Testimoni di Geova: Storia, Sociologia, Teologia

E' scritturale definirsi "critiani"?

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  • CieloSegreto
    00 21/02/2010 14:31
    Il nome "cristiano" appare nella Bibbia solo tre volte. Da chi fu coniato? Con che scopo? Potrebbe essere stato un epìteto denigrativo?
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    christofer2006
    Post: 223
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    00 21/02/2010 14:36
    Si era già parlato succintamente in altra discussione.

    Comunque credo che valga la pena approfondirla.

    Il Dizionario dei Concetti biblici del NT (Coenen - Beyreuther - Bietenhard, EDB) dice in merito ad Atti 11:26:


    "Sia questo che gli altri due passi del NT, nei quali ricorre il termine (At 26:28; 1 PT 4:16), fanno pensare che al nome fosse collegato un sottofondo dispregiativo da parte di gente estranea e in ciò non si disitnguesse dalla qualifica di nazareni. E' chiaro che in questo caso, come in tanti altri in cui l'apellativo ha avuto la stessa origine, si tratta di un titolo che è diventato ben presto onorifico per coloro che lo portavano".



    Il Bauer dà questa definizione del verbo usato in Atti 11:26:


    crhmativzo

    crhmativzo fut. crhmativsw ; 1 aor. ejcrhmavtisa. Pass .: 1 aor. ejcrhmativsqhn ; pf. kecrhmavtismai
    ( Hdt. +; inscr. , pap. , LXX , Ep. Arist. , Philo , Joseph. ).

    1. of God impart a revelation or injunction or warning (of oracles, etc., Diod. S. 3, 6, 2; 15, 10, 2; Plut. , Mor. 435c; Lucian , Ep. Sat. 2, 25; Ael. Aristid. 50, 5 K.=26 p. 503 D.; Dit., Syll. 3 663, 13
    Philo , Mos. 2, 238; Jos. , Ant. 5, 42; 10, 13; 11, 327 ejcrhmavtisen aujtw`/ kata; tou;" u{pnou" oJ qeo;" qarrei`n ; Jer 32:30 ; 37:2 ).
    a. act. Hb 12:25 .— b. pass .— a. crhmativzomai a revelation or warning is given to me crhmatisqei;" katÆ o[nar Mt 2:22 ; cf. Hb 8:5 . periv tino" ( Jos. , Ant. 3, 212) 11:7 . Foll. by the inf. , which expresses the warning given Mt 2:12 . ejcrhmativsqh uJpo; ajggevlou metapevmyasqaiv se he was directed by an angel to send for you Ac 10:22 . Cf. Lk 2:26 v.l. ( Vett. Val. 67, 5 uJpo; daimonivwn crhmatisqhvsontai ).
    b. crhmativzetaiv ti someth. is revealed or prophesied ( UPZ 71, 3 [152 BC ] ta; para; t. qew`n soi crhmativzetai) h\n aujtw`/ kecrhmatismevnon uJpo; tou` pneuvmato" Lk 2:26 .

    2. bear a name, be called or named ( Polyb. 5, 57, 2; Strabo 13, 1, 55; Plut. , Ant. 54, 9; Philo , Deus Imm. 121, Leg. ad Gai. 346; Jos. , Bell. 2, 488, Ant. 8, 157; 13, 318, C. Ap. 2, 30; Dit., Syll. 3 1150, 4 Kaikivlio" oJ crhmativzwn bouvlwn ; POxy. 268, 2 [58 AD ]; 320; APF 4, ’08, 122 V, 15 and oft. in pap. ) moicali;" crhmativsei Ro 7:3 . ejgevneto crhmativsai tou;" maqhta;" Cristianouv" Ac 11:26 .— Mlt.-H. 265 holds that these are two entirely distinct words; that 1 comes fr. an equivalent of crhsmov" ‘oracle’, and 2 fr. crhvmata ‘business’. M-M. *

