Caro Barnabino, (4/2/10)
Le tue considerazioni mi hanno fatto molto riflettere ed ho maturata una risposta complessa, che suddivido in punti separati.
1. L’AFFIDABILITÀ DELLA BIBBIA:UN PRESUPPOSTO
Nel cap. 1 (“Questioni preliminari”), supponendo l’emergere di problemi del genere, ho subito chiarito che cercavo risposte nella Bibbia “Riveduta” che uso abitualmente (par.3 “Una Parola di Dio inutilizzabile?” e par. 4 “La mia Bibbia”). Voglio evitare di rimanere bloccato da problemi di affidabilità che ho affrontato quattro decenni fa, quando sono arrivato a risposte che mi lasciano tranquillo. Non voglio però nemmeno fare “lo struzzo” e così desidero procurarmi due copie del libro di Fontaine che consigli, una per me ed una per qualche specialista disposto a darmi un suo parere. Dopo aver scorso quel libro e se sarà necessario, mi propongo di tornare di nuovo sull’argomento, ma senza soffermarmici troppo.
Sulla traduzione dei Settanta ho riportato ciò che comunemente si crede, ma tu affermi che «tutti i manoscritti della LXX anteriori al II-III secolo continuano ad avere il tetragramma, nessuno ha kurios».
Cercando su Internet qualcosa sulla versione di Simmaco a me sconosciuta (pensa a quanto sono ignorante su questi temi!), sono incappato in una pagina proprio adatta, della quale riporto la parte iniziale (il corsivo è mio):
Il Tetragramma e la tradizione cristiana.
La cristianità fece costante riferimento alla Bibbia dei Settanta fino al IV secolo dopo Cristo, cioè fino a quando San Girolamo, su incarico di papa Damaso, non curò la Vulgata, traduzione latina delle Sacre Scritture dal testo originale ebraico. La scomparsa del tetragramma dalla tradizione cristiana è dovuta al fatto che solo uno raro numero di copie della traduzione dei Settanta lo conteneva.
Per secoli i cristiani credettero pertanto, in perfetta buona fede, che il nome proprio di Dio fosse "Signore" proprio perché quasi tutte le copie della versione greca dei Settanta lo avevano tradotto con Kyrios.
Fonte:
digilander.libero.it/domingo7/TETRAGRAMMA%20E%20CRISTIANI.htm
D’altronde anche da quel che scrivi mi pare di intravedere qualcosa di simile, perché fai una differenza fra le “versioni giudaiche” della Settanta che avevano il Tetragramma e quelle che circolavano in “ambiente cristiano-gentile” che tendevano a non averlo. Come detto, cercherò di capirci meglio, ma senza fretta, perché la questione non è in fondo essenziale, trattandosi di traduzioni.
Quello che invece è di grande rilevanza è la supposizione che gli apostoli, nei loro scritti neo-testamentari, avessero usato il Tetragramma, poi sparito ad opera di una manomissione della Chiesa. Prima di entrare più nello specifico, faccio una premessa di carattere generale.
2. POPOLO DI DIO E PAROLA DI DIO ASSENTI PER SECOLI?
L’islam afferma che Abramo e Gesù erano credenti simili ai musulmani, ma quelli che sono venuti dopo non solo si sono corrotti, ma hanno anche corrotto la Parola di Dio. Sarebbe stato perciò necessario far emergere un popolo nuovo in discontinuità con quello precedente, ripristinando la autentica Parola di Dio (le vere storie di Abramo, Mosè e Gesù si troverebbero così nel Corano, non nell’Antico e nel Nuovo Testamento). Sembra, insomma, che Dio si interessi poco degli uomini addirittura per millenni, per poi ricominciare un’opera nuova.
Gesù invece si è posto in continuità col popolo di Dio del suo tempo, al quale non ha risparmiato critiche severissime, ma considerando che per Dio quel popolo era pur sempre come un figlio, mentre i pagani (come la Cananea) al confronto erano quasi bestie (Marco 7:27). Gli Ebrei avevano sì corrotto la Parola di Dio, ma con l’interpretazione, non con la trascrizione, perciò Gesù poteva continuamente far riferimento a quella Parola Scritta che restava “verità assoluta” (Luca 4:4,8,10; 16:29). Se la Parola di Dio “dura per sempre” (Isaia 40:8 e 1Pietro 1:25) significa anche che Dio fa in modo che non venga corrotta dagli uomini.
