Testimoni di Geova: Storia, Sociologia, Teologia

Donne

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  • CieloSegreto
    00 23/02/2010 18:03
    Noto dalle vostre statistiche che la presenza e la partecipazione di donne al forum sono esigue. Propongo quindi, se l'idea piace, di inserire delle monografie sulle figuri femminili della Bibbia. C'è davvero molto da imparare. Le gentili signore potrebbero arricchire queste considerazioni con il loro punto di vista.
       Si potrebbe iniziare, sempre se vi va, dalla figura femminile di Dio nella Bibbia.
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    Topsy
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    00 24/02/2010 12:09

    Oh ecco, finalmente si ragiona!!!
    [SM=g27987]
  • CieloSegreto
    00 24/02/2010 13:08
    Grazie per la tua adesione, Topsy!   Allora inizio io con la figura femminile di Dio nella Bibbia.   Uno dei titoli più antichi di Dio è El shadày (אֵל שַׁדַּי), nome con cui fu conosciuto dai patriarchi (Es 6:3). La traduzione consueta che si fa di tale titolo è “Dio onnipotente”. Siamo così sicuri che questa traduzione, data per scontata, sia quella giusta? Il Dizionario di ebraico e aramaico biblici non ne dà una traduzione, ma lo classifica semplicemente come un termine di teologia biblica. In ebraico שַׁד (shad) significa “mammella”. Recentemente si è collegato shadày con la radice semitica tdy che significa “petto”. Si noti l’immagine che ne deriva: petto-mammella. Nel linguaggio concreto ebraico questo attributo femminile viene fatto proprio da Dio. Ciò spiegherebbe anche come Israele sia stata sensibile al culto della dea cananea della fertilità Asheràh, dea rappresentata con le mammelle. La dea Asheràh è menzionata in diversi passi biblici, come in 2Re 13:6, che TNM scambia per un palo sacro: “A Samaria rimase in piedi anche lo stesso palo sacro [אֲשֵׁרָה (asheràh)]”. Qui si parla dell’idolo che rappresentava la dea. – Cfr. Gdc 6:25,26; 1Re 15:13;18: 9; 2Re 21:7;23:6; 2Cron 15:16.        La parola “spirito” è spesso usata nella Scrittura in riferimento a Dio. Gv 4:24 afferma che “Dio è Spirito”. In ebraico la parola “spirito” è רוּחַ (rùach). Questa parola è usata dalla Bibbia per indicare la forza attiva o energia vitale di Dio. Ebbene, רוּחַ (rùach) è femminile. Dio realizzò la sua creazione per mezzo della sua rùach (רוּחַ) che aleggiava sulla superficie delle acque (Gn 1:2). Sl 33:6 dice che creò mediante la sua parola e la sua rùach (רוּחַ). Egli diede inizio alla vita come una madre.   Proprio con il mondo femminile vengono collegati alcuni attributi di Dio. Es 34:6 parla di “Dio misericordioso e pietoso”. Ebbene, nel testo ebraico ciò suona רַחוּם וְחַנּוּן (rachùm vechanùn), letteralmente “pietoso e grazioso”, già di per sé caratteristiche femminili. Comunque, i due termini rachùm e chanùn derivano da rèchem (רחם), “seno materno”. Come una madre, Dio s’intenerisce profondamente come solo una madre sa fare. Questa tenerezza materna e questa piena partecipazione tutta femminile appare in diversi riferimenti, come in Os 11:1-4:

    “Quando Israele era un ragazzo io l’ho amato e l’ho chiamato a uscire dall’Egitto perché era mio figlio. In seguito, più chiamavo gli israeliti, più essi si allontanavano da me . . . Io ho insegnato a Efraim a camminare. Ho tenuto il mio popolo tra le mie braccia, ma non ha capito che mi prendevo cura di lui. L’ho attirato a me con affetto e amore. Sono stata per lui come chi solleva il suo bambino alla guancia. Mi sono abbassata fino a lui per imboccarlo”. – Dia.