    [Modificato da christofer2006 21/02/2010 14:38]
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  • CieloSegreto
    00 21/02/2010 16:33
    Ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani” (At 11:26). Già qui possiamo notare due aspetti: a) Luca li chiama “discepoli”; b) Luca dice che non furono i discepoli a darsi quel nome di “cristiani”, ma che essi “furono chiamati” così.   Evidentemente fu la gente di Antiochia che non apparteneva alla congregazione dei discepoli a dare quel nome. In tal modo, quella gente affibbiava loro un epìteto. Dato che “cristo” significa  “unto”, era come definirli “untuani” o “messianisti”. Accade anche oggi che vengano affibbiati dei nomi con un che di denigratorio, come ad esempio quando si definiscono “russelliti” gli Studenti Biblici oppure quando si definiscono “geovisti” i Testimoni di Geova. O, ancora, quando si definiscono “papisti” i cattolici. Quel nome di “cristiani” fu quindi un appellativo non molto cortese per classificare i discepoli di Yeshùa.   Che così sia avvenuto è testimoniato anche da Tacito, che sotto l’imperatore Traiano (117-138 E. V.) scrisse: “Nerone senza strepito sottopose a processo e a pene straordinarie, perché invisi per i loro misfatti, coloro che il volgo chiamava cristiani”. - Tacito, Annales 15,44; corsivo e grassetto aggiunti per enfasi.   In TNM si legge: “Fu ad Antiochia che per la prima volta i discepoli furono per divina provvidenza chiamati cristiani”. L’espressione “per divina provvidenza” è un’aggiunta (come tale dovrebbe essere messa tra quadre): non compare nel testo greco. Inoltre, il verbo greco è χρηματίζω (chrematìzo) che significa: “trattare, dare un nome”.
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    barnabino
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    00 21/02/2010 21:56
    Grazie Christofer, molto interesante la definizione del Bauer.

    Shalom
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    Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

    FORUM TESTIMONI DI GEOVA
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    @Titti
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    00 22/02/2010 00:52
    Un mio pensiero semplice. E del tutto naturale per "Sposa"(eclesia di Cristo) di portare nome dello "Sposo", anche se il Suo nome era e rimane finoggi, ognitanto, disprezato, e anche se per la prima volta era chiamata con nome del "Sposo" dai estranei e con disprezzo. Per me non ce il nome piu bello da chiamarsi oltre quello del mio Signore. Pace
    Studenti Biblici Italia
  • CieloSegreto
    00 22/02/2010 07:58
    Titti, per coerenza con quanto dici, si dovrebbe accettare anche l'epiteto di "geovisti". Ti pare proprio il caso? Io, che Testimone di Geova non sono, mi sento offeso solo a sentirlo. Eppure, stando a quel che dici, se "cristiano" (affibbiato con disprezzo da altri) ti piace perchè legato a Cristo, a maggior ragione "geovista" (affibbiato con disprezzo da altri) dovrebbe piacere perchè legato a Geova. D'altra parte, gli scittori ispirati della Bibbia non la pensavano come te. Lo stesso Luca, che riporta la novità di questa etichetta del nome, non lo adotta, ma continua a chiamerli "discepoli".
       La seconda volta che il nomignolo appare,
    in At 26:28, 29, nota come Paolo, con tatto ed intelligenza (non accettando la provocazione) evita di ripetere quel nome: "Agrippa disse a Paolo: ‘In breve tempo mi persuaderesti a divenire cristiano’. Allora Paolo disse: 'Desidererei dinanzi a Dio che in breve tempo o in lungo tempo non solo tu ma anche tutti quelli che oggi mi odono divenissero tali quale sono io'".
       La terza e ultima volta in cui il nome appare, è Pietro che dice: "
    Se siete biasimati per il nome di Cristo, felici voi” (1Pt 4:14, TNM). "Nessuno di voi soffra come assassino o ladro o malfattore o come uno che si intromette nelle cose altrui. Ma se [soffre] come cristiano, non provi vergogna” (vv. 15,16, TNM). Qui, addirittura, Pietro equipara l'offensivo "cristiano" all'accusa di essere malfattore o ladro o assassino.
       Ora, se tu - seguendo il consiglio di Pietro - non te la prendi perchè qualcuno ti chiama "cristiana", questo è lodevole. Ma che tu stessa ti applichi quel nome, non sembra così lodevole.
       C'è chi si offende se è chiamato "terrone" o "negro", ma, sai, ci sono anche coloro che lo accettano e si definiscono così da soli. Personalmente, non lo accetto. Se qualcuno dice che sono "cristianio" ci passo sopra, ma personalmente non mi definisco mai così.
  • bruciolis
    00 22/02/2010 17:07
    Re:
    CieloSegreto:

