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Sul nome di Dio (il tetragramma YHWH) nella liturgia: il documento della Congregazione per il culto
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Roberto Carson
Post: 5.668
Città: AGORDO
Età: 47
Sesso: Maschile
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09/03/2011
17:54
Invito a rileggere con attenzione i due paragrafi riportati di seguito, estrapolati dalla lettera sopra riportata:
Questo fatto ha avuto importanti implicazioni per la stessa Cristologia del Nuovo Testamento. Infatti, quando San Paolo, riguardo alla crocifissione, scrive che "Per questo Dio lo ha sopraesaltato ed insignito di quel Nome che è superiore a ogni altro nome" (Fil 2,9), egli non intende altro che il nome "Signore", per cui continua: "ogni lingua proclami, che Gesù Cristo è Signore" (Fil 2:11; cf. Is 42:8: “Io sono il Signore; questo è il mio nome").
L'attribuzione di questo titolo al Cristo Risorto corrisponde esattamente alla proclamazione della sua divinità. Il titolo, infatti, diventa intercambiabile tra il Dio d'Israele e il Messia della fede cristiana, anche se non è di fatto uno dei titoli utilizzati per il Messia d'Israele. In senso strettamente teologico questo titolo si trova già, per esempio, nel primo Vangelo canonico (cf. Mt 1:20: “L'angelo del Signore apparve a Giuseppe in sogno") e qui appare come una regola per le citazioni dell'Antico testamento nel Nuovo (cf. At 2:20: “Il sole si trasformerà in tenebre … prima che venga il giorno del Signore" (Gl 3:4); 1 Pt 1:25: “la parola del nostro Dio rimarrà in eterno (Is 40:8)). In ogni caso, in senso propriamente cristologico, a parte il testo citato in Fil 2,9-11, si ricordano Rom 10:9 (“se tu professerai con la tua bocca Gesù come Signore, e crederai nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato da morte, sarai salvato”), 1 Cor 2:8 (“non avrebbero crocifisso il Signore della gloria”), 1 Cor 12:3 (“nessuno può dire: «Gesù Signore», se non in virtù dello Spirito Santo”) e la formula frequente che si riferisce ai cristiani che vivono "nel Signore" (Rm 16:2; 1 Cor 7:22; 1 Tes 3:8; etc.).
Quanto si legge, non dimostra forse che la Chiesa, con l'occultamento del Nome Divino, cerchi una giustificazione teologica forzata a sostegno della dottrina della Trinità?
Che ne pensate?
Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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