       Qui la figura materna appare in tutto il suo tenero amore. Dio è per Israele la madre che si cura del figlio e vuole il suo bene. Anche quando il figlio non ricambia e si ribella, la madre continua ad amare incondizionatamente. Lo aveva tenuto tra le braccia, lo aveva imboccato, lo aveva sollevato per sentirselo contro la guancia, gli aveva insegnato a camminare. Accanto alla figura paterna di Dio (Mt 6:9), che appare come un papà tenero e amorevole (Rm 8:15; “abbà” è il nome con cui i bambini ebrei chiamavano il padre: “papà”), c’è anche la figura femminile e materna. “La Roccia che ti generò, la dimenticavi, e ti scordavi di Dio, di Colui che ti diede alla luce con dolori di parto”. - Dt 32:18, TNM.    Sono femminili e materne le parole che Dio rivolge a Gerusalemme paragondosi a una madre:“Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta,smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere?Anche se le madri dimenticassero,non io dimenticherò te”. – Is 49:15.   In Is 66:9 Dio diventa ostetrica, identificandosi con la levatrice: “’Io che preparo la nascita, non farei partorire?’ dice il Signore.‘Io che faccio partorire, chiuderei il grembo materno?’ dice il tuo Dio”. In Is 66:13 Dio si fa madre: “Come un uomo consolato da sua madre così io consolerò voi”.     Un’altra ipòstasi femminile è la luce shekinàh che rappresenta l’invisibile presenza di Dio e che appariva al di sopra dei due cherubini scolpiti in oro nel Santissimo del Santuario (Es 25:17-22; Lv 16:11-17; Nm 7:89; 1Sam 4:4; 2Sam 6:2). Il sostantivo ebraico shekinàh (שכינה) è femminile.   C’è nella Bibbia un volto maschile ma anche un volto femminile di Dio. L’essere umano stesso, composto da maschio e femmina, è a immagine di Dio: “Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina”. - Gn 1:27.         Dopo aver considerato l’immagine femminile di Dio, forse qualcuno, riferendosi a Dio, potrà dire, come Giobbe: “Ti conoscevo solo per sentito dire”. - Gb 42:5. P.S. per Topsy:

    למה מגדל דוד? לא הבנתי.

  • CieloSegreto
    00 24/02/2010 18:19
    Ditemi, se lo sapete: è uomo o donna il Signore dell’universo? A volte mi par uomo,se guardo la malvagità del mondo.Di certo è uomo: quaggiù prevaricazione e morte. Osservo poi un fiore, un tramonto, il mare:dev’essere donna il Creatore.Di certo è donna: ci sono i bimbi e c’è l’amore. Non ditemi più nulla voi che non sapete.Or io lo so: l’Onnipotente non è l’uno e non è l’altra.

    Ma il suo animo, quello sì, è di donna.

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    Roberto Carson
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    00 24/02/2010 18:24
    Re:
    CieloSegreto, 24/02/2010 18.19:

    Ditemi, se lo sapete: è uomo o donna il Signore dell’universo? A volte mi par uomo,se guardo la malvagità del mondo.Di certo è uomo: quaggiù prevaricazione e morte. Osservo poi un fiore, un tramonto, il mare:dev’essere donna il Creatore.Di certo è donna: ci sono i bimbi e c’è l’amore. Non ditemi più nulla voi che non sapete.Or io lo so: l’Onnipotente non è l’uno e non è l’altra.

    Ma il suo animo, quello sì, è di donna.




    Indubbiamente il Creatore non è ne uomo ne donna, tuttavia nella Bibbia Dio viene sempre presentato al maschile, in forma d'uomo.
    Lo stesso dicasi anche per le creature angeliche.
    Significativo il fatto che gli angeli ribelli quando si materializzaro presero la forma di uomini, non di donne. E dal cielo videro donne di bell'aspetto, non uomini di bell'aspetto. Perchè?
    Indubbiamente essi sono orientati al maschile.





    Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
  • CieloSegreto
    00 24/02/2010 19:14
    Ho esposto più sopra l'immagine femminile di Dio.
       Che si parli al maschile ha due motivazioni: la tradizione umana, che tende a rivolgersi a Dio al maschile; il maschilismo delle antiche società, ebrei compresi.
       Nella Bibbia Dio è asessuato.
       In quanto agli esseri spirituali ribelli, cercavano il peccato e la concupiscenza. A chi dovevano ispirarsi per scendere al più basso livello di concupiscenza? Ai maschi. Forse perchè le donne sono ben diverse? Penso prioprio di sì.
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    Roberto Carson
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    00 24/02/2010 19:25

    Che si parli al maschile ha due motivazioni: la tradizione umana, che tende a rivolgersi a Dio al maschile; il maschilismo delle antiche società, ebrei compresi.



    Caro CieloSegreto, tu dici che si parla al maschle di Dio per tradizione e per maschilismo. Ma la Bibbia è divinamente ispirata.
    Davvero credi che Dio si sia lasciato influenzare da queste tendenze umane durante la compilazione delle Sacre Scritture? Oppure non sia stato capace di preservare il suo messaggio dall'influenza umana?



    Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
  • CieloSegreto
    00 25/02/2010 13:46
    Caro Roberto, tu sottolinei che la Bibbia è divinamente ispirata e mi domandi: “Davvero credi che Dio si sia lasciato influenzare da queste tendenze umane durante la compilazione delle Sacre Scritture? Oppure non sia stato capace di preservare il suo messaggio dall'influenza umana?”.   Io non credo che Dio si sia lasciato influenzare, ma credo che gli agiografi sì. L’ispirazione divina riguarda il messaggio, non il modo in cui il messaggio ispirato sia astato comunicato. Dio ha usato uomini che parlavano sì “sospinti dallo spirito santo”, ma che scrissero mantenendo il loro bagaglio culturale. Questo spiega perché abbiamo pagine bibliche in un linguaggio incantevole e altre piene perfino di errori di grammatica. L’Apocalisse, ad esempio, è scritta in un pessimo greco (il suo autore era un illetterato – At 4:13); Ebrei in un greco eccellente. Gli uomini erano quelli che erano. Così, non possiamo accusare Dio di non sapere la grammatica e di scrivere male (conclusione cui erroneamente arriveremmo se applicassimo i parametri che suggerisci).   Gli ebrei vedevano che la neve e la grandine scendevano dal cielo. Da dove veniva? Per loro doveva pur esserci un deposito della neve e della pioggia. Così la Bibbia parla di “depositi della neve” e di “depositi della grandine” (Gb 38:22, TNM). Forse che Dio non sa che non ci sono tali depositi? Dio sì, gli agiografi no.    Da quanto tu dici, sembrerebbe che tu creda che Dio sia maschio. Spero di aver capito male, perché sarebbe un clamoroso errore. Gli dèi e le dee pagane avevano un sesso, non il Dio d’Israele. “Dio è spirito” (Gv 4:24; cfr. 2Cor 3:17) e quindi non ha sesso. Perché allora viene coniugato al maschile? Perché quello era l’unico modo espressivo.    Mi rendo conto che spesso o quasi sempre ci si riferisca alle traduzioni della Scrittura, ma quelle non sono la Bibbia. Così, in Gn 1:27 leggiamo: “Dio creava l’uomo a sua immagine, lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina”. A parte il fatto che qui chiaramente si afferma “maschio e femmina”, quello che il lettore non sa è che si sono qui importantissime sfumature che si perdono della traduzione. Nella frase “Dio creava l’uomo” nel testo biblico si usa הָאָדָם (hadàm), con l’articolo: “il terroso” o, meglio, “l’essere terroso” . Quando però più avanti Adamo dice che la sua compagna appena creata da Dio “sarà chiamata donna perché è stata tratta dall'uomo’” (Gn 2:23), compare una nuova parola per “uomo”: אִישׁ (ysh). La dichiarazione di Adamo fornisce anche l’etimologia per il nome dato alla compagna, ovvero “donna”. In molte lingue occidentali, tra cui l’italiano, il collegamento non si coglie, perché si hanno nomi diversissimi tra loro: in italiano, uomo e donna; in inglese man e woman; in francese, homme e femme; in spagnolo hombre e mujer; in tedesco mann e frau. Nell’ebraico il collegamento è evidente perché si ha la stessa parola (al maschile e al femminile): il nome “donna” è אִשָּׁה (ishà). Ysh e ishà: “uomo” e (se ci è consentita la licenza) “uoma”. Se vogliamo essere più precisi: essere umano maschio e essere umano femmina. La traduzione greca della LXX è precisa, essendo il greco una lingua molto ricca. Quando in Gn 1:27 si dice che Dio creò l’essere umano (maschio e femmina), si usa la parola νθρωπος (ànthropos), che indica l’essere umano, sia maschio che femmina; quando in Gn 2:23 si distingue l’uomo dalla donna, si usano le parole νρ (anèr) per “uomo” e γυν (günè) per “donna”; da queste parole derivano le italiane antropologia (studio dell’essere umano), andrologia (studio dell’essere umano maschio) e ginecologia (studio dell’essere umano femmina). Inoltre la pessima parola “costa” usata dalle traduzioni è nella Bibbia tzèla (צלע) che significa “metà”, per cui Gn 2:22 il testo dice letteralmente: “costruì Yhvh Dio la metà che prese dall’essere terroso come donna”.   Se osserviamo il susseguirsi della creazione divina, notiamo che è tutto un crescendo. Dalla vegetazione si passa agli animali per giungere infine all’essere umano. L’ultima creazione di Dio è il suo capolavoro: la Donna.
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    Topsy
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    00 25/02/2010 17:36