    in TNM si legge: “Fu ad Antiochia che per la prima volta i discepoli furono per divina provvidenza chiamati cristiani”. L’espressione “per divina provvidenza” è un’aggiunta (come tale dovrebbe essere messa tra quadre): non compare nel testo greco. Inoltre, il verbo greco è χρηματίζω (chrematìzo) che significa: “trattare, dare un nome”.




    Nella maggioranza delle traduzioni bibliche la voce del verbo greco chrematìzo che ricorre in questo versetto viene resa semplicemente “furono chiamati”. Ci sono però delle traduzioni che indicano che la scelta del nome “cristiano” va attribuita a Dio. Degne di nota a questo riguardo sono la Traduzione del Nuovo Mondo, la Young’s Literal Translation e la Simple English Bible. La versione di Young dice: “I discepoli inoltre furono divinamente chiamati cristiani la prima volta in Antiochia”.
    Il verbo chrematìzo è sempre usato nelle Scritture Greche Cristiane in relazione a qualcosa di soprannaturale, oracolistico o divino. Il Vocabolario greco-italiano di L. Rocci contiene la definizione “do responso; . . . di Dio, dico; parlo; rivelo”. Il Greek-English Lexicon of the New Testament di Thayer (1889, p. 671) dà questa definizione: “Dare un comando o un ammonimento divino, insegnare dal cielo . . . ricevere un comando, un ammonimento, un’istruzione da Dio . . . essere portavoce di rivelazioni divine, proclamare i comandi di Dio”. Nelle sue note a questo versetto, Thomas Scott dice: “Il termine indica che ciò avvenne per rivelazione divina: infatti nel Nuovo Testamento in genere ha questo significato, ed è reso ‘avvertito da Dio’ o ‘avvertimento di Dio’, anche se in greco il termine DIO non compare”. (Explanatory Notes, 1832, vol. III, p. 419) E nel suo commentario anche Clarke dice di Atti 11:26: “Il termine [chrematìsai] del nostro testo comune, che traduciamo furono chiamati, nel Nuovo Testamento significa: nominare, avvertire o designare, per comando divino. In questo senso il termine è usato in Mt ii. 12. . . . Se dunque il nome fu dato per nomina divina, è molto probabile che Saulo e Barnaba abbiano avuto ordine di darlo; e che, perciò, il nome cristiano venga da Dio”. — Vedi Mt 2:12, 22; Lu 2:26; At 10:22; Ro 7:3, Int; Eb 8:5; 11:7; 12:25, dove ricorre questo verbo greco.



