Caro ADO,
Nell’Antico Testamento troviamo anche un’altra espressione che venne a poco a poco considerata come equivalente al nome di Dio. Essa viene usata da Dio stesso nelle formule di rivelazione, ed è costituita da due pronomi ebraici: “ani-hu” (= Io, Lui[egli]; Io sono Lui)
Ho capito, non sono tonto. Solo ti chiedo
1. Come deduciano che ani hu sia usato come un "equivalente" del Nome e non secondo il suo uso più comune, cioè "io [sono] lui".
2. Dove troviamo altri scritti che lo usino come un equivalente del Nome
Troviamo questa espressione in Deuteronomio 32:39; Isaia 41:4; 43:10, 13; 46:4; 48:12; 52:6. Troviamo anche l’equivalente “anoki-hu” in Isaia 43:25 e 51:12
Si, ma in quesi passi significa solo "io sono lui" e non come un equivalente del Nome. Non vedo un uso speciale dei pronomi personali, per questo non capisco cosa vuoi dimostrare.
I Settanta traducono questa formula generalmente con “ego eimi”, che quindi viene ad essere considerato come un sostituto del nome di Dio, tanto è vero che “ani YHWH” di Isaia 45:18 viene tradotto con “ego eimi”.
Ma questo è ridicolo! La LXX traduce "ego eimi" perché gli attribuisce il significato di "sono io" e non perché introduca una "formula" o consideri "ego eimi" un nome di Dio, che semmai viene detto "ho on" (l'essente).
Tutti questi fattori indicano che il secondo Isaia considerava la frase ‘Io sono Lui’ come una forma abbreviata di altre espressioni, specialmente "Io sono YHWH"
E allora? Mi pare l'uso naturale del pronome, quello che sta al posto del nome, senza cercare formula!
Questa formula, dunque, (ani-hu, ego eimi) diventa una formula di rivelazione di Dio
Guarda, ego eimi vuol solo dire "sono io". Tutto dipende dal soggetto, cioè chi parla: certo, se parla Geova quel "io" è Lui stesso, ma se lo dice un altro "io" è banalmente il soggetto, non Dio!
Shalom
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