Ebrei e cristiani hanno continuato a copiare fedelmente la Parola di Dio e ne è prova il fatto che l’Antico Testamento è per ambedue lo stesso. È poi dimostrato che fra i più antichi manoscritti del Nuovo Testamento e quelli moderni non ci sono differenze significative: se dunque la controversa Chiesa medioevale ha trascritto fedelmente, non l’avrebbe fatto quella gloriosa dei primissimi secoli? Supporre che proprio i primi cristiani si siano tutti accordati per adulterare il testo, facendo sparire le versioni originali mi pare del tutto irreale. In ogni caso, insinuare che l’attuale Epistola ai Romani sia una “evoluzione” di un originale avente il Tetragramma, è un po’ come supporre i famosi “anelli mancanti”, che gli evoluzionisti sono convinti che “devono” esistere, ma che nessuno ha mai trovato.
3. LA “MALATTIA DELLA DISCONTINUITÀ”
La “malattia della discontinuità” è presente anche nelle Chiese evangeliche (con le quali mi identifico), dove non pochi hanno difficoltà a prendere atto che Lutero era un frate cattolico agostiniano e che, prima di rompere definitivamente con Roma, ci dialogò per la lunghezza di un quarantennio (cioè fino alla prima parte del Concilio di Trento). I popoli divenuti protestanti provenivano tutti dal cattolicesimo e gli evangelici sono emersi all’interno del protestantesimo. Queste derivazioni pongono qualche problema e allora non è difficile incontrare evangelici che sognano una derivazione diretta dalla Bibbia, senza debiti verso chi ci ha preceduto. Penoso è quando cercano di tradurre il sogno in realtà, lanciandosi in fantasiose ricostruzioni storiche per accreditare un collegamento con la Chiesa pre-costantiniana che non passi per Roma (e che possibilmente eviti anche Lutero e Calvino).
Così facendo, gli evangelici contestano la continuità con una parte (seppur largamente maggioritaria) della cristianità precedente, accettando comunque che la Parola di Dio sia rimasta integra (io stesso ho preso il Vangelo in una chiesa cattolica).
Tu invece (come tutti i Testimoni di Geova?) mi pare che ti ponga “alla musulmana”, cioè in totale discontinuità con il popolo di Dio precedente, reclamando perfino il diritto di “riscrivere correttamente” la Parola di Dio che hai trovata.
Mi chiedo se ti rendi conto della contraddizione e degli effetti catastrofici dell’affermare che “una parte” della Parola di Dio è stata adulterata, gettando discredito su tutto il Nuovo Testamento. Che significa, per esempio, dire che una moglie non ha “quasi mai” tradito il marito? Non la metterebbe comunque nella categoria delle infedeli? Sarebbe ancora degna di fiducia?
Quando ho riflettuto su questa insinuazione micidiale che porti alla Parola di Dio, ho pensato che avrei dovuto alterarmi nel nome di quel Gesù che rovesciò i tavoli dei mercanti (Giovanni 2:15), ma poi ho riflettuto che lui lo fece mosso dalla zelo per Dio, mentre in me ci sarebbe stato molto orgoglio. Sento comunque il dovere di segnalarti il gran pericolo che vedo.
4. VIVA I COPISTI E ABBASSO GLI INTERPRETI
Concludo col riassumere l’insegnamento su questi temi che ricavo dalla Bibbia, dove c’è un costante elogio (seppur indiretto) per quelli che hanno copiato la Parola di Dio (i copisti), mentre i profeti e Gesù si sono scagliati continuamente contro i commentatori, che facilmente possono arrivare a trasformare la Parola di Dio in menzogna (attento Fernando!). Nel mezzo ci sono i traduttori, che sono inevitabilmente influenzati dai loro presupposti teologici.
Se comunque qualcuno mi dice che sta meditando la Bibbia, lo incoraggio senz’altro a proseguire e senza chiedergli quale traduzione abbia sotto mano, perché in ogni traduzione c’è tanta di quella ricchezza che non basta una vita per coglierla tutta. L’importante è mettere la Parola di Dio SOPRA ogni commentatore, perché i veri pericoli non vengono dalle traduzioni, ma dai maestri umani (Matteo 23:8-10).
Fernando De Angelis
[Modificato da Roberto Carson 04/02/2010 20:02]
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