00 18/11/2009 18:05
Risposta del Prof. Fernando De Angelis:

Caro Guastafeste, (18/11/09)
i tuoi orientamenti non mi trovano in sintonia e questo nostro disaccordo teorico è strano, perché poi in pratica abbiamo collaborato a fondo. Non capisco perché dovrei sottolineare in modo unilaterale le differenze oppure le somiglianze; a me viene spontaneo mettere in rilievo ambedue e cercarne una sintesi, se ci riesco; e la sintesi è altra cosa rispetto a quei compromessi superficiali che tutto aggiustano.
Venendo all’argomento che qui mi sta a cuore, non voglio sottolineare solo le somiglianze fra Antico e Nuovo Testamento, ma metterne in rilievo anche le differenze. Non però lasciando i due elenchi l’uno a fianco all’altro, ma operando una sintesi che altri indicano come contrasto, mentre per me può essere meglio vista come sviluppo. In tribunale, per esempio, il miglior avvocato difensore non credo sia quello che si rinchiude nel proprio schema, ma quello che tiene conto delle ragioni dell’accusa e si mette nei panni del giudice
Anche fra convinzioni forti ed apertura ad apprendere non penso che ci debba essere per forza un contrasto. Anzi, è proprio quando si è aperti al confronto che si acquisiscono quelle convinzioni robuste che ci fanno sentire sicuri e perciò non bisognosi di arroccamento.
Se poi l’amore per la VERITÀ è superiore al desiderio di mantenere un’appartenenza, allora non ci dovrebbe essere nessun desiderio di conservare ciò che abbiamo di falso (anche se è largamente diffuso nel nostro ambiente).
Spesso sono proprio le convinzioni deboli ad essere le più intransigenti, perché non si sono esposte al confronto e temono di non reggere di fronte agli attacchi altrui, preferendo conservare una fede condivisa dal proprio ambiente anche se fosse falsa, piuttosto che correre il rischio di un cammino in campo aperto: come quello che fu chiamato a fare Abramo e come quello che anche Gesù invitò a fare. Con tanta simpatia.

Fernando



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