00 09/01/2010 19:02
Re: sulla trinità
Eccoci quì...
Vi sono mancato è [SM=g27988]



1)Gesù incarnato era: a) solo uomo; b) solo Dio; c) Dio e Uomo ?



Questa domanda apparentemente banale è molto complessa perchè tutto dipende dal sistema di riferimento che si prende in esame.

Intanto vedimo cosa ne pensava al riguardo lo scrittore di romani:

Paoline Romani 9:5 "da loro proviene Cristo secondo la sua natura umana, egli che domina tutto, è Dio, benedetto nei secoli, amen! "

Pregherei i tdg di prendere in considerazione il fatto che dal punto di vista grammaticale quanto sopra è la rraduzione più immediata, con questo non sto dicendo che non possa essere tradotta anche in altro modo, ma che fu così che la stragrande maggioranza dei padri e de traduttori l'hanno sempre letta:
Ippolito, Tertulliano, Cipriano, Atanasio, Noviano, Ieromo, Basilio, Agostino, Novaziano, Didimo, Gregorio di Nissa, Giovanni Damasceno, Epifanio di Salamina, Teodoro, Eulogo, Teofilo, Teodoreto, Cassiano, Fulgenzio hanno attribuito l'intero inno a Cristo.
È interessante notare inoltre come suonava questa scrittura all'uditorio greco: "... ho on epi pantôn Theos euloghêtos" che tradotto alla lettera vuol dire "l'essente [colui che è] sopra tutto Dio benedetto"

Cosa si evince da questa scrittura?
Molto presto alcuni vescovi importanti specialmente provenienti dalla scuola di Giovanni, come il vescovo di Sardi Melitone, fautore accanito della Pasqua celebrata il 14 Nisan proprio come i TdG, scrisse:

"Ucciso e sepolto in quanto uomo, risorse dai morti in quanto Dio, essendo per natura (physei) Dio e uomo...Il Signore pur essendo Dio, si fece uomo e soffrì per chi soffre, fu prigioniero per il prigioniero, condannato per il colpevole e, sepolto per chi è sepolto, risuscitò dai morti. " (Peri Pascha, § 8)

Ci troviamo nella metà del secondo secolo dopo Cristo, due secoli prima di Nicea e tre secoli prima di Calcedonia, eppure già si parlava delle due nature di Cristo ad opera di un vescovo importante che morì martire nel 190 d.C.
Nello stesso periodo, nella sua opera "Il Pedagogo", Clemente Alessandrino scrive:
"Il nostro pedagogo è simile a suo Padre Iddio di cui è Figlio: Dio puro in forma d'uomo, esecutore del volere patemo, Lògos Dio, Colui che è nel Padre, Colui che è alla destra del Padre, Dio anche con la forma umana ».(CLEMENTE ALESSANDRINO, Il pedagogo libro I, II, 4, 1.)

Clemente fece caso ai verbi al presente che Giovanni usò in questi passi:

Giovanni 1:18 "Dio nessuno l'ha visto mai. L'Unigenito Dio, che è nel seno del Padre, egli lo ha rivelato"
Giovanni 3:13 " Nessuno è salito al cielo se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo, che è in cielo."

L'unico Dio generato, il solo ad avere la stessa natura del Padre, mentre era sulla terra come uomo, esisteva in cielo come Dio, accanto a Dio Padre, infatti si usa il presente: "che è nel seno del Padre" non si usa né il passato "che era" né il futuro "che sarà".
Dio si è rivelato (nota l'aoristo storico) nella persona del Verbo Incarnato, ovvero l'unigenito Dio "che lo ha rivelato".

Infine ricordiamo l'inno ai colossesi 2:9:

" 9 poiché è in lui che dimora corporalmente tutta la pienezza della deità, 10 e voi siete stati riempiti in lui, che è il capo di ogni principio e potenza; "

In greco suona così:
"Oti [poiché] en [in] autô [lui] katoikei [dimora o abita o vive] pan [tutta, ogni] to plêrôma [la pienezza, la totalità] tês theotêtos [della deità, composto da theos] sômatikôs [corporalmente, forma corporea]"

Nella sua unica persona, e dunque anche nella sua corporalità, dimora tanto il suo essere uomo, quanto il suo essere Dio, nella sua pienezza e totalità, solo pensando alle due nature di Cristo il versetto ha un senso: Cristo ha la totalità della deità in sé costitutivamente.
"Deità" traduce il greco theotês che deriva da Theos (Dio) e ne è l'esatto calco etimologico, è più importante ed incisivo di theiotês che deriva da theios (divino) e che alla lettera si traduce “divinità”; non è un caso che l'autore scelga proprio questo termine e non l'altro.

Quindi rispondendo a walter dico che si la persona del figlio di Dio è Dio e uomo insieme, ma con i dovuti distinguo che le proprietà delle singole nature permettono costituzionalmente.
Mi spiego meglio: dal punto di vista di "Dio il figlio" egli essendo Dio ha tutte le peculiarità che tale natura gli concede (onnipotenza onniscienza ubiquità trascendenza ecc...) ma dal punto di vista di vero uomo, egli ha tutte le peculiarità che questa natura gli impone, ovvero l'essere limitato dallo spazio tempo, il crescere nella conoscenza, essere in un posto solo, ed essere limitato come i suoi simili nella potenza ecc...
A Calcedonia si stabilì che le due nature non sono mischiate,

"la natura divina del Figlio partecipava in quella umana senza per questo mescolarsi con essa, ma rimanendo intatte le rispettive qualità delle due nature".

Questo va detto ricordando dunque limiti che la natura umana del Cristo, identica alla nostra fuorché nel peccato, aveva per essere appunto circoscritta allo spazio e al tempo come noi. Era invitabile che il Verbo assumesse per sé i limiti della creatura al fine di non falsare l’incarnazione, altrimenti avrebbe camminato come un Dio onnisciente tra gli uomini, sapendo ogni cosa che gli sarebbe successa, incapace di commuoversi e di stupirsi, di piangere, in definitiva, incapace di essere veramente un uomo.

Ricordando quanto sopra scopriamo che alcune proprietà divine non sono accessibili alla natura umana; esiste dunque una sorta di asimmetria di accesso alle facoltà divino-umane: mentre la natura divina ha pieno accesso alle facoltà umane, la natura umana non lo ha in rapporto a quelle divine. Sostanzialmente la natura divina non subisce alcuna restrizione, è solo la natura umana ad averne, costitutivamente.




2)Quando si parla di "Dio", ci si riferisce: a) a Padre, Figlio e Spirito; b) al Padre; c) al Figlio ?



Dipende dal soggetto che usi, ho gia risposto che di solito nel NT quando si parla di Dio, ci si riferisce a Dio padre, se ti riferisci a noi invece, devi tenere presente che non adoriamo una sostanza sconosciuta, ma adoriamo le singole ipostasi che sono Dio, quindi possiamo riferirci al padre o al figlio o allo Spirito santo, ognuno di noi sa a chi si sta rivolgendo perchè ognuna delle tre persone che sono Dio hanno delle peculiarità e dei ruoli distinti anche se la loro volontà è all'unisono.




P.S.: gradirei che affiancassi le scritture che provano la tua asserzione.



L'ho fatto mi sembra [SM=g27988]
ciao