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6. GLI EFFETTI RINVIATI DELLA RISURREZIONE DI GESÙ.

Se la storia di Giobbe ne è un anticipo, allora quella di Gesù non può finire con la sua andata in cielo e col nostro seguirlo lassù. La risurrezione di Gesù, insomma, non può limitarsi ad essere vista solo da un certo numero dei primi discepoli (1Corinzi 15:3-8), ma deve dispiegare i suoi effetti sul teatro dove si è svolta la storia: cioè su questa Terra.
Nella fine del Vangelo di Matteo c’è un messaggio molto significativo di Gesù: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli» (Matteo 28:18-19). Il libro degli Atti mostra poi come gli apostoli abbiano vinto ogni ostacolo che si frapponesse all’espandersi del Vangelo, sperimentando così l’efficacia della risurrezione di Gesù. Il Vangelo però indica una manifestazione universale di Gesù risorto, anche se a volte i cristiani pongono poca attenzione a quei passi che ne parlano.
Matteo 24:30-31: «Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria». Al tempo di Gesù, il libro del profeta Daniele era molto studiato e queste frasi richiamano da vicino quel passo dove «un figlio d’uomo» riceve da Dio «dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero», in un regno «eterno che non passerà» (Daniele 7:13-14). Tutto ciò si collega alla parabola dell’uomo nobile (Luca 19:12-27) che se ne andò lontano per ricevere l’investitura di un regno (come facevano gli esponenti politici di quelle zone, andando a Roma per ricevere l’incarico ufficiale).

Insomma, molti cristiani immaginano un futuro nel quale saranno per sempre beati in cielo, anche senza corpo, indifferenti al fatto che qui sulla Terra continuino a prevalere quelli che trattarono Gesù come i malvagi trattarono Giobbe e Davide: «I soldati … spogliarono Gesù, gli misero addosso un manto scarlatto; intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra e, inginocchiandosi davanti a lui, lo schernivano, dicendo: “Salve, re dei Giudei!” E gli sputavano addosso, prendevano la canna e gli percotevano il capo ... Così pure, i capi dei sacerdoti con gli scribi e gli anziani, beffandosi, dicevano: “Ha salvato altri e non può salvare se stesso! …” E nello stesso modo lo insultavano anche i ladroni crocifissi con lui» (Matteo 27:27-44).
L’ascensione di Gesù al cielo non è stata una fuga da questo mondo, ma solo un voler dare agli uomini un ulteriore tempo per il ravvedimento, attraverso una testimonianza del Vangelo resa «a tutte le genti», dopo di che «verrà la fine» (Matteo 24:14). Una fine nella quale Gesù giudicherà questo mondo non da dietro le quinte: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri … dirà a quelli della sua destra: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v’è stato preparato fin dalla fondazione del mondo» (Matteo 25:31-34). Si adempirà allora la promessa fatta da Gesù all’inizio del suo insegnamento, che cioè la Terra alla fine non sarà dei malvagi, ma dei «mansueti» (Matteo 5:5).



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