00 22/11/2009 10:50
Di Umberto Polizzi

Portarsi su, in alto sulle alte cime di quel meraviglioso Parco Nazionale Blue Mountains (Sydney) anche il suo ‘silenzio’ è grave e solenne.
In quest’ultimo ventennio è stato istituito il “Parco Nazionale” sopra citato al fine di non dissacrare le sue caratteristiche biologiche ambientali.
Abbiamo voluto integrarci in questo ambiente ‘diverso’ naturale e prezioso al fine di una completa rigenerazione dello spirito se anche non totale del fisico.
Non eravamo abituati a quel mondo diverso, statico, imponente. Lo sguardo di mia moglie manifestava esaltazione e incertezza nel bel mezzo di quella pace. Come diviene esaltante ascoltarla nelle sue note più profonde, quella pace immersa nel silenzio, mentre inebrianti boccate di ossigeno come quelle della ‘macchia mediterranea’ ci riempivano i polmoni. Essa ti rapisce lo spirito in simbiosi in quell’ambiente. Si diviene umili dinanzi alla immensità che ti circonda dandoti in cambio il senso di partecipare a quell’ infinito.
È di quello spazio infinito ovattato di silenzio, che è poi espressione di vita della più intensa, che si diviene gelosi. Gelosi e accaparratori di quelle esaltazioni che le piccole e grandi cose così statiche e imponenti ti sanno dare e nel frattempo ti inducano alla riverenza.
Un silenzio, ripeto, che è poi frastuono di vita; vita nascosta e nello stesso tempo frenetica; che se vuoi la puoi trovare, basta saperla cercare con spirito di umile tenerezza e di rispetto.
È lì! Tutto d’intorno! Mia moglie raccoglie piccoli frutti del sottobosco e li fascia di tenere carezze quasi fossero creature sensibili.
“ Guarda, Umberto! Quanta fantasia in questi colori…e, senti come profumano”.
“ Che mondo dimenticato…- rifletto ad alta voce- Ti fascia come un amplesso tenero e misterioso. Forse non siamo capaci a dargli un giusto valore alle cose che ci stanno attorno. Non conosciamo niente di loro. Mi hai appena detto : senti come sono profumati e che magnifici colori…! Ma cos’altro avranno da dirci. Sento che ci trasmettono delle sensazioni che non so interpretare. Mille occhi ci scrutano quando noi non li possiamo vedere, mentre altre tacciono segnalando, con il loro silenzio, il nostro passaggio, il passaggio dell’uomo intruso e maldestro”.
“ Perché non ci fermiamo un po’- Mi chiese quasi commossa- Che fretta c’è!- Siamo soli, io e te immersi in questa gran pace. Senti com’è bello! È necessario fermarsi per prenderci il tempo per meditare; sembrerebbe mancar di rispetto a coloro che ci ospitano”.
“ É la nostra ineducazione che è offensiva. Sediamoci su quel ciocco e facciamo colazione. Vedrai quante altre cose potremo scoprire e osservare”. – Risposi con entusiasmo-
“Dobbiamo dare l’opportunità a quel reame nascosto di creature semplici- rispose lei- di far la nostra conoscenza, di accettarci e che possono leggere e scrutare nel nostro spirito per poi, sicure, riprendere le interrotte melodie di quel loro mondo felice”.
“L’ambiente ti ha reso tenera e romantica, mia cara! Forse Andersen e altri narratori di fiabe, avevano qualcosa che certamente noi non abbiamo mai avuto e sentiamo che in realtà siamo sprovvisti. Non abbiamo la capacità di interpretare… siamo come l’analfabeta che ha fra le mani la ‘Divina Commedia’. É già gratificante riconoscere tutto questo. Dovremo praticare più spesso questo ambiente”.
Seguivano lunghe pause al nostro dialogo per cogliere le fuggevoli opportunità di quei suoni sussurrati dalla natura circostante non preventivati dalle nostre abitudini di vita caotica, cittadina.
Lontano nella valle il ferro della scure rimbombava inesorabile sul tronco infelice di un’antico ‘faggio’ mentre lentamente il fiume, testimone delle azioni stolte dell’uomo, scendeva nei bassi piani esalando lungo tutto il suo percorso il suo stanco e malinconico respiro.
