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Presunta ascensione da Betania (Lc 24:50,51). Nel passo lucano è detto chiaramente che Yeshùa condusse i discepoli “fin presso Betania”. “Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi” (Gv 11:18). Dato che uno stadio era pari a un ottavo di miglio romano, ovvero a 185 m, tra Betania e Gerusalemme c’erano 2775 m, quasi tre km. L’ascensione narrata da Luca avviene subito dopo gli avvenimenti della domenica in cui le donne trovano la tomba vuota, “il primo giorno della settimana” (Lc 24:1). “In quello stesso giorno” (v. 13) Yeshùa incontra due discepoli di Emmaus e quando “si fa sera e il giorno sta per finire” (v. 29) entra da loro e con loro si mette a tavola, al che lo riconoscono, e in quel momento Yeshùa “scomparve alla loro vista” (v. 31). Rimasti soli, i due commentano l’accaduto (v. 32). Ora si noti: “Alzatisi in quello stesso momento, tornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli undici e quelli che erano con loro” (v. 33); siamo sempre alla sera di quella domenica. “Ora, mentre essi parlavano di queste cose, Gesù stesso comparve in mezzo a loro” (v. 36). I vv. 37-48 riportano la conversazione di Yeshùa con i discepoli. Poi – lo si noti attentamente –, “poi li condusse fuori fin presso Betania; e, alzate in alto le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato su nel cielo”. – Vv. 50,51.   Ascensione dal Monte degli Ulivi (At 1:3-9,12). Nel passo di At 1:3-9 erano invece già passati quaranta giorni dalla resurrezione. Il passo lo dice chiaramente. In quanto al luogo, il comando di “non allontanarsi da Gerusalemme” (v. 4) fa capire che erano lì nei pressi. Il v. 12 dice chiaramente che dopo l’ascensione di Yeshùa “essi tornarono a Gerusalemme dal monte chiamato dell'Uliveto, che è vicino a Gerusalemme, non distandone che un cammin di sabato”. Ora si noti la distanza da Gerusalemme: “un cammin di sabato”. Questa è una misura precisa, stabilita dai rabbini per rispettare il riposo sabatico sulla base di Gs 3:4, che parla “di circa duemila cubiti”, equivalenti a 890 m, meno di un km.     Due ascensioni? Si hanno così, a quanto pare, due ascensioni. Contraddizione? Errori degli evangelisti? Nulla di tutto ciò. In verità, di ascensioni ce ne fu più d’una, ma occorre capire bene. In At 1:3 è detto che Yeshùa “si presentò vivente”, dopo la sua resurrezione, “facendosi vedere da loro per quaranta giorni”. Egli non era rimasto con loro per tutto il tempo, ma “si presentò”: in pratica appariva loro in determinate circostanze e poi spariva alla loro vista. In 1Cor 15:5-7 sono menzionate queste apparizioni. Ogni volta che scompariva dopo una manifestazione, non si trattava di un’ascensione vera e propria. Luca, in At 1:3 dice che durante quei quaranta giorni Yeshùa παρστησεν αυτν (parèstesen eautòn), “mostrò se stesso”, e lo fece πτανμενος (optanòmenos), “apparendo”. Dopo una di queste apparizioni (quella ai due discepoli di Emmaus) è detto che egli poi φαντος γνετο (àfantos eghèneto), “invisibile divenne”. Non era un’ascensione: scomparve semplicemente. Potrebbe essere che neppure quella di Lc 24:51 fosse un’ascensione? In effetti, sì, non lo fu. Ma non dice il testo che “si staccò da loro e fu portato su nel cielo”? Non esattamente. La frase “fu portato in cielo” non si trova nei seguenti manoscritti: Papiro Bodmer (P75) dell’anno 200 circa, Codice Sinaitico (א) del 4° secolo, Codice Alessandrino (A) del 5° secolo, Manoscritto Vaticano 1209 (B) del 4° secolo, Codice Ephraemi rescriptus (C) del 5° secolo, Codice di Freer (W) del 5° secolo, Vulgata latina (Vg) del 4° secolo, Pescitta siriaca (Syp) del 5° secolo, Versione Armena (Arm) del 5° secolo, Codici di Beza (D) del 5-6° secolo, Codice Siriaco Sinaitico (Sys) del 4-5° secolo. Si avrebbe così nella Bibbia soltanto la frase “si staccò da loro”, il che equivale ad una separazione e non ad un’ascensione.   Inoltre, paragonando i due eventi, si rilevano delle differenze notevoli. Vediamole:   L’ascensione definitiva al cielo, avvenuta dal monte degli Ulivi e 40 giorni dopo la resurrezione (At 1:9-11). Mentre essi guardavano, fu elevato; e una nuvola, accogliendolo, lo sottrasse ai loro sguardi. E come essi avevano gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne andava, due uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero: ‘Uomini di Galilea, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù, che vi è stato tolto, ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo’”. Qui si ha:·         Prima dell’ascensione Yeshùa dà le sue ultime istruzioni (At 1:6-9a), precisando: “Riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi” (v. 8), segno che erano già stati informati in precedenza che dovevano rimanere a Gerusalemme.·         Mentre Yeshùa viene elevato al cielo, gli apostoli guardano la scena.·         Una nuvola nasconde Yeshùa alla loro vista.·         Gli apostoli hanno “gli occhi fissi al cielo”.·         Due angeli garantiscono che Yeshùa tornerà nella stessa maniera.·         La fissità del loro sguardo e le parole di consolazione degli angeli fanno pensare alla tristezza degli apostoli.·         Dopo l’ascensione “essi tornarono a Gerusalemme dal monte chiamato dell'Uliveto” e senza gioia “salirono nella sala di sopra” e “perseveravano concordi nella preghiera”. – Vv. 12-14.   La separazione a Betania (Lc 24:50,51). Alzate in alto le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro [e fu portato su nel cielo – frase mancante in P75, א, A, B, C, W, Vg, Syp, Arm, D, Sys]. Ed essi, adoratolo [“essendosi prostrati”, nel testo greco], tornarono a Gerusalemme con grande gioia”. Qui invece si ha:·         L’unica istruzione che Yeshùa dà è di rimanere a Gerusalemme. – V. 49.·         Conduce gli apostoli a Betania. – V. 50.·         Nel staccarsi da loro li benedice. ·         Tornano a Gerusalemme “con grande gioia”.·         Stanno nel Tempio. – V. 53.·         Non ci sono i due angeli.·         Non c’è una nuvola a nascondere Yeshùa.·         Il clima è di gioia, non di tristezza: a quanto pare, sanno che Yeshùa apparirà ancora.·         Tutto ha il sapore di una separazione ma non di un addio.