00 14/01/2010 00:30
5. GESÙ, PIÙ RIVELAZIONE CHE ADEMPIMENTO

C’è chi vede la vita di Gesù come ampiamente profetizzata dall’Antico Testamento, mentre noi abbiamo affermato (vedere lo studio “Profezie su Cristo: noi cristiani esageriamo”) che le profezie su Gesù sono risultate chiare solo dopo che si sono verificate e che perciò non erano vere profezie nel senso che si dà a questo termine (cioè non erano avvenimenti predetti chiaramente in anticipo). Paradossalmente, chi vede profetizzata la vita di Gesù nell’Antico Testamento, poi in genere sottolinea i contrasti fra Antico e Nuovo, mentre noi ne sottolineiamo la continuità. Insomma, tutti riconoscono che il NT rappresenta una continuità mista a novità, allora la questione è rappresentata dall’ottica con la quale vengono viste le differenze: c’è chi ci vede anche contrasti e chi (come noi) non vede nessun contrasto fra le varie parti della Bibbia, ma solo SVILUPPI di qualcosa che c’era anche prima. Sviluppi a volte inattesi e che sembrano segnare una rottura, ma pur sempre facenti parte di un disegno di Dio concepito «fin dalla fondazione del mondo» (Matteo 25:34; 1Pietro 1:20).
Penso che la questione della Trinità (tre persone distinte, ma una sola natura divina) sia la differenza più profonda fra Antico e Nuovo Testamento, vederla perciò come sviluppo e non come contrasto è più difficile che in altri casi.
Dato che però la vita di Gesù è stata più una rivelazione che un adempimento di chiare profezie, allora non c’è da stupirsi se anche sulla natura di Dio viene portato qualcosa di nuovo da Gesù. Novità che però non dovrebbe essere in contrasto con quanto già rivelato, perché il Padre di Gesù è lo stesso Dio Creatore presentato in Genesi, lo stesso Dio di Abramo, di Mosè e dei profeti.
Prima di affrontare più direttamente la questione della Trinità, è utile esaminare un caso sviluppatosi in modo simile e che perciò potrebbe funzionare da modello: quello della risurrezione.



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