    Erev Tov CieloSegreto, nel tuo ultimo post scrivi:

    "Inoltre la pessima parola “costa” usata dalle traduzioni è nella Bibbia tzèla (צלע) che significa “metà”, per cui Gn 2:22 il testo dice letteralmente: “costruì Yhvh Dio la metà che prese dall’essere terroso come donna”.

    Non e` la prima volta che leggo di questa equiparazione (tzela = meta`) e mi domandavo da dove essa fosse stata tratta (da quale fonti, intendo).



    [Modificato da Topsy 25/02/2010 17:37]
  • CieloSegreto
    00 25/02/2010 18:08
    Topsy, la fonte è la Tanàch stessa. I traduttori sono stati davvero curiosi, sbizzarrendosi nel tradurre in modi assai diversi tra loro la parola צלע (tzèla). Man mano, partendo da “costola”, sono ricorsi a “lato”, “tavola”, “pezzo”, “battente”, “di mezzo” e “camera laterale”. Chiunque può comprendere che non è possibile che una parola possa avere così tanti significati diversissimi tra loro.   In Es 25:12: “Fonderai per essa [l’arca del patto] quattro anelli d'oro, che metterai ai suoi quattro piedi: due anelli da un lato [צַלְעֹו (tzalòt); plurale di צלע (tzèla)] e due anelli dall'altro lato [צַלְעֹו (tzalòt); plurale di צלע (tzèla)]”. Qui, come si nota, il senso di “costola” è impossibile; il traduttore opta per “lato”. Così anche al successivo v. 14. Lo stesso significato si ha in Es 26:20: “Farai venti assi per il secondo lato [צלע (tzèla)] del tabernacolo, dal lato nord”. Però, qui si ha una cosa curiosa nella traduzione: la parola “lato” compare due volte, ma solo la prima traduce צלע (tzèla); ciò che è reso “dal lato nord” è nel testo לִפְאַת צָפֹון (lifeàt tzafòn), “per tratto di nord”. Ora, in Es 26:35 si ha, stando alla traduzione: “Il candelabro di fronte alla tavola dal lato [צלע (tzèla)] meridionale del tabernacolo; metterai la tavola dal lato [צלע (tzèla)] di settentrione”. Esaminando bene le dislocazioni di queste componenti del Tabernacolo, si nota che la parola צלע (tzèla) non significa propriamente “lato”, ma “metà”; per cui si ha: “Il candelabro di fronte alla tavola nella metà [צלע (tzèla)] meridionale del tabernacolo; metterai la tavola nella metà [צלע (tzèla)] di settentrione”.   Rivediamo i passi sostituendo alla traduzione “lato” la parola “metà”: “Due anelli sulle metà [צַלְעֹו (tzalòt); plurale di צלע (tzèla)] la prima e due anelli sulle metà [צַלְעֹו (tzalòt); plurale di צלע (tzèla)] la seconda” (Es 25:12); questa è una traduzione letterale; vi si parla dei quattro anelli da collocare ai quattro piedi dell’arca; la traduzione rispetta il plurale del testo biblico, che traducendo con “lato” scompare. “Farai venti assi per la seconda metà [צלע (tzèla)] del tabernacolo, dal lato nord” (Es 26:20); qui non c’è incongruenza nella traduzione: “dal lato nord” rimane come “lato”. “Il candelabro di fronte alla tavola nella metà [צלע (tzèla)] meridionale del tabernacolo; metterai la tavola nella metà [צלע (tzèla)] settentrionale”; qui si tratta del locale chiamato Santo: non si tratta di “lato” nord e sud, ma di “metà meridionale” e di “metà settentrionale”.   In 1Re 6:15 si legge: “Ne rivestì le pareti interne di tavole di cedro . . . e coprì il pavimento della casa con tavole di cipresso”. Qui la parola “tavole”, scelta dal traduttore, è nel testo ebraico צַלְעֹו (tzalòt), che come abbiamo visto è il plurale di צלע (tzèla). Il Dizionario di ebraico e aramaico (Società biblica britannica e forestiera) annota circa questo passo: “Senso inc.[erto]” (pag. 353); il che significa che “tavole” è traduzione non sicura. Ora, se applichiamo il senso di “metà” alla parola צלע (tzèla) – proprio come fatto sinora -, si comprende come le pareti e il pavimento del Tempio fossero ricoperte da tronchi di cedri e cipressi tagliati a metà.    