00 21/11/2009 12:00
Caro "Guastafeste", vorrei capire qualcosa in più sul tuo misterioso punto di vista.
Non capisco su quali basi affermi che nell'antico Israele ci fosse una netta distinzione tra il laico e lo spirituale. Questa frattura tra stato e chiesa è un parto del mondo occidentale e sono certo che Moshè Rabbenu, Davìd HaMelech e anche Yeshua HaNotzrì non la conoscessero affatto.

Il capo del popolo d'Israele, ovvero il Presidente del Gran Sinedrio, era proprio il Cohen Gadol, il Sommo Sacerdote.
Le leggi dello Stato erano quelle delle Torah, non c'erano due legislazioni diverse.
I Profeti avevano l'importante carica di ministri e il loro parere era considerato determinante per le decisioni del re.
Tutto ciò credo che sia evidente dalla lettura del solo Antico Testamento, senza andare a scavare nella tradizione orale.


mErA sostiene invece il punto di vista di una parte del mondo ortodosso ebraico che, guarda un po’, pur vivendo in Israele, non riconosce lo Stato moderno d’israele, perché non direttamente ordinato da Dio, cioè non teocratico: aspettano infatti il Messia!


Io, come la maggior parte dell'Ortodossia Ebraica, riconosco il moderno Stato d'Israele come sorto per volere di Dio e come una parte del Suo piano per ri-instaurare la Teocrazia.
Prima ancora dell'Olocausto, il Malbim, interpretando Ezechiele 38, scrisse che ci sarebbe stato un tempo in cui il popolo di Israele sarebbe tornato nella terra santa senza il Messia, e oggi viviamo in questo tempo di transizione.
Tuttavia il legame indissolubile tra Ebrei e Ebraismo (o tra Ebrei e Torah se preferisci) è visibile nella legislazione dello Stato d'Israele, che si basa in alcuni punti sui precetti Rabbinici pur essendo uno stato laico.

Shalom.
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