Bene, Roberto. Mi toccherà analizzare il testo da solo… J. Riprendo quindi dall’inizio. “Da Caiafa condussero Gesù al palazzo del governatore. Ora era la mattina presto. Ma essi stessi non entrarono nel palazzo del governatore, affinché non si contaminassero e potessero mangiare la pasqua” (Gv 18:28). Quel giorno – 14 di nissàn -, infatti, “era la Preparazione, cioè il giorno prima del sabato” (Mr 15:42), ovvero il giorno in cui si scannava l’agnello pasquale e si predisponeva tutto per la cena pasquale del 15 di nissàn. Un errore comune è quello di attribuire a quel “sabato” di Mr 15:42 la valenza di un sabato settimanale. In ciò si trascura un fatto importante: gli ebrei chiamavano sabati anche le Festività comandate da Dio (si rammenti che shabàt in ebraico significa “riposo”). Anzi, le chiamavano “grandi sabati”. Di ciò abbiamo traccia in Gv 19:31: “Era la Preparazione . . . affinché i corpi non rimanessero sui pali di tortura il sabato (poiché il giorno di quel sabato era un gran [giorno]”. Qui il traduttore aggiunge “giorno” (messo tra quadre), il che va anche bene, ma se stiamo al testo originale si ha: ἐν τῷ σαββάτῳ, ἦν γὰρ μεγάλη ἡ ἡμέρα ἐκείνου τοῦ σαββάτου (en to sabbàto, en gar megàle e emèra ekèinu tu sabbàtu), letteralmente, parola per parola: “in il sabato, era infatti grande il giorno di quel sabato”, che messo in italiano suona: “Di sabato, giacché quel giorno di sabato era grande”. Si trattava, appunto, di un “grande sabato”, che presso gli ebrei designava una Festività biblica, indipendentemente dal giorno della settimana in cui cadeva. Ora la domanda è: quel “gran sabato” cadde davvero di sabato? E, se no, in che giorno? Mr 16:1 afferma che “quando fu passato il sabato, Maria Maddalena, e Maria madre di Giacomo, e Salome comprarono aromi per venire a spalmarglieli”. Generalmente si pensa che si tratti del sabato settimanale. Tuttavia, Lc 23:56 specifica che “tornarono a preparare aromi e oli profumati. Ma il sabato, naturalmente, si riposarono secondo il comandamento”. Così, avremmo due sabati: il “grande sabato” del 15 di nissàn e il sabato settimanale. Facendo un conto a ritroso si ha: terzo giorno = resurrezione (in adempimento al segno di Lc 12:39,40); secondo giorno = giorno feriale in cui le donne “comprarono aromi” (Mr 16:1) e “tornarono a preparare aromi e oli profumati. Ma il sabato, naturalmente, si riposarono (Lc 23:56); primo giorno = “grande sabato” di Mr 16:1. Ecco la ricostruzione: 14 di nissàn: Yeshuà muore ed è sepolto; 15 di nissàn: “grande sabato” e primo giorno nella tomba; 16 di nissàn: le donne comprano e preparano gli aromi, secondo giorno nella tomba: 17 nissàn: sabato settimanale e terzo giorno nella tomba. Dopo il sabato, la domenica mattina prestissimo, “mentre era ancora buio” (Gv 20:1), le donne vanno al sepolcro “portando gli aromi che avevano preparato” (Lc 24:1). Yeshùa non c’è: è già risorto. Andando a ritroso abbiamo: domenica: tomba vuota: sabato: resurrezione di Yeshùa esattamente dopo tre giorni e tre notti; venerdì: le donne comprano e preparano gli aromi: giovedì, “grande sabato”; mercoledì: Yeshùa muore. Il tutto è confermato da Mt 28:1, ma il lettore italiano non lo può sapere, perché la traduzione che ne viene fatta è: “Dopo il sabato, quando cominciava a sorgere la luce del primo giorno della settimana”. La Bibbia dice invece: Ὀψὲ δὲ σαββάτων (òpse de sabbàton), “dopo sabati”, al plurale.