    [Modificato da bruciolis 22/02/2010 17:08]
  • CieloSegreto
    00 22/02/2010 18:20
    Il verbo greco χρηματίζω (chrematìzo) ha come primo significato nel Rocci: “tratto”. “Do responso” è al secondo posto. I vocabolari sono certo utili, ma la cosa migliore per lo studioso biblico è vedere il significato che le parole assumo nella Scrittura, interpretando la Bibbia con la Bibbia. Il verbo in questione (evidenziano in grassetto) compare nelle Scritture Greche nei seguenti sette passi:1.      Mt 2:12. “Avvertiti in sogno di non ripassare da Erode”. Qui “in sogno” stabilisce la provenienza divina.2.      Lc 2:26. “Gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo”. Qui “dallo spirito santo” stabilisce la provenienza divina.3.      At 11:26. “Ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani”.4.      Rm 7:3. “Se lei diventa moglie di un altro uomo mentre il marito vive, sarà chiamata adultera”. Il nome di “adultera” le viene dato per la sua condotta, senza ispirazione divina.5.      Eb 8:5. “Come Dio disse a Mosè quando questi stava per costruire il tabernacolo”. Qui è chiaramente Dio che parla.6.      Eb 11:7. “Per fede Noè, divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora”. Qui è chiaramente Dio che avvisa Noè.7.      Eb 12:25. “Rifiutarono d'ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra”. Qui la provenienza è chiaramente divina.   Il Vocabolario del Nuovo Testamento dà questa definizione:Numero Strong: G55371) fare affari, soprattutto dirigere gli affari pubblici2) dare una risposta a quelli che consultano un oracolo, dare un comando o ammonizione divina, insegnare dal cielo3) ricevere un nome o titolo, essere chiamato   Come sempre, è il contesto che aiuta a stabilire il significato. Ora, se in At 11:26 (“Ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani”) si dovesse ammettere che il nome fu dato per “divina provvidenza” (TNM), dovremmo dire che gli antiocheni furono ispirati da Dio. Il che potrebbe anche essere. Ma allora perché i discepoli di Yeshùa non adottarono mai quel nome? Furono disubbidienti alla “divina provvidenza”?   Perché il nome compare solo tre volte in tutta la Bibbia? E perché Paolo evita di ripeterlo quando è Agrippa a menzionarlo? Si noti bene: “Agrippa disse a Paolo: ‘In breve tempo mi persuaderesti a divenire cristiano’. Allora Paolo disse: ‘Desidererei dinanzi a Dio che in breve tempo o in lungo tempo non solo tu ma anche tutti quelli che oggi mi odono divenissero tali quale sono io’” (At 26:28,29, TNM). E perché Pietro associa quel nome ad accuse infamanti? “Nessuno di voi soffra come assassino o ladro o malfattore o come uno che si intromette nelle cose altrui. Ma se [soffre] come cristiano, non provi vergogna” (1Pt 4:15,16, TNM). Se i nemici della congregazione accusano i discepoli di essere assassini o ladri, Pietro si augura che loro non debbano soffrire per la verità dell’accusa; ma se li accusano di essere “cristiani”, ciò non deve farli soffrire: non si offendano, anzi trasformino questo nome infamante quale motivo di gloria a Dio. “Felici voi, quando vi biasimeranno e vi perseguiteranno e mentendo diranno contro di voi ogni sorta di cose malvage [sic; malvagie] per causa mia. Rallegratevi e saltate per la gioia, perché la vostra ricompensa è grande nei cieli”. – Mt 5:11,12, TNM.
  • bruciolis
    00 22/02/2010 18:47
    Re:
    CieloSegreto:



    Ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani”) si dovesse ammettere che il nome fu dato per “divina provvidenza” (TNM), dovremmo dire che gli antiocheni furono ispirati da Dio.



    e dove leggi che furono gli antiocheni a chiamarli cristiani?

    CieloSegreto:


    E perché Pietro associa quel nome ad accuse infamanti? “Nessuno di voi soffra come assassino o ladro o malfattore o come uno che si intromette nelle cose altrui. Ma se [soffre] come cristiano, non provi vergogna” (1Pt 4:15,16, TNM). Se i nemici della congregazione accusano i discepoli di essere assassini o ladri, Pietro si augura che loro non debbano soffrire per la verità dell’accusa; ma se li accusano di essere “cristiani”, ciò non deve farli soffrire: non si offendano, anzi trasformino questo nome infamante quale motivo di gloria a Dio.



    certo è che l'interpretazione che tu dai a questi versetti,
    è puro frutto della tua fervida fantasia.





  • CieloSegreto
    00 23/02/2010 11:50
    Bruciolis, non basta liquidare la cosa tacciando di pura fantasia. O sei uno di quelli che prendobno per sacrosanto tutto ciò che la tradizione umana ha imposto? Se è così, va bene. Nulla posso nè voglio fare per controbattere.
    Per chi invece ama capire e approfondire la Scrittura, rimagono queste domande:
    Perchè Luca, dopo aver menzionato che ad Antachia furono così definiti, subito dopo e sempre continua a chiamarli "discepoli"?
    Se fu per "divina" provvidenda", come mai tutti i discepoli non accettarono mai quel nome e mai lo usarono? Perchè Paolo evita di ripetere quel nome detto dal pagano Agrippa? Perchè Pietro associa quel nome ad una accusa infamante per cui suggerisce ai discepoli di considerare motivo di gloria se soffrono per questo?
  • bruciolis
    00 23/02/2010 13:02
    Re:
    CieloSegreto, 23/02/2010 11.50:

