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CAP. 6
LA RIVELAZIONE DELLO SPIRITO SANTO COME “PERSONA”


Abbiamo già visto (cap. 3) come all’inizio del Vangelo lo Spirito Santo sia concepito allo stesso modo che nell’Antico Testamento ed è Luca a sottolinearne di più il ruolo, facendone vedere la forte e varia influenza sui protagonisti (Giovanni Battista e suo padre, Maria, Elisabetta e Simeone, cf. Luca 1:15,35,41,67). Quando Gesù viene battezzato, scende su di lui in forma di colomba (Luca 3:22) e Gesù inizia la sua missione pubblica «nella potenza dello Spirito» (Luca 4:14). Quest’ultima citazione è la decima dello Spirito Santo che fa Luca, che però poi pone al centro della scena Gesù e quasi non nomina più lo Spirito Santo.
Luca riporterà in primo piano lo Spirito Santo dopo la crocifissione e risurrezione di Gesù, nel suo secondo libro chiamato da alcuni “Atti dello Spirito Santo”, anziché “Atti degli apostoli”, perché è lo Spirito Santo che presiede alla nascita della Chiesa a Pentecoste (Atti 2) e opera una nuova nascita in coloro che accettano il perdono in Gesù (Giovanni 3:8; Atti 2:38; 9:17; 10:44-48). Se poi il Vangelo si radicherà a Gerusalemme, in Samaria, in Etiopia, fra i Gentili e fino a Roma, è perché è lo Spirito che dirige le operazioni (Atti 2:4,38; 4:8; 7:55; 8:17,29-40; 9:17,31; 10:19,47; 11:24; 13:2,52; 15:28; 16:6-7; 19:1-6; 20:28; 21:11; 28:25).
Rispetto all’Antico Testamento, non è che lo Spirito Santo faccia cose molto diverse e la differenza più vistosa è semmai la sistematicità e l’ampiezza della sua opera nella Chiesa e per la Chiesa. Meno vistosa, ma più rilevante, è l’opera dello Spirito nell’incarnazione di Gesù, altro esempio di collaborazione trinitaria: Gesù è infatti il Figlio incarnato di Dio Padre per opera dello Spirito Santo.
Leggendo i Vangeli e il libro degli Atti, si constata come l’uditorio ebraico non aveva bisogno di particolari spiegazioni sullo Spirito Santo, che viene considerato come già conosciuto e sul quale viene fatta semmai una rivelazione aggiuntiva.
Il passo dove appare con più evidenza che lo Spirito Santo è una “persona” è quello che racconta l’episodio di Anania e Saffira, rimproverati di «mentire» e di «tentare» lo Spirito Santo (Atti 5:3,9). Anche il fatto che lo Spirito Santo «parla» a Filippo, a Pietro e alla chiesa di Antiochia (Atti 8:29; 10:19; 13:2) spinge a considerarlo non come una forza, ma come una persona.
Insomma, nei riguardi dello Spirito Santo, si nota la solita strategia di Dio, che preferisce far parlare i fatti, prima di fare eventuali discorsi. Particolarmente indicativo, a questo riguardo, è quando Pietro annuncia il Vangelo a Cornelio che, essendo pagano, di Spirito Santo evidentemente se ne intendeva poco; Pietro, nel raccontare l’episodio, dà l’impressione che ci sia rimasto male, perché aveva «appena cominciato a parlare» quando lo Spirito Santo scese su Cornelio e sui suoi amici (Atti 11:15) e così non poté continuare il discorso programmato. La rapidità con la quale lo Spirito Santo agisce sorprende Pietro, al quale presumibilmente sarebbe sembrato opportuno far prima a Cornelio tutta una preparazione che gli facesse comprendere meglio cosa stava per accadergli, invece dovette spiegare dopo a Cornelio che cos’è lo Spirito Santo: un metodo che sembra disordinato, ma la teoria è molto più efficace quando c’è già un’esperienza.
D’altronde si sa che quando si parla di Spirito Santo in linea teorica non resta molto in chi ascolta, anche se a volte è necessario farlo. Gesù lo ha fatto con un breve discorso che lì per lì gli apostoli compresero poco, tanto che alla crocifissione finirono lo stesso per smarrirsi. Poi però quelle parole sono tornate loro in mente e ne hanno capito la grande rilevanza, perché segnano un vero spartiacque, dopo il quale si può capire con certezza che lo Spirito Santo è una persona:
Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi [...] vi ho detto queste cose, stando ancora con voi; ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto [...] Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà. Tutte le cose che ha il Padre, sono mie; per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annuncerà. (Giovanni 14:16-17; 14:25-26; 16:12-15).

La persona di Gesù si allontanerà per un tempo dagli apostoli, ma verrà sostituita da un’altra persona, che sarà in loro e li guiderà in tutta la verità: è un’altra opera trinitaria, nella quale la “circolarità a due” – che abbiamo vista fra il Padre e Gesù – è qui “a tre” (infine, considerando la partecipazione dell’umanità, diventerà “a quattro”, ma su questo ci soffermeremo dopo).
Spesso si insiste che nel Nuovo Testamento lo Spirito Santo è dato per sempre, mentre nell’Antico Testamento questa certezza non c’era. Senza dubbio nel Nuovo Testamento ci sono novità, ma credo che un’ottica di sviluppo aiuti a comprendere meglio di quella che vede contrasti. Per esempio chiediamoci: forse lo Spirito Santo non rimase sempre con Enoc, con Noè, con Abramo, con Mosè, con Elia, con Geremia e altri? Certo, Davide chiese a Dio di non togliergli lo Spirito Santo (Salmo 51:11), che invece si era ritirato da Saul (1Samuele 16:14); bisogna però considerare che a Davide lo Spirito Santo non fu mai tolto – nonostante la gravità dei suoi peccati – e che la presenza dello Spirito Santo in Saul produsse in lui un cambiamento solo superficiale, al punto che chi lo conosceva percepiva il permanere di un contrasto fra lo Spirito Santo e il carattere di Saul (1Samuele 10:11-12); forse Dio gli diede inizialmente il suo Spirito per non avere responsabilità nei successivi fallimenti di un re che si mostrerà “incorreggibile”.
In ogni caso, c’è anche un’altra ottica che può aiutarci a comprendere le differenze presenti nel Nuovo Testamento, che spesso sono determinate dalle particolari circostanze di quel tempo. Nell’Antico Testamento (o meglio, a cominciare da Mosè) i credenti erano inseriti in un popolo nel cui mezzo c’era la presenza di Dio, il quale suscitava continuamente dei profeti che comunicavano a tutti la sua volontà, rendendo perciò meno necessaria una guida interiore su ciascuno. Gesù invece manda i suoi discepoli «come pecore in mezzo ai lupi» (Matteo 10:16) e per far fronte a questi compiti sovrumani ci equipaggia con mezzi sovrumani. Confesso che ho approfittato poco di questo equipaggiamento, ma noi credenti sappiamo che più accettiamo le difficoltà di Cristo, più sperimentiamo la sua cura.



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