Vediamo ora 1Re 6:34 in alcune traduzioni: “I due battenti di una porta giravano su perni, e i due battenti dell’altra porta giravano su perni” (TNM); “Ciascun battente [constava] di due pezzi pieghevoli” (ND); “Ciascun battente si componeva di due pezzi mobili” (NR). Queste traduzioni appaiono l’una un po’ confusa (TNM) e le altre due sbrigative (ND, VR). Non ci rimane che vedere il testo originale: וּשְׁתֵּי דַלְתֹות עֲצֵי בְרֹושִׁים שְׁנֵי צְלָעִים הַדֶּלֶת הָאַחַת גְּלִילִים וּשְׁנֵי קְלָעִים הַדֶּלֶת הַשֵּׁנִית גְּלִילִיםushtèy daletòt atzèy vroshìm shnèy tzelàym hadèlet haachàt ghelylìm ushnèy qelaiìm hadèlet hashnìt ghelylìme due porte di legno di cipresso due metà la porta la prima girevoli e due perni la porta la seconda girevoli    Qui si parla della “porta del tempio” (1Re 6:33). La porta era una, ma divisa in due metà (שְׁנֵי צְלָעִים, shnèy tzelàym). Tzelàym (צְלָעִים) è il duale di צלע (tzèla).    In pratica, ciascuna metà era composta da due ante che girando su perni si aprivano. Nel testo ciascuna metà è chiamata “porta”. Se si preferisce, si può usare la parola “entrata” (come fa Did) o la parola “ingresso” (come fa TNM) per descrivere la porta completa; e usare poi la parola “porta” per ciascuna delle due metà. Ciò è anche più conforme al testo che in 1Re 6:33 ha פֶתַח (pètach), “apertura”. Comunque, si noti come l’espressione “due metà” (שְׁנֵי צְלָעִים, shnèy tzelàym) sia scomparsa dalle traduzioni. Essa viene sostituita da “pezzi” o da “battenti”. La traduzione che più si avvicina al testo biblico ci sembra quella di Con: “Due battenti di legno di cipresso; le due imposte di una porta giravano, le due imposte della seconda porta giravano”, ma anche qui delle “due metà” (שְׁנֵי צְלָעִים, shnèy tzelàym) non rimane traccia.     Appurato che צלע (tzèla) significa “metà”, occorre rileggere Gn 2:21,22 così: “Dio il Signore fece cadere un profondo sonno sull'essere umano, che si addormentò; ne prese metà, e richiuse la carne al posto d'essa. Dio il Signore, con la metà che aveva tolta all’essere umano, formò una donna e la condusse all'uomo”. Va da sé che il racconto non va letto letteralmente. Dio aveva creato l’uomo “dalla polvere della terra” (Gn 2:7) e non aveva bisogno di effettuare un’improbabile operazione chirurgica per creare la donna. Addentrarsi in questa ipotesi porta solo ad assurdità, come quella di dover spiegare che ne sarebbe stato della metà dell’essere umano rimasto (come, del resto, doversi domandare come mai ci sarebbe stato un essere umano mutilato di una costola).    Il racconto della creazione della donna contiene invece un grande insegnamento. Creando la donna, Dio non la fece separata e distinta dall’uomo formandola dalla polvere della terra, come aveva fatto con Adamo. Dicendo che la fece prendendo la metà (צלע, tzèla) di Adamo, s’intende insegnare che la donna era davvero “come una che gli sta di fronte” (כְּנֶגְדֹּו, keneghedòuGn 2:18) ed era, nel contempo, ‘ossa delle sue ossa e carne della sua carne’ (Gn 2:23). Non era sottomessa al maschio; essendo della stessa natura, ne era “metà”.   Ancora oggi si usa parlare della propria moglie come della propria metà. Ciò è conforme non solo al secondo racconto della creazione che abbiamo appena esaminato, ma è conforme anche al primo racconto della creazione: “Dio creò l'uomo [= l’essere umano] a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina”. - Gn 1:27.
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    Roberto Carson
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    00 25/02/2010 21:07