    Bruciolis, non basta liquidare la cosa tacciando di pura fantasia. O sei uno di quelli che prendobno per sacrosanto tutto ciò che la tradizione umana ha imposto? Se è così, va bene. Nulla posso nè voglio fare per controbattere.
    Per chi invece ama capire e approfondire la Scrittura, rimagono queste domande:
    Perchè Luca, dopo aver menzionato che ad Antachia furono così definiti, subito dopo e sempre continua a chiamarli "discepoli"?
    Se fu per "divina" provvidenda", come mai tutti i discepoli non accettarono mai quel nome e mai lo usarono? Perchè Paolo evita di ripetere quel nome detto dal pagano Agrippa? Perchè Pietro associa quel nome ad una accusa infamante per cui suggerisce ai discepoli di considerare motivo di gloria se soffrono per questo?



    io non prendo per sacrosanto tutto ciò che la tradizione umana ha imposto, ma ragiono con la mia testa.
    Ma chi l'ha detto che i discepoli non usarono mai quel nome,
    eri forse con loro?
    i tuoi punti interrogativi sono solo supposizioni e la tua interpretazione di 1° Pietro è semplicemente ridicola;
    Pietro non sta certo dicendo che il nome "cristiani" sia infamante,
    per cui suggerisce ai discepoli di considerare motivo di gloria se soffrono per esserlo [cristiani] (prova a cambiare cristiani con pagani)
    tra l'altro, visto che ti piace "approfondire", vai fino in fondo...
    dato che non mi sembra proprio che furono, come tu affermi,
    gli abitanti di Antiochia a chiamare cristiani i discepoli di Cristo, poichè non viene usato il suffisso eios, ma ianos. (sarebbe "cristei, non cristiani).
    stammi bene.






