(Oreste), 29/10/2009 13.27:
Caro Roberto,
capisco e rispetto il vostro punto di vista, ma vorrei capire cosa intendete con l'accusa di divisione nella congregazione?
Se un TdG valuta che l'esegesi di un determinato versetto è differente da quella che espongono le pubblicazioni ufficiali, non è libero di parlarne con i propri fratelli? Se lo fa sta minando l'unità della congregazione? Allora la libertà di pensiero dove sta?
Caro Oreste,
la questione non va generalizzata. Parlare con un fratello di una discordanza esegetica rispetto al punto di vista ufficiale, non è affatto motivo di disassociazione. Conosco diversi fratelli che lo hanno fatto, anche con me fra l'altro e non sono stati affatto disassociati.
Si può andare incontro a provvedimenti disciplinari (e non si tratta necessariamente di disassociazione) qualora tali discorsi iniziano ad essere iper critici nei confonti della classe dello Schiavo Fedele e Discreto, oppure quando si cerca di persuadere altri ad abbandonare il punto di vista ufficiale e abbracciare le proprie idee. Questi sono dei casi limite in cui potrebbe entrare in gioco l'apostasia. Ecco che a quel punto la congregazione cercherà di correre ai ripari, ma la disassociazione è l'ultima spiaggia, prima si farà di tutto per cercare di ristabilire il fratello.
Per contatti: roberto.carson@tiscali.it