    Caro Roberto, tu sottolinei che la Bibbia è divinamente ispirata e mi domandi: “Davvero credi che Dio si sia lasciato influenzare da queste tendenze umane durante la compilazione delle Sacre Scritture? Oppure non sia stato capace di preservare il suo messaggio dall'influenza umana?”. Io non credo che Dio si sia lasciato influenzare, ma credo che gli agiografi sì. L’ispirazione divina riguarda il messaggio, non il modo in cui il messaggio ispirato sia astato comunicato. Dio ha usato uomini che parlavano sì “sospinti dallo spirito santo”, ma che scrissero mantenendo il loro bagaglio culturale.



    Caro CieloSegreto, non mi trovo d'accordo con te.
    Indubbiamente Dio non si lascia influenzare dalla cultura umana, ma dire che "gli agiografi si", pur sotto ispirazione divina, mi sembra di sminuire l'operato di Dio.
    Se lo spirito santo ha agito su certi individui per mettere per iscritto il messaggio di Dio, com'è possibile che tale spirito non sia stato capace di discernere gli autori della Bibbia a scrivere in modo puro?
    Io credo che l'ispirazione vada intesa in senso completo, altrimanti diventa una sorta di concetto relativista, un pò come i cattolici che sostengono che la Genesi sia divinamente ispirata ma allo stesso tempo contenda delle leggende in merito alla creazione o al diluvio.



    Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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    Topsy
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    00 25/02/2010 21:11

    Caro CieloSegreto, ho letto il tuo intervento e, mi domando, seguendo la possibile traduzione della parola "tzela" che ne hai dato, come tradurresti ad esempio 2Samuele 16,13:

    וַיֵּלֶךְ דָּוִד וַאֲנָשָׁיו, בַּדָּרֶךְ; וְשִׁמְעִי הֹלֵךְ בְּצֵלַע הָהָר לְעֻמָּתוֹ, הָלוֹךְ וַיְקַלֵּל, וַיְסַקֵּל בָּאֲבָנִים לְעֻמָּתוֹ, וְעִפַּר בֶּעָפָר.



    oppure Salmo 38,18:

    כִּי-אֲנִי, לְצֶלַע נָכוֹן; וּמַכְאוֹבִי נֶגְדִּי תָמִיד.


    o similmente Geremia 20,10...


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    Roberto Carson
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    00 25/02/2010 21:13

    Gli ebrei vedevano che la neve e la grandine scendevano dal cielo. Da dove veniva? Per loro doveva pur esserci un deposito della neve e della pioggia. Così la Bibbia parla di “depositi della neve” e di “depositi della grandine” (Gb 38:22, TNM). Forse che Dio non sa che non ci sono tali depositi? Dio sì, gli agiografi no.



    Caro CieloSegreto, come ben sai la Bibbia in molte parti utilizza un linguaggio metaforico e il libro di Giobbe non fa eccezione.
    Naturalmete Dio è a conoscenza dei meccanismi dei fenomeni atmosfarici (è stato Lui stesso a realizzarli) e sicuramente anche gli uomini dell'antichità, che a quanto sembra avevano delle conoscenze molto più ampie di quanto crediamo noi oggi (Ne sono un esempio le strutture egizie o di altre civiltà).
    Tuttavia la Bibbia è spesso scritta in versi poetici, come il Cantito dei Cantici o molti Salmi, e quindi in essa non mancano le metafore o le illustrazione, come l'esempio da te citato.
    [Modificato da Roberto Carson 25/02/2010 21:14]



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    Roberto Carson
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    00 25/02/2010 21:17

    Da quanto tu dici, sembrerebbe che tu creda che Dio sia maschio. Spero di aver capito male, perché sarebbe un clamoroso errore. Gli dèi e le dee pagane avevano un sesso, non il Dio d’Israele. “Dio è spirito”



    Si, hai capito male. Dio non è maschio, è un essere asessuato essendo uno spirito. Tuttavia è una realtà che nella Bibbia Egli si esprimi al maschile.



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    .:mErA:.
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    00 25/02/2010 21:40

    Gli ebrei vedevano che la neve e la grandine scendevano dal cielo. Da dove veniva? Per loro doveva pur esserci un deposito della neve e della pioggia.


    "Rabbi Eliezer dichiarava: "L'intero mondo beve dalle acque dell'oceano, come è detto: "Un vapore si alzava dalla terra e bagnava tutta la superficie del suolo" (Taan. 9b)
    [Modificato da .:mErA:. 25/02/2010 21:42]
    -------------------------------------
    http://www.ritornoallatorah.it
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    Roberto Carson
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    00 25/02/2010 21:45
    Re:
    .:mErA:., 25/02/2010 21.40:


    Gli ebrei vedevano che la neve e la grandine scendevano dal cielo. Da dove veniva? Per loro doveva pur esserci un deposito della neve e della pioggia.


    "Rabbi Eliezer dichiarava: "L'intero mondo beve dalle acque dell'oceano, come è detto: "Un vapore si alzava dalla terra e bagnava tutta la superficie del suolo" (Taan. 9b)



