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2. LA TRINITÀ IN GENESI 1-2

Essendo la Trinità una dottrina così centrale, allora non stupisce che ce ne siano delle tracce all’inizio stesso della Bibbia: tracce che erano certamente ambigue prima di Cristo, ma che ora acquisiscono una loro rilevanza.
Chi si intende di ebraico mi ha spiegato che nella frase iniziale della Bibbia, dov’è scritto «Nel principio Dio creò», il verbo è al singolare («creò»), ma quel nome di Dio (tra l’altro molto usato nella Bibbia) è al plurale («Elohim»); una possibile traduzione letterale è perciò «Nel principio gli Dèi creò», che appare come un modo velato di preparare alla Trinità. Di particolare interesse è quando Elohim (plurale) è usato in accoppiata con Jahvè [singolare], com’è spesso fatto in Genesi 2, dove troviamo «Jahvè Elohim».
Se si considera che Gesù viene definito da Giovanni come la Parola di Dio e la vera luce, presente fin dal principio e mediante il quale è stato creato il mondo (Giovanni 1:1-10), allora è alla prima “parola” detta da Dio che rimanda Giovanni, quando comincia il suo Vangelo con «Nel principio era la Parola [...] in lei era la vita e la vita era la luce degli uomini». Giovanni, insomma, sembra fare il parallelo col Dio che crea la luce e la vita: «Dio disse: “sia la luce”» (Genesi 1:3).
Niente di probatorio, chiaramente, ma la Trinità si può intravedere anche nel complesso dei primi tre versetti della Bibbia: «Nel principio Dio creò i cieli e la terra [...] e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: “sia la luce!” E luce fu».
Anche nel significativo momento della creazione dell’uomo si può intravedere una traccia della Trinità: «Poi Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza [...] Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina» (Genesi 1:26-27). Qualcuno interpreta quel «facciamo» come un “pluralis maiestatis”, usato da chi è re o comunque in autorità e dice “noi”, ma intendendo se stesso al singolare. Ho letto che l’ebraico non conosce il “pluralis maiestatis”, ma la questione non è decisiva, perché qui non stiamo portando prove, ma rintracciando segnali che sono importanti anche quando risultano più o meno nascosti. Allora l’uso del plurale prima («Facciamo l’uomo a nostra immagine») e del singolare subito dopo («creò l’uomo a sua immagine») sembra proprio un’introduzione alla Trinità messa lì per i posteri. Specie se si considera che questa miscela singolare/plurale si ripeterà poco dopo: «Poi Jahvè Dio disse: “Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi nella conoscenza del bene e del male”» (Genesi 3:22); oltre all’accoppiata “Jahvè-noi”, è significativa anche la contemporanea presenza dell’accoppiata “Jahvè-Dio [Elohim]” vista più sopra.
C’è un altro modo di vedere la Trinità nella creazione dell’uomo (Genesi 2:7): 1) Dio Padre ne è protagonista nel modellare la polvere della terra; 2) la quale riceve vita dal suo “soffio”, che è sinonimo di spirito/Spirito (cf. Giovanni 3:6-8, con l’associazione “Spirito/vento”); 3) avendosi come risultato Adamo, in qualche modo simbolo e anticipazione di Cristo (Romani 5:14); infatti Adamo è definito “immagine di Dio” come lo è definito Cristo (Genesi 1:27; 2Corinzi 4:4; Colossesi 1:15). Si sottolineano molto le differenze fra Adamo e Gesù e indubbiamente ci sono, non dobbiamo però dimenticarci delle similitudini, altrimenti neghiamo di fatto l’incarnazione di Gesù.
[Modificato da Roberto Carson 06/02/2010 11:56]



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