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3. TRINITÀ E FAMIGLIA APERTA

C’è però un altro aspetto che viene spesso trascurato: se l’uomo è immagine di Dio, allora dovrebbe essere anche un’immagine della Trinità. Perché se è vero che la Bibbia proibisce di farci delle immagini fisiche di Dio (Esodo 20:4), è anche vero che ci fornisce continuamente delle immagini mentali che ci aiutano a comprendere.
Non ci riferiamo però, prima di tutto, all’uomo visto nelle sue componenti di corpo, anima e spirito (1Tessalonicesi 5:23), ma alla sua complessità maschio-femmina: «Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Dio li benedisse; e Dio disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra» (Genesi 1:27-28).
Prima di dire che l’umanità è stata creata come due persone, Dio riafferma e ripete che è sua immagine. L’unica natura umana (l’uomo), è perciò fatta di due persone (maschio e femmina). Fra Adamo ed Eva non c’era diversità di natura, perché erano ambedue esseri umani, ma ciascuno dei due non rifletteva pienamente tutta l’umanità, perché l’essere umano è l’insieme di questa miscela “maschio-femmina”: Adamo era “umanità-maschio” ed Eva “umanità-femmina”, mentre Adamo-Eva erano “umanità piena”. Se esistessero veramente i marziani ed un astronauta atterrasse su Marte, i marziani non si renderebbero pienamente conto della sua natura finché non ci porta anche la moglie.
La prima cosa che Dio dice alla coppia primordiale è di essere fecondi, cioè di non vivere il loro rapporto come chiuso in se stesso (“due cuori e una capanna”), ma di aprirsi ad accogliere dei figli. Con la nascita del primo figlio si mettono in moto tre rapporti, perché a quello marito-moglie si aggiungono marito-figlio e madre-figlio. In un’umanità decaduta le distorsioni sono all’ordine del giorno: c’è la coppia orgogliosa di essere “libera da figli” e pronta a godersi la propria vita (in un rapporto che alcuni definiscono di tipo “omosessuale” anche quando è fra sessi diversi, perché chiuso in se stesso); c’è la madre che è totalmente rapita dal figlio e che “sopporta” il marito; c’è il marito che non si rassegna alla “degenerazione” della moglie divenuta madre e sviluppa un’antipatia per il figlio, oppure cerca di consolarsi con una nuova donna pienamente disponibile (l’amante, che non a caso compare a volte insieme al primo figlio); c’è il figlio che esige tutto dai genitori, salvo poi disprezzarli come “rompiscatole”. Insomma la famiglia, di questi tempi, è un modello che riflette limitatamente la Trinità, ma è il modello che Dio ci ha dato e allora proviamo a ripartire dall’alto, per cercare di capire meglio come Dio vorrebbe la famiglia.
Essendo la Deità in tre persone, anche in questo caso si instaurano tre rapporti: Padre-Figlio, Figlio-Spirito e Padre-Spirito. Ognuno dei tre rapporti non è chiuso in se stesso, ma si apre all’amore dell’altro. Per non dilungarci, riprendiamo brevemente solo il concetto di “circolarità” già visto, riproponendo Giovanni 14:26: «Lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto»; insomma, lo Spirito Santo verrà mandato dal Padre nel nome del Figlio, per far comprendere meglio ai discepoli gli insegnamenti del Figlio, che aveva come obiettivo di glorificare il Padre (Giovanni 17:4).
In una famiglia “spirituale”, cioè che riflette concretamente chi è Dio, l’amore marito-moglie non è indebolito dalla presenza di un “terzo incomodo”, cioè il figlio: anzi il figlio rende più profonda la loro unione, dandole nuove prospettive. La moglie non sfrutta il suo inimitabile rapporto col figlio per utilizzarlo contro il marito, ma educa con l’esempio il figlio ad amare un padre che li ama. Il marito non usa il suo potere per imporre se stesso (e magari vendicarsi dei torti subiti, veri o presunti che siano), ma per onorare la famiglia ed aprirgli spazi di vita. Purtroppo non è solo guardando al mondo che viene da piangere, perché l’umanità degradata del mondo entra nelle chiese con la sua degradazione ed il risalire è faticoso, anche perché spesso i credenti presenti nelle chiese risultano infiltrati dai “valori” del mondo (in fondo non si ride e non ci si bea davanti agli stessi programmi televisivi?).
Non solo ogni coppia interna alla Trinità si apre al terzo componente, ma la Trinità nell’insieme si apre all’esterno: «Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio...» (Giovanni 3:16). Anche una famiglia umana “spirituale” dovrebbe essere aperta all’esterno di sé e non chiusa in un egoistico “club di mutuo soccorso”. Ci sono famiglie che hanno già figli e ne adottano altri. Ci sono case le cui porte si aprono facilmente e dove entrano amici (ed aspiranti tali) che vengono accolti da tutta la famiglia: sono proprio queste famiglie le più efficaci nel testimoniare di Dio (o le sole efficaci?) e ringrazio Dio di avermene fatta trovare qualcuna nel momento del bisogno.
Gesù non era sposato, ma ha evangelizzato con gli stessi principi, perché predicava avendo associato a sé i dodici apostoli (Marco 3:14) ed includendo nella comunità anche le donne, non di rado portate come esempio e che, fra l’altro, lo assistevano con i loro beni (Matteo 15:28; Giovanni 4:39; Luca 7:44-50; 8:2-3; 10:42; Atti 1:14).
Gli idoli non danno ciò che promettono, così le unioni e le famiglie incentrate sull’egoismo e chiuse in se stesse non reggono. Da una degenerazione, però, si passa ad un’altra e allora si parla oggi di “coppia aperta” e di “famiglia allargata”, ma sono pessime imitazioni di quell’originale del quale si sente la nostalgia, ma che non si sa più come trovare.



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