    [Modificato da Roberto Carson 23/02/2010 17:10]
  • CieloSegreto
    00 23/02/2010 14:42
    Per quanto mi riguarda, la discussione è chiusa
    Bruciolis, perché attacchi con frecciatine personali? Non darmi risposta: dalla a te stesso.   Tu scrivi: “Pietro non sta certo dicendo che il nome ‘cristiani’ sia infamante”, poi mi suggerisci di approfondire e mi  esorti: “Vai fino in fondo”. M’inviti a nozze.   Punto due. Tu affermi: “Non mi sembra proprio che furono . . . gli abitanti di Antiochia a chiamare cristiani i discepoli di Cristo, poiché non viene usato il suffisso eios, ma ianos (sarebbe ‘cristei’, non cristiani)”.    Bene. Iniziamo dal punto due. Non ho capito come un prefisso possa determinare chi fu a dare il nome di “cristiani” ai discepoli. Comunque, la parola è Χριστιανος (christianùs); il suffisso -ος (-us) è la desinenza dell’accusativo plurale. Vediamo At 11:26 nel testo biblico originale: χρηματσα τε πρτως ν ντιοχείᾳ τος μαθητς Χριστιανοςchrematìsài te pròtos en Antiochèia tus mathetàs chistianùsaver ricevuto nome per la prima volta in Antiochia i discepoli cristiani   Il verbo χρηματσα (chrematìsài) è all’aoristo infinito. Il tempo aoristo indica il greco un’azione subitanea; per capirci: improvvisamente, d’un tratto, ricevettero quel nome. Chi diede loro quel nome? Il testo non lo dice chiaramente, ma la specificazione “in Antiochia” fa presumere che fosse la gente del posto a dare il nome. La testimonianza storica lo conferma. Tacito, sotto l’imperatore Traiano (117-138 E. V.) scrisse: “Nerone senza strepito sottopose a processo e a pene straordinarie, perché invisi per i loro misfatti, coloro che il volgo chiamava cristiani”. - Tacito, Annales 15,44; corsivo, grassetto ed evidenziazione aggiunti per enfasi.   Da notare che subito dopo aver riportato questo evento, Luca (lo scrittore di Atti) al v. 29 dello stesso capitolo riprende a usare il nome consueto: “discepoli”. Né Luca né gli altri scrittori ispirati applicarono mai il nome “cristiani” ai discepoli. Questo nome lo troviamo solo qui, poi in bocca ad un pagano (Agrippa) e Paolo non lo ripete ma lo sostituisce. Infine, per l’ultima volta, lo troviamo in bocca a Pietro. E qui passiamo al punto uno.   Pietro inizia col dire: “Se siete biasimati [νειδζεσθε (oneidìzesthe), “oltraggiati”] per il nome di Cristo, felici voi” (1Pt 4:14). E questo stabilisce l’argomento del contesto: sono oltraggiati. Poi prosegue (v. 15) dicendo, non “comunque” (TNM), ma μ γρ (me gar), “non infatti”. E questo “infatti” dà la motivazione (con ciò che sta per dire) di quanto ha appena detto. “Non infatti [μ γρ (me gar)] qualcuno [τις (tis)] di voi soffra come assassino o ladro o malfattore”. Fin qui Pietro sta dicendo: Se vi oltraggiano a motivo del nome di Yeshùa, siatene felici, infatti non dovete soffrire perché siate assassini o ladri o malfattori. Poi prosegue: “Ma se [soffre] come cristiano, non provi vergogna”. Pietro aveva detto, poco prima, di non prendersela se sono oltraggiati “per il nome di Cristo”. Ora dice che se soffrono come “cristiani” devono considerarlo un vanto. Si noti la correlazione: “Come [ς (os)] assassino o ladro o malfattore”, “Come [ς (os)] cristiano”. Le posizioni sono equiparate, ma con una grande differenza: 1. Non devono soffrire perché siano assassini o ladri; 2. Soffrendo perché oltraggiati col nome di “cristiani”, non se ne vergognino. E conclude esortando a continuare “a glorificare Dio in questo nome”. Non con questo nome, ma “in [ν (en)] questo nome”.       Bruciolis, ora lasciamo cadere l’argomento. Di materiale ne ho esposto. Chi vuol capire, capisca. Chi vuol continuare a usare la parola “cristiano”, la usi. Ma sappia almeno che nella Bibbia compare solo tre volte e nelle modalità su esposte. Se fosse stata accettata, credo nelle Scritture Greche dovremmo trovarla in continuazione. Così non è.
  • bruciolis
    00 23/02/2010 15:16
    Re:
    Remo Cacitti, uno che ne sa molto scrive:
    Il termine «cristiani» è attesstato in Atti 11:26 per la prima volta. Ad Antiochia però si parlava greco e si è fatto osservare che i greci avrebbero chiamato questi seguaci non «cristiani», ma «cristei», perché l'aggettivo in greco si forma con il suffisso eios. il suffisso ianos è invece latino. Ci si è chiesti: chi ad Antiochia poteva aver chiamato i seguaci di Cristo con un termine costruito alla latina? L'autorità romana, ovviamente. Ma l'autorità romana può essersi interessata a loro solo per ragioni politiche, cioè di ordine pubblico. Uno studioso tedesco, Joachim Molthagen, ha avanzato l'ipotesi che, al pari di pompeianus, aggettivo derivato da Pompeus, o caesarianus, derivato da Caesar, o sillanus, derivato da Silla, questo suffisso, applicato ai discepoli di Cristo, stesse a indicare un gruppo di persone che potevano essere anche armate, seguaci di un leader. Il nome conterrebbe così una connotazione politica, innovatrice rispetto agli altri termini con cui prima venivano indicati i discepoli. Per esempio, Eusebio afferma che ad Alessandria i cristiani, alle origini, erano chiamati therapeutai, cioè i medici, i terapeuti.

