Infatti, a noi interessa come lessero questo passo da un punto di vista esegetico e non teologico. E poi di che epoca? Clemente Alessandrino è del II secolo, che interesse avrebbe avuto a leggerlo in quella maniera se per "luce" si intendeva un'emanazione divina? E poi, Gesù è un'emanazione di Dio? Le Scritture ci consentono di dire questo oppure si tratta di un'inferenza filosofica?
Giustino Martire, 165DC Dialogo con Trifone, 128, 1-4
"è stato più volte dimostrato……. che il Cristo, che era Signore e Dio Figlio di Dio e che già prima si era manifestato in potenza come uomo e come angelo, è apparso anche nello splendore del fuoco, come, ad esempio, nel roveto e in occasione del giudizio su Sodoma….questa potenza è indivisibile ed inseparabile dal Padre, così come la luce del sole sulla terra è indivisibile ed inseparabile dal sole che è in cielo…si tratta di una potenza generata dal Padre con la sua forza e volontà ma non per amputazione, come se l’essenza del Padre si fosse suddivisa, come succede per tutte le altre cose che, una volta divise e tagliate, non sono più le stesse di prima ….un esempio è quello del fuoco che vediamo appiccare altri fuochi: dal primo se ne possono accendere numerosi altri senza che esso risulti sminuito, ma rimanendo sempre lo stesso); "
Tertulliano, (<200 DC) Contro Prassea, XIII, 9-10:
"Perciò io non dirò in nessun caso né “dèi” né “signori”, ma seguirò l’apostolo: se il Padre e il Figlio devono essere invocati insieme, io chiamerò il Padre “Dio” e Gesù Cristo “Signore”. Ma Il Cristo da solo lo potrò chiamare Dio, come fa lo stesso apostolo che dice: “Dai quali (padri) viene il Cristo, che è Dio su tutto, benedetto per sempre”. Anche il raggio di sole quando è solo, lo chiamerò “sole”; ma quando dovrò nominare il sole, cui raggio appartiene, non chiamerò più “sole” il raggio. Perché in questo modo farei anche due soli. Tuttavia il sole ed il raggio li conterò come due oggetti e due forme di una sostanza sola e indivisa, allo stesso modo come Dio e la sua Parola, come il Padre e il Figlio."
Ippolito, (200DC) Contro Noeto, X,XIV:
"A noi è sufficiente sapere soltanto che niente coesisteva con Dio, tranne se stesso. Ma egli, pur essendo solo, era molteplice: non era infatti privo di parola, di sapienza, di potenza, di volontà. Tutto era in lui ed egli era il tutto....ha generato il Logos, e questo Logos, che aveva dentro di sé invisibile, lo rende visibile al mondo creato.
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Se il Logos, che è Dio, è presso Dio, uno potrebbe obbiettare: Che dunque? affermare due dei? Non dirò due dei, ma uno solo: però due persone e, come terza economia, la grazia dello Spirito Santo"
Ireneo, (<200DC)Esposizione della predicazione apostolica, 47:
"Il Padre è Dio ed il Figlio è Dio,
perché chi è nato da Dio è Dio"
Teognosto (247-280)(Atanasio, Epistula de decretis nicaenae synodi, V, 25).
“la sostanza del Figlio non è qualcosa di apparsa dall’esterno, né fatta uscire dal nulla, ma è nata dalla sostanza del Padre, come lo splendore dalla luce e come il vapore dall’acqua. Infatti né lo splendore è il sole stesso né il vapore è l’acqua stessa, ma neppure sono qualcosa di estraneo. Né la sostanza del Figlio è il Padre stesso né gli è estranea ma essa è una emanazione (Sapienza 7,25 e Ebrei 1,3) della sostanza del Padre, senza che la sostanza del Padre subisca alcuna divisione. Come infatti il sole rimanendo se stesso non è diminuito dai raggi che si effondono da lui, così neppure la sostanza del Padre ha subito alcun cambiamento avendo il Figlio come propria immagine”
Ma tanto a cosa serve riportarti quanto sopra?
Essi erano tutti influenzati dalla filosofia pagana vero?
Ciao