E l’uomo che fa della ‘natura’ il suo egoistico impero passa oltre non curandosi se i suoi passi recano scempio e infinito dolore.
Mai come oggi si comprende la provvidenzialità di questi ‘Parchi Nazionali’.
In questo Parco vi è un altissimo grado di biodiversità. Sono presenti il 33 per cento delle specie vegetali e oltre 170 delle 237 specie di uccelli esistenti in Italia.
Una volta che una specie vegetale o animale si estingue è perduta per sempre.
E questo è ciò che sta accadendo su tutta la Terra.
L’uomo ha lanciato il suo boomerang ecologico ed ora attende il suo ritorno: l’ecologia si ritorce, il “ pool” genetico è perduto per sempre!”.
Il commovente libro di Rachel Carson, “Silente Spring” (Primavera Silenziosa) che tutti noi dovremmo leggere e interpretare con civile coscienza per renderci conto di quanta stoltezza siamo capaci di manifestare nell’ habitat in cui ci si prende la briga di gozzovigliare impunemente, segnò una svolta decisiva nell’interesse del mondo per l’ambiente.
Fu il suo libro, che più d’ogni altro, a far comprendere per la prima volta al mondo il pericolo della insensatezza e dell’ingordigia sfrenata dell’uomo alla ricerca di un equilibrio ecologico da lui stesso compromesso.
‘L’ecosistema’ turbato risponde minaccioso. Ora l’uomo si trova dinanzi a dei problemi più grandi di lui. Affanna una risoluzione dopo l’altra all’insegna del ritrovamento scientifico, ma affossa in una catastrofe ecologica divenuta quasi irreversibile. Le cause sono molteplici e disastrose. Il prezzo dell’ impreparazione e dell’indugio potrebbe risultare ‘un ambiente talmente compromesso da pregiudicarne la ripresa’.
A causa di tutto il parlare che si fa della cosa, non si sa bene cosa credere. Da un lato gli ecologisti sono accusati di reagire in maniera irrazionale alle immediate necessità che richiede la situazione, mentre dall’altra i politici non afferrano la situazione della gravità esistente. Gli interessi economici vanno oltre agl’interessi di sopravvivenza dei popoli.
L’entusiasmo dell’immissione nel campo delle culture dei potenti insetticidi come risoluzione al dilagante problema delle immense culture andate distrutte per la voracità di insetti nocivi, è una testimonianza dell’irrazionalità del provvedimento procuratoci dalla sprovvedutezza scientifica. Gli effetti continuano a ritorcersi a discapito di una possibile risoluzione futura.
Ma il mondo, in genere, non se ne cura e la situazione continua a peggiorare.
Eccone le conseguenze:
“ Gli insetti nocivi distruggono le culture. Per uccidere gli insetti gli agricoltori spruzzano impunemente gli insetticidi. Muoiono milioni di insetti, ma alcuni di essi possiedono una naturale reazione agli insetticidi per i quali acquisiscono l’immunità e riescono a sopravvivere. In seguito, trasmettono questa loro nuova caratteristica alla progenie e, ben presto una varietà di superinsetti divorano le culture.
È la guerra! Guerra all’ultima speranza fra il mondo del genere umano e il mondo dei microrganismi e insetti di vario genere. Il motivo della lotta : “ L’esistenza stessa dell’una o dell’altra parte in conflitto, poiché si combatte per le preziose scorte alimentari di cui hanno bisogno ambo le parti per vivere”.
O “loro” o “noi”. Ma potrebbe il più forte sopravvivere, o per l’uomo sarebbe una vittoria di “Pirro” il famoso re greco dell’Epiro? La storia narra che egli visse nel terzo secolo avanti la nostra Era Volgare e fu un secondo cugino di Alessandro Magno. Tra le molte battaglie che combattè ci fu quella di Ascoli, che vinse. Ma la vittoria costò tante vite sicché egli disse : “ Un’altra vittoria come questa e sarò rovinato.”
Da allora l’espressione “vittoria di Pirro” è stata applicata a qualsiasi vittoria ottenuta a prezzo troppo elevato.
