6. IL REGNO DI SALOMONE COME PREFIGURAZIONE
DI QUELLO DEL MESSIA
A. Generalità
Davide fu sì un re «secondo il cuore di Dio», ma oltre a cadere in grave peccato, dovette lungamente guerreggiare: sia quando era perseguitato e sia per gettare le basi del regno sconfiggendo i popoli circostanti (1 Sam 27; 2 Sam capp. 3 e 8). Così Dio non volle che fosse lui a realizzare l’opera più grandiosa, cioè la costruzione del Tempio, opera che fu delegata a Salomone, del quale Dio disse: «Io l’ho scelto come figlio, e io gli sarò padre» (1 Cro 28:2-6). Sul momento, probabilmente, la gente pensò che Dio volesse manifestare una particolare cura a quel giovane re; dopo la venuta di Cristo, però, è evidente come l’opera di Dio su Salomone avesse anche un intento profetico: come “figlio di Dio adottato”, Salomone prefigurava e preparava al “Figlio di Dio per natura”, cioè a Gesù. Il Regno che si attendeva al tempo di Gesù, dunque, essendo indicato come quello del «Messia Figlio di Davide», non era un regno qualsiasi, ma quello specificatamente adombrato da Salomone: anzi, stando strettamente alla lettera, quando Gesù viene definito «Figlio di Davide» ci sarebbe da pensare più a Salomone (il figlio di Davide per eccellenza) che a Davide (del quale è però l’erede).
Gli apostoli avevano presenti i collegamenti di Gesù con Davide (At 13:22-23; 2 Tim 2:8; Ap 3:7) e Gesù si presentò come «più che Salomone» (Mt 12:42), invitando così a pensare al regno di quel progenitore per avere una prima comprensione del suo Regno, che sarebbe stato però più glorioso, più duraturo, più nuovo, più universale. Questo slancio in avanti di Gesù non era una novità assoluta, perché Dio lo aveva già comunicato attraverso i profeti (Is 49:6).
Chiamarsi Salomone era già un programma, perché significa “Pacifico”. La traduzione, però, non rende l’idea e, se si volesse conservare la radice ebraica, si potrebbe chiamare “Shalomico”. La pace ebraica (shalom) non è fatta solo di tranquillità d’animo e non riguarda solo l’interiorità, ma è la pace che deriva dalla pienezza: di ricchezza, familiare, nei rapporti con gli amici e col prossimo, nell’essere tranquillo con se stesso e nel sentire la vicinanza di Dio. Proprio la shalom ebraica fu la caratteristica del regno di Salomone, come si può vedere meglio da alcuni passi biblici dei quali riporteremo ora certe espressioni significative.
Da 1 Re.
Io faccio come tu hai detto; e ti do un cuore saggio e intelligente: nessuno è stato simile a te nel passato, e nessuno sarà simile a te in futuro. Oltre a questo io ti do quello che non mi hai domandato: ricchezze e gloria; tanto che non vi sarà durante tutta la tua vita nessun re che possa esserti paragonato (3:12-13).
Gli abitanti di Giuda e Israele […] mangiavano e bevevano allegramente (4:20).
Ho costruito per te un tempio maestoso, un luogo dove tu abiterai per sempre! […] Quando il tuo popolo sarà sconfitto dal nemico per aver peccato contro di te, se torna a te, se dà gloria al tuo nome e ti rivolge preghiere e suppliche in questa casa, tu esaudiscilo dal cielo […] Anche lo straniero, che non è del tuo popolo Israele, quando verrà da un paese lontano a causa del tuo nome […] tu esaudiscilo dal cielo, dal luogo della tua dimora, e concedi a questo straniero tutto quello che ti domanderà, affinché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome per temerti, come fa il tuo popolo Israele, e sappiano che il tuo nome è invocato in questa casa che io ho costruita! […] il re fece partire il popolo. Quelli benedissero il re e se ne andarono alle loro tende allegri e con il cuore contento per tutto il bene che il Signore aveva fatto a Davide, suo servo, e a Israele, suo popolo (8:13-66).
La regina di Seba […] disse al re: «Quello che avevo sentito dire […] era dunque vero. Ma non ci ho creduto finché non sono venuta io stessa e non ho visto con i miei occhi […] Beata la tua gente, beati i tuoi servitori che stanno sempre davanti a te, e ascoltano la tua saggezza! Sia benedetto il Signore, il tuo Dio […] egli nutre per Israele un amore eterno» […] Tutte le coppe del re Salomone erano d’oro […] Nulla era d’argento; dell’argento non si faceva alcun conto al tempo di Salomone […] Così il re Salomone fu il più grande di tutti i re della terra per ricchezze e per saggezza. E tutto il mondo cercava di veder Salomone per udire la saggezza che Dio gli aveva messa in cuore (10:4-24).
Isaia profetizzò diverso tempo dopo Salomone, ma annunciando i tempi nuovi del Messia fa proprio pensare al giovane Salomone: «Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace [shalom], per dare incremento all’impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia da ora e per sempre: questo farà lo zelo del Signore degli eserciti» (Is 9:5-6).
Tante cose del Vangelo si capiscono meglio se si parte dal presupposto che Gesù desiderò portare la shalom rifacendosi in qualche modo a Salomone. Cercheremo perciò ora di mettere in evidenza alcune sintonie fra il Vangelo e quanto sopra riportato di Salomone.
Anche Gesù si concentrò solo sul popolo di Israele (Mt 15:24) ed è agli ebrei che dice: «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5:14). Se il popolo d’Israele avesse accettato Gesù e il suo programma, Gesù sarebbe divenuto – proprio attraverso Israele – una «luce da illuminare le genti» come lo era stato Salomone e come lo Spirito Santo rivelò subito a Simeone (Lc 2:25-32).
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