00 24/05/2011 22:27

Per ritenermi garbato nei vostri confronti, dirò che, non sono stato chiaro nell’esporvi la domanda e non, nel ritenere che, non avete voluta intenderla come nella logica dovevasi.



Non si preoccupi sia pure sgarbato, non ci offendiamo, anche perché la sua logica è abbastanza pencolante.


Alla domanda posta dovevate semplicemente rispondere con un Si o un NO..., il di più è del malvagio, direbbe il “buon fedele cristiano testimone di Geova”.



Se permette alla domanda rispondo come credo sia giusto altrimenti può farsi le domande davanti allo specchio e sentirsi dire ciò che più le aggrada. Inoltre da come è formulata la domanda rispondere con un secco si o no è alquanto riduttivo e di difficile comprensione. Lasci stare "il buon fedele cristiano testimone di Geova" il quale sa benissimo cosa intese Gesù quando disse le parole che cita perché le applica in modo arbitrario e decontestualizzato, non c'entrano nulla con l'argomento. Ma questo credo lo sappia bene.

Una metafora di sicuro impatto emotivo narra laconicamente tra le righe, ma vede questo non ha nulla a che fare con l'apostata o l'eretico. Un testimone di Geova non cessa d'esser tale per burocrazia o ragion di stato. Nel suo atteggiamento non c'è affatto la triste rassegnazione del monsignore che descrive, ma solo un atteggiamento ostile e ribelle. Ognuno può intraprendere il cammino della riforma, ma sono i modi che definiscono ciò che siamo. Un apostata è un settario per definizione, non un umile servitore che cerca di portare all'attenzione qualcosa d'importante. Per cui la storiella che narra così come l'episodio narrato nella Genesi non hanno nulla a che fare con gli apostati e la nostra non è un'elusione, bensì una constatazione di fatto della non pertinenza di questi eventi sulla questione che pone.

In questa risposta come nelle precedenti non c'è nessuna retorica sentimentalista, nessuna elusione premeditata né tanto meno chiusura verso visioni differenti la propria, ma solo la semplice evidenza che il frutto che gli apostati raccolgono nulla ha a che vedere con quello dello spirito.

Poi possiamo raccontarci tutte le storie che vogliamo per strappare qualche consenso: che ne dice, in contraltare alla sua, del sacrificio di Nabot che per non vendere una vigna e non scendere a compromesso con se stesso e con i suoi principi ed essere ubbidiente, per un capriccio del Re ci rimise la vita quando da lì a non molto tempo dopo per "ragion di stato" quell'ubbidienza a quel precetto fu deciso diventasse superflua? E' abbastanza somigliante alla metafora del monsignor (anziano?) Testimone? Questa però è assolutamente vera nella sua drammaticità.

La differenza, come in tutte le cose, è la proiezione, la visione nitida della verità che solo la fede può offrire. E' come viviamo la nostra vita al presente, nelle decisioni che ci sono poste oggi, che viene misurata la nostra statura spirituale, che faranno echeggiare le nostre gesta nell'eternità o che avvampando si consumeranno nei roghi dell'orco. Che le nostre decisioni siano giuste è dato dalle opere: segua i frutti e non sbaglierà mai.
[Modificato da Methatron 24/05/2011 22:33]
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"Noi conosciamo la verità non soltanto con la ragione, ma anche con il cuore. E invano il ragionamento, che non vi ha parte, cerca d'impugnarne la certezza" - B. Pascal