Quali prezzi sta ora pagando l’uomo dopo la sua irrazionale vittoria con gli insetticidi?
Senza gli insetti il mondo sarebbe davvero triste e spoglio, poiché l’uomo ha bisogno delle api, di certe varietà di mosche, farfalle, vespe, coleotteri, formiche e falene per impollinare le piante, i fiori e le diverse culture utili alla dieta sia umana che animale. Certi insetti sono della massima utilità per tenere a freno le erbe infestanti. È vero che certi insetti sono molto nocivi o portatori di malattie, ma la maggioranza non sono veri nemici. Distruggono invece le erbe infestanti o costituiscono semplicemente il cibo per pesci, uccelli, rettili, mammiferi e altri insetti.
Molti di questi svolgono il necessario lavoro di riciclare i rifiuti, di cui ne fanno largo uso, contribuendo allo stesso tempo all’aerazione e alla fertilità del suolo. Non parliamo poi che loro stessi sono leccornie di molti uccelli canori che, mentre deliziano l’umanità coi loro gorgheggi, contribuiscono, nel miglior modo possibile, ad un provvidenziale equilibrio ecologico.
Secondo una stima, sulla terra ci sono oltre un milione di diverse specie di insetti. Il numero complessivo di singoli insetti è astronomico e va al di là della nostra capacità di calcolo.
Sei miliardi di ‘Homo sapiens’. Nessun altro mammifero si è mai avvicinato a una cifra così imponente, tanto che qualcuno ha paragonato la proliferazione umana a un cancro della biosfera. In effetti l’uomo è la sola specie che abbia il potere di modificare universalmente l’ambiente che lo ospita basti pensare alle grandi catastrofi ecologiche da lui prodotte nell’accapparrarsi ‘potere’ e ‘ricchezza’.
L’uomo, benché abbia raggiunto i sei miliardi e oltre di individui, equivale ad appena lo 0,01 per cento della biomassa, ed è quindi quantitivamente trascurabile rispetto agli insetti e agli altri animali, per non parlare del regno vegetale.
Ancora più esiguo se non addirittura insignificante è dal punto di vista numerico se si tiene conto che in natura le forme viventi più piccole sono maggiormente più numerose. Da un recente indagine scientifica si calcola che per ogni uomo sulla Terra vi sono 10.000 miliardi di amebe e un milione di miliardi di batteri.
Fortunatamente solo un piccolo numero della popolazioni di insetti sulla terra meno dell’ 1 per cento è considerato nocivo per l’uomo e gli fa guerra ad oltranza per impossessarsi di messi, boschi e di vario materiale.
Le loro tattiche belliche farebbero invidia a qualsiasi generale.
Maestri nell’attacco di sorpresa, invadono all’improvviso e in gran numero, da un giorno all’altro. Erigono linee di battaglia proprio in mezzo alle vettovaglie che l’uomo vuole proteggere, mettendolo davanti ad un dilemma del come distruggere gli uni salvando le altre.
Le loro tattiche clandestine e di mimetizzazione, insieme alle loro minute dimensioni, permettono loro di colpire e infliggere pesanti danni senza essere scoperti. Si riproducano in maniera fenomenale. Una nuova generazione di combattenti, tutti perfettamente addestrati e pronti per la battaglia, può essere sfornata nel giro di alcuni giorni. I neonati combattono con la stessa bravura degli adulti, e sia maschi che femmine si gettano inesorabilmente nella lotta.
Fortunatamente per l’uomo, anche fra gli insetti vi sono i ‘Guelfi’ e i ‘Ghibellini’ in un confronto incessante all’ultima tenzone. Se non fosse stato così, l’uomo, da solo, anche con la sua preparazione scientifica, non avrebbe avuto nessuna speranza di sopravvivere alla battaglia stessa.
Ma la natura mantiene l’equilibrio. Ci sono predatori, parassiti e malattie degli insetti, per non parlare di altri fattori climatici e naturali che servono a tenere a freno questa calamità che ci proviene dal mondo degli insetti.
Alcune piante, inoltre, hanno un naturale meccanismo di difesa.
