00 26/02/2010 09:43
Re:
CieloSegreto, 25/02/2010 12.30:

Gv 17: 4,5 – Occorre capire prima una regola fondamentale dell’ermeneutica biblica: presso gli ebrei biblici le astrazioni non avevano senso; il linguaggio semitico ed ebraico (e quindi biblico) è un linguaggio concreto. Si prendano, ad esempio, gli emblemi usati da Yeshùa durante l’ultima cena. Chi legge all’occidentale, alla lettera, rasenta il ridicolo trasformando quei simboli in vera carne e sangue. Bene traduce TNM che ha “significa” al posto del consueto “è”. Nel passo giovanneo Yeshùa sta dicendo – messo in occidentale: ‘Glorificami con la gloria che avevi in mente per me prima che il mondo fosse”. Questa però è astrazione, rifiutata dagli ebrei, per cui si rende concreta la frase dicendo “con la gloria che avevo”. Anche la Legge e il Tempio, per fare alcuni esempi, gli ebrei dicevano che erano già in cielo presso Dio. Noi occidentali diremmo che li aveva in mente (astrazione), gli ebrei dicevano che erano presso Dio (pensiero concreto). Gv 8:58 – "Gesù disse loro: ‘Verissimamente vi dico: Prima che Abraamo venisse all’esistenza, io ero’”. Non “io reo”, come citi, ma “io sono” (γ εμ, egò eimì). Yeshùa viene prima di Abraamo, non in senso cronologico, ma per importanza. Dio aveva in mente lui, Yeshùa, per la redenzione di ogni cosa. Così, quando si dice che “bevevano al masso di roccia spirituale che li seguiva, e quel masso di roccia significava il Cristo” (1Cor 10:4, TNM), s’intende dire che se gli ebrei furono salvati nel deserto lo devono a Yeshùa perché furono salvati in vista di lui.





Trovo interessante questa discussione anche se le risposte di CieloSegreto, teologicamente non sono prive di orli.
Lo studio delle scritture o il metodo di studio deve tenere in considerazione i vari aspetti intrinsecamente contenuti. Non è affatto corretto affermare -in toto- che le astrazioni per gli ebrei biblici non avevano senso.
Sin dalla sua creazione, l’uomo ha attribuito a certe indicazioni divine, chiamiamoli segni, un significato magico-religioso. L’albero della conoscenza del bene e del male o l’albero della vita fino ad arrivare alle parabole di Gesù, non erano altro che dei segni o delle rappresentazioni. Il principio stesso è astrazione ma non mi risulta che gli ebrei biblici rifiutassero i principi o le personificazioni. Il confine tra l’astrazione e il linguaggio concreto è sottilissimo. Non dimentichiamoci che tutti o quasi tutti i concetti biblici hanno come punto di partenza la realtà.
Sarebbe interessante uno studio antropologico sul pensiero ebraico dell’epoca biblica. Come spiegare allora versetti come questi: “Il timore di Geova è l’inizio della sapienza” o “Mediante la sapienza si edificherà una casa”. La saggezza nella pratica permetteva di capire queste astrazioni e soprattutto di entrare con loro nei risvolti del testo biblico.
Premettendo ciò, sarebbe interessante se CieloSegreto ci spiegasse cosa è la “Parola” di Giovanni 1:1,2. Se Giovanni si rivolgeva agli ebrei, come, questi ultimi interpretarono il suo linguaggio e l’espressione “la Parola”, astrazione o reale entità causa prima di parte della creazione.
L’analisi delle scritture sarà l’occasione prossima per una ulteriore chiarificazione.
https://www.testimonidigeova.freeforumzone.leonardo.it