    [Modificato da bruciolis 23/02/2010 15:33]
  • CieloSegreto
    00 23/02/2010 16:32
    Bruciolis, se le ipotesi che riporti fossero vere, non farebbero altro che confermare quanto sostengo. Ti pare che “per divina provvidenza” (TNM) venisse dato loro un nome con connotazione politica? Il fatto che ad Alessandria i discepoli, alle origini, fossero chiamati terapeuti (cfr. Eusebio) la dice poi lunga sul fatto che venivano loro attribuiti degli appellativi.    È interessante la questione dei suffissi che proponi (cfr. Cacitti). Tuttavia, i manoscritti che abbiamo attestano tutti la parola Χριστιανς (christianòs), con il suffisso -ιανς (-ianòs).    Cosa diversa accade per la parola “nazareno”.    La parola “nazareno” ricorre in due forme: 1. nazareno (Ναζαρηνς, nazarenòs); 2. nazoraio (Ναζωραος, nazoràios). La seconda forma servì a designare sia Yeshùa sia i suoi discepoli nell’ambiente giudaico; questo epìteto non passò al gentilesimo (popolazioni pagane), dove s’impose l’epìteto di “cristiano” (At 11:26). Le desinenze –eno e –aio sono in greco tra loro intercambiabili (come in esseno/essaio per designare gli esseni). Meno facilmente spiegabile è la mutazione a>o (nazareno>nazoraio). I due vocaboli sono così ripartiti nelle Scritture Greche:
    Nazareno (Ναζαρηνς, nazarenòs)*
    Mr 1:24“Che c'è fra noi e te, Gesù Nazareno?”
    Mr 10:47“Udito che chi passava era Gesù il Nazareno”
    Mr 14:67“Anche tu eri con Gesù Nazareno”
    Mr 16:6“Voi cercate Gesù il Nazareno”
    Lc 4:34“Che c'è fra noi e te, Gesù Nazareno?”
    Lc 24:19“Il fatto di Gesù Nazareno”
    * Si tratta di sei volte riferite solo a Yeshùa.
    Nazoraio (Ναζωραος, nazoràios)*
    Mt 2:23“Egli sarebbe stato chiamato Nazoraio”.
    Mt 26:69“Anche tu eri con Gesù il” **
    Mt 26:71“Anche costui era con Gesù Nazoraio”.
    Lc 18:37“Gli fecero sapere che passava Gesù il Nazoraio”.
    Gv 18:5“Gesù il Nazoraio!”.
    Gv 18:7“Essi dissero: ‘Gesù il Nazoraio’”.
    Gv 19:9“GESÙ IL NAZORAIO, IL RE DEI GIUDEI”.
    At 2:22“Gesù il Nazoraio, uomo che Dio ha accreditato”
    At 3:6“Nel nome di Gesù Cristo, il Nazoraio”
    At 4:10“E’ stato fatto nel nome di Gesù Cristo, il Nazoraio”
    At 6:14“Abbiamo udito affermare che quel Nazoraio”
    At 22:8“Io sono Gesù il Nazoraio”
    At 24:5“E’ capo della setta dei Nazorai”
    At 26:9“Contro il nome di Gesù il Nazoraio”.
    (Versione corretta in armonia con il testo greco, in cui compare “nazoraio”).* Si tratta di 13 (o 14) volte riferite tutte a Yeshùa, eccetto At 24:5.   Una prima etimologia fa derivare il vocabolo greco nazoràios (nazoraio) da quello ebraico nètser che significa “germoglio”. Così lo troviamo in Is 11:1 dove il messia è chiamato, appunto, “germoglio”. Anche in nome “Nazaret”, dove Yeshùa è cresciuto, significa probabilmente “fiore/germoglio”. Non solo il Is, ma anche in altri passi biblici il messia è paragonato ad un germoglio “(Ger 23:5; Zc 3:8, CEI; Zc 6:12). In questo senso si poteva dire che il nome “nazoraio” richiamava varie profezie. Il passaggio dal suono ebraico ts (pronunciato come la z di zaino) in nètser al suono greco z si spiega bene. Esso è un fenomeno comune della versione greca della Bibbia (LXX). Ad esempio, in Gdc 1:7 il nome “Adoni-Bezec” (TNM) dall’ebraico Adonì-Bèsek) viene trasposto nel greco della LXX come Adonibezek). Fin qui questa ipotesi etimologica regge. Per questa ipotesi propendono anche i Testimoni di Geova. In una nota in calce a Mt 3:23 TNM osserva: “Gr. Nazoràios; probabilmente dall’ebr. nètser, che significa ‘germoglio’, e quindi figurativamente ‘progenie’. Vedi Isa 11:1 e relativa nt., ‘germoglio’.” E alla nota cui si rimanda, dice: “’E . . . un germoglio’: ebr. wenètser. Vedi ntt. a Mt 2:23”. Ma… c’è un ma. Il cambio dalla vocale a di “nazareno” alla vocale o di “nazoraio” non si spiega.   Una seconda ipotesi collega “nazareno/nazoraio” a “nazireo” (ebraico nasìr) vale a dire consacrato a Dio, “scelto”, “dedicato”, “separato”. Era prescritto che il “nazireo” “sarà santo” (Nm 6:5) ovvero “separato” (significato di “santo”). E, dato che in Is 4:3 si profetizza che “avverrà che i sopravvissuti di Sion e i superstiti di Gerusalemme saranno chiamati santi”, Yeshùa sarebbe il “nazareno/nazoraio” perché fa parte degli scampati alla strage degli innocenti (“i sopravvissuti”). Ipotesi davvero difficile e contorta. Non la si può accettare per tre motivi. Primo, non spiega – come la prima ipotesi – il cambio di vocale. Secondo, non spiega la connessione con la città di Nazaret. Terzo, complica ancora di più la cosa perché non spiega il passaggio dal greco nazir (trasposizione in greco dell’ebraico nasìr, “nazireo”) a “nazareno” e “nazoraio”; qui abbiamo addirittura tre vocali diverse: la i di nazir, la a di nazarenòs e la o di nazoràios.    Una terza ipotesi ricollega il nome alla città di Nazaret, sottolineando il fatto che tale borgata era un’illustre sconosciuta che per di più godeva di cattiva fama tra la gente (“Può forse venir qualcosa di buono da Nazaret?” – Gv 1:46),  notiamo che si è voluto trovarvi un richiamo alle antiche profezie dei carmi del “servo di Yhvh” in cui si parlava del disprezzo e dell’umiliazione del messia. L’umiliazione di Yeshùa avrebbe allora avuto inizio proprio a Nazaret. Ipotesi interessante che può avere aspetti veritieri, ma anche qui non si spiega il cambio da “nazareno” a “nazoraio”. Per di più, il richiamo profetico appare molto incerto.   Che dire? Il problema non pare del tutto risolto.
  • CieloSegreto
    00 23/02/2010 16:38
    Rinnovo cortesemente la mia richiesta agli amministratori: Per favore sistemate l'editor. Grazie.