È stato l’uomo stesso a sconvolgere l’equilibrio della natura e a provocare un’escalation della guerra, sempre in funzione del suo esasperato egoismo di un profitto più facile e immediato. Abbandonate le buone abitudini agricole della rotazione delle culture che impedivano agli insetti nocivi di mettere su casa e saldamente piede in quel campo agricolo e non mettendo a dura prova la resistenza delle piante agli insetti nocivi e alle malattie, l’uomo fece invece ricorso a estese monoculture, cioè la coltivazione di una sola specie di piante su un’estesa area.
Alla ricerca di varietà più produttive e, a forza di incroci, egli ridusse la naturale resistenza delle piante agli insetti nocivi.
Nuove messi, e nuovi insetti, furono introdotti in paesi dov’erano sconosciuti ma privi dei loro nemici naturali per tenerli sotto controllo. Insetti precedentemente tenuti sotto controllo ecologico mantenuti dai loro naturali nemici, trovarono all’improvviso le condizioni adatte per moltiplicarsi ad un ritmo allarmante.
L’uomo stava perdendo la battaglia e gli insetti stavano vincendo.
Gli scienziati si misero allora frettolosamente alla ricerca di nuove e potenti armi. Venne così introdotta una terribile batteria di pesticidi sintetici. Questi letali prodotti chimici a largo spettro di azione, specialmente il DDT, distrussero gli insetti sia nemici che amici.
All’improvviso, scomparsi i loro nemici naturali, i nemici dell’uomo proliferarono a ritmo allarmante. Altri insetti, privi d’importanza perché controllati dagli insetti amici, divennero anch’essi dei flagelli.
Il rimedio ha avuto l’effetto contrario. Il boomerang ora è nella fase di rientro; la situazione si è ulteriormente aggravata. Ma c’è di più.
Ha avuto inizio una reazione a catena che causerà nuove calamità e nuove vittime.
Seguiamo l’evolversi della situazione dunque:
“Gli insetticidi distruggono preziosi insetti che si nutrivano di quelli nocivi, la pioggia fa penetrare veleni nel sottosuolo dove danneggiano i batteri, l’acqua li trasporta nei laghi e negli oceani dove microrganismi e planton vengono distrutti e i pesci contaminati se non in parte distrutti.
Gli uccelli rapaci, come pure sua maestà l’aquila, non possono covare le uova in virtù degli agenti chimici erorati dall’uomo. Lo stesso uomo mangia i pesci nutrendosi degli stessi insetticidi da lui introdotti.”
“Il boomerang ha compiuto la sua funesta traiettoria.”
Ora l’uomo ha la netta testimonianza di essere incapace d’arrestare il rientro del suo ‘boomerang’. “...E l’uomo ha governato l’uomo a suo proprio danno!” Declamano le Sacre Scritture!
“Addio aquila mia sovrana. Quando potrò nuovamente ammirarti libera nel cielo azzurro con il tuo volteggiare maestoso? Oh, sapienti della terra, liberatemi da questo incubo. Fate sì che l’aquila possa continuare a volare libera nel suo azzurro cielo affinché, anche noi umani, potremo salvarci.”
La ‘ Creazione’ reagisce all’incompetenza e alla stoltezza del suo indebito dominatore. Per l’uomo sapiente eliminare le sostanze inquinanti da lui stesso prodotte nell’acqua e nel terreno gli crea panico. É un’impresa lunga e costosa e spesso ardua per gli innumerevoli insuccessi che tutto ciò comporta.
Eppure alcune piante comuni si stanno dimostrando capaci di fare questo lavoro tutto da se stesse.
Gli scienziati stanno pensando di usare piante acquatiche, come le potamogetonacee e la pervinca per bonificare vecchie discariche di munizioni. Nel corso di alcuni esperimenti, esemplari sterilizzati di una pianta acquatica ( il Myriophyllum acquaticum) e di una varietà di pervinca (il Catharanthus roseus) hanno estratto il tritolo in maniera così efficiente che dopo una settimana nei loro tessuti non rimaneva traccia dell’esplosivo, né bruciando le piante si provocavano esplosioni! Altri ricercatori hanno scoperto che le cellule e gli estratti della comune barbabietola da zucchero sono in grado di assorbire e degradare la nitroglicerina.
