00 18/11/2009 18:05

Caro mErA, (18/11/09)
non so se ha letto la lettera sui miei “Attuali obiettivi e metodi”, scritta particolarmente per quelli come lei che si inseriscono nel percorso di ricerca che sto da tempo facendo col mio gruppo. Noi ci interroghiamo sul significato dell’Antico Testamento (che lei chiama “Torah scritta”) e del Nuovo Testamento, cercando di far a meno di ogni tradizione anche cristiana, perciò il suo indirizzarci alla cosiddetta “Torah orale” (che altro non è se non la tradizione ebraico-rabbinica) è fuori luogo, nel senso che non ci è di alcun aiuto rispetto al cammino propostoci. È come se qualcuno si aggregasse ad un gruppo di scalatori e poi gli dicesse di scendere e andare al mare!
Prendo atto che le mie argomentazioni non la convincono e lo stesso effetto mi fanno quelle sue, perciò anche questa volta non entro nel merito delle questioni sollevate. La ringrazio comunque della partecipazione. Shalom. Fernando.


Egregio Professor De Angelis,
Io non l'ho indirizzata verso una tradizione rabbinica, e neppure l'ho menzionata.
Ho soltanto parlato di alcuni riferimenti alla Torah Orale che si trovano nell'"Antico Testamento" stesso. Mi riferisco a dei versetti dei libri Profetici nei quali si parla di leggi non presenti nel Pentateuco, e tuttavia riconosciute come sacre e vincolanti.
Il digiuno del 9 di Av e del 17 di Tammuz e il divieto di usare il denaro durante il Sabato, ad esempio, sono precetti assenti dal Pentateuco ma che furono istituiti dai Profeti.
Che i Profeti ricoprissero un'importante carica politica lo si può comprendere anche solo dalla Bibbia senza considerare tradizioni Ebraiche o altre fonti.
Shalom.
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