo statuto il presidente era anche direttore degli affari della Società, Rutherford non aveva consultato il consiglio dei direttori e i quattro che credevano di essere membri sollevarono violente obiezioni. Il risultato della loro opposizione agli indirizzi e al lavoro della Società, divenne così amaro che sarebbe stato impossibile mantenere l’unità alla Direzione Generale fino a quando fossero rimasti. Fu chiesto loro di lasciare la casa Betel o di mettersi in linea con l’opera. Scelsero di andarsene.



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it