Ma vi sono problemi più attuali di gran lunga più nocivi degli esplosivi abbandonati per l’intera umanità: la radioattività!
Che dire dell’acqua con un alto livello di contaminazione radioattiva? Sembra che i girasoli possono essere utili. Girasoli di sei settimane sono stati usati nell’Ohio (USA) per affrontare il problema delle acque di scarico contaminate in un stabilimento abbandonato in cui un tempo si lavorava l’uranio. Il risultato? La contaminazione da uranio è diminuita da una media di 200 microgrammi per litro a valori inferiori al livello di sicurezza di 20 microgrammi per litro. Altri test, condotti in prossimità della centrale di Chernobyl, vicino a Kiev, hanno dimostrato che nel giro di dieci giorni i girasoli assorbivano il 95 per cento dello ‘stronzio’ e del ‘cesio’ fortemente radioattivi!
É possibile che fra non molto gli agricoltori usino l’iris giallo (Iris pseudo-acorus) e la stancia (Typha latifolia) per evitare di inquinare i corsi d’acqua con i pesticidi ed erbicidi. Il processo di decontaminazione avviene soprattutto grazie a microorganismi presenti nell’apparato radicale delle piante, i quali demoliscono gli agenti inquinanti e purificano l’acqua.
Questi esempi illustrano la meravigliosa capacità della terra di purificarsi indicando all’uomo la necessità di prostrarsi e umiliarsi!
Ci trovavamo alloggiati per un periodo di ferie sulle pendici del Gargano. Armati di tanta buona volontà, con un piccolo zainetto a tracolla, mia moglie mi prese per mano e ci inoltrammo nel bosco circostante.
Era per noi il secondo giorno di esperienza immersi in questo ‘Paradiso’ incontaminato.
Di origine calcare il Parco è un promontorio coperto da una vasta area di folto ed intenso bosco verde, caratteristico come la Foresta Umbra. Inoltrarsi in essa si è inebriati dal profumo del ginepro, del rosmarino e del pino d’Aleppo magicalmente mescolati all’odore del mare che spumeggia violento fra gli scogli lungo la costa alta e frastagliata ad est, e con sabbia bianca e selenica ad ovest.
“Grazie, amore mio per questi giorni felici. Mi par di vivere un sogno. Quanta è bella la Creazione qui!”-
“Ancora non hai visto nulla mia cara…! Questo gioiello della Creazione come quello che si proietta nel mare Adriatico da essere definito lo “sperone d’Italia”. I suoi laghi di Lesina e Varano, che ti porterò a visitare un’altra occasione quando torneremo in gita in Italia, sono salmastri, dove uccelli acquatici di ogni specie e i cormorani nidificano nella quiete edenica, ancora incontaminata. Nell’entroterra ti porterò a scoprire le spettacolari e rigogliose ‘faggete garganiche’ propiziate dalle abbondanti precipitazioni primaverili, per cui riescono a vegetare anche al di sotto dei consueti 1000 metri. Vedrai la maestosità dei tigli, degli aceri enormi, come lecci e olmi in grande quantità”.
“Sappi, però, chiese quasi commossa, che desidero conoscere, se è possibile, quante più creature animali possibili… Tanto sono certa di non fare brutti incontri!”
“In quanto a fauna che spazia dall’airone rosso ai fenicotteri, dal moscardino all’ormai rarissimo esemplare del capriolo garganico, ed infine un raro esemplare di gatto selvatico dagli occhi fosforescenti di notte nella macchia mediterranea, sono ormai una ricchezza esclusiva di quei luoghi da fiaba. Stai certa, mia cara, in quella piccola isola biologica, circondata dal mare e dal Tavoliere, l’ormai famoso Tavoliere delle Puglie, vi è un altissimo grado di biodiversità in una consistente percentuale sia della specie animale che in quella vegetale esistente in Italia. Un paesaggio modellato dagli eventi atmosferici e artisticamente scolpito dai fenomeni carsici ben si accosta ad un nostro antico desiderio di ‘ritorno all’Eden’”.