    Ora risprovo a inserire le tabelle che l'editor ha tagliato.

    Nazareno (Ναζαρηνς, nazarenòs)*
    Mr 1:24“Che c'è fra noi e te, Gesù Nazareno?”
    Mr 10:47“Udito che chi passava era Gesù il Nazareno”
    Mr 14:67“Anche tu eri con Gesù Nazareno”
    Mr 16:6“Voi cercate Gesù il Nazareno”
    Lc 4:34“Che c'è fra noi e te, Gesù Nazareno?”
    Lc 24:19“Il fatto di Gesù Nazareno”
    * Si tratta di sei volte riferite solo a Yeshùa.
    Nazoraio (Ναζωραος, nazoràios)*
    Mt 2:23“Egli sarebbe stato chiamato Nazoraio”.
    Mt 26:69“Anche tu eri con Gesù il” **
    Mt 26:71“Anche costui era con Gesù Nazoraio”.
    Lc 18:37“Gli fecero sapere che passava Gesù il Nazoraio”.
    Gv 18:5“Gesù il Nazoraio!”.
    Gv 18:7“Essi dissero: ‘Gesù il Nazoraio’”.
    Gv 19:9“GESÙ IL NAZORAIO, IL RE DEI GIUDEI”.
    At 2:22“Gesù il Nazoraio, uomo che Dio ha accreditato”
    At 3:6“Nel nome di Gesù Cristo, il Nazoraio”
    At 4:10“E’ stato fatto nel nome di Gesù Cristo, il Nazoraio”
    At 6:14“Abbiamo udito affermare che quel Nazoraio”
    At 22:8“Io sono Gesù il Nazoraio”
    At 24:5“E’ capo della setta dei Nazorai”
    At 26:9“Contro il nome di Gesù il Nazoraio”.
    (Versione corretta in armonia con il testo greco, in cui compare “nazoraio”).* Si tratta di 13 (o 14) volte riferite tutte a Yeshùa, eccetto At 24:5.