00 21/10/2009 23:30
La disassociazione non sopraggiunge assolutamente in maniera automatica. E' leggittimo nutrire dei dubbi o delle perplessità, sono proprio queste che aiutano l'individuo a crescere spiritualmente avvalendosi di ricerche e studi approfonditi.

Il cristiano dubbioso viene aiutato e se esso dimostra la giusta umiltà farà tesoro dell'aiuto che riceverà. Può anche continuare a pensarla diversamente da quello che è il pensiero ufficiale, ma se ha fede avrà la pazienza di attendere che venga fatta luce sul punto in questione o che i suoi occhi si aprano per comprendere ciò che prima poteva sembrare errato o fuorviante.

Il discorso è diverso nei confronti dell'apostata. L'apostata non vuole chiarimenti, esige che le sue vedute prendano il sopravvento su quelli che sono gli insegnamenti ufficiali. Non avrà la pazienza di attendere, ma pretenderà di scavalcare chi dirige la congregazione. In tal caso il provvedimento scritturale della disassociazione è appropriato, sia per tutelare la congregazione dal proliferare di falsi insegnamenti o da divisioni e sette, sia per aiutare la persona che sta deviando dal falso insegnamento a ravvedersi.

Comunque una cosa è certa. La disassociazione non viene affatto praticata nei confronti di chi manifesta delle semplici perplessità dottrinali, ma non ha fini divisori nei confronti dei fratelli.



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it