“ Se potessi vivere per sempre qui, mio caro, l’Eden lo lascerei a qualcun’ altro. Non mi muoverei da dove sono ora!”
“Non hai ancora scoperto gli effetti del carsismo di quella zona. Al carsismo, infatti, sono riconducibili gli inghiottitoi, le numerose doline prodotte dalle acque filtranti, le grotte, dove par di sentire ancora il richiamo incantato delle ‘sirene’di Ulisse e che la calura dell’estate si attenua fino ad addolcirsi e a concederti una condizione fisica rilassante ; Sono certo che poeti e cantori si sono spesso ispirati in questi ambienti di fascino misterioso. I profondi valloni sono un invito ad un isolamento completo: totate, fuori quasi dal mondo, dove l’eco spazia e difficilmente si smorza se non intercalato dal felice garrire degli uccelli divenuti ormai rari in altri luoghi del Continente”.
“ É vero, amore mio. La pace inghiottita nel silenzio ha il sapore di sacro in una lunga processione di eventi”.
“É tutto un ‘paradiso’, mia cara! La mia professoressa d’italiano, benché zitella, aveva un’animo sensibile. Alta, esile, dallo sguardo quasi ispirato, aggiungeva Dante anche nel panino con la marmellata. Se la tua origine era toscana non era parsimoniosa nell’aggiudicarti il punteggio. Per noi era ‘Beatrice’! La Professoressa Beatrice e basta! Era dichiaratamente innamorata di Dante; forse per questo non si era mai sposata”.
Ora Dante ha acquistato per me una dimensione diversa. Forse sarà l’età che m’ invita maggiormente a riflettere per mio conto sull’ordine del Creato, così come il Sommo Poeta fu ispirato. Egli esprime qualcosa che ho nel cuore e che adotto perché mi esalta nello spirito. Un verso nel decimo canto del ‘Paradiso’ celebra :
“ Messo t’ho innanzi: omai per te ti ciba”.
Parla di noi umani, terribilmente distratti dell’immenso bene che ci circonda e anche maldestri dell’uso che ne facciamo di questo bene. Con il sistema ‘Virtuale’ fantastichiamo risoluzioni da fantascienza. Ci improvvisiamo astronauti per un’eventuale evasiona interplanetaria; ma la nostra vera realtà è qui! Il nostro “Paradiso” non è oltre i naturali confini del nostro pianeta. Questo che abbiamo tutt’attorno è tutto a noi disponibile Un toccasana perfetto! Magico richiamo per i nostri saturi polmoni di biossido di carbonio ereditato nelle grandi città
L’Agenzia turistica ci aveva reso un eccellente servizio proponendoci quei luoghi a me già da tempo noti. Ero giovane ufficiale dell’aeronautica quando per la prima volta scopersi quel paradiso allora da molti sconosciuto. Con una squadra di tecnici e piloti studiammo la zona per la copertura Radar a difesa del Territorio nazionale.
Ora, dopo molti anni da quella visita strategico-militare, con uno spirito ben diverso e con qualche anno di troppo, dalle finestre della mia camera da letto, potevo spaziare con sguardo disteso e sognatore, le bordature di quell’immenso mare azzurro a perdita d’occhio orlato d’infinito. La selenica e bianca spiaggia ad ovest, con i suoi riflessi cristallini, quasi imponeva un imperioso Alt! ai monti affinché non si tuffassero in quel profondo blu, mi riportava ad un sogno di tanto tempo fa. Sognai una gran piazza splendente di fine cristallo dove ogni cosa ispirava purezza e aveva del sacro.
Abbandonai lo sguardo al luccichio del sole tra le tremuli onde, dove il verde della macchia mediterranea si confondeva e civettualmente si specchiava nell’azzurro intenso del mare Adriatico.
Ora una donna aborigena e un bimbo, lenti sulle loro orme impresse sulla sabbia cristallina, raccolgono conchiglie e pietruzze colorate ignare di chi li segue con sguardo triste e un soffocato nodo in gola per la gioventù perduta.
Forse domani vi vedrò ancora. Forse!

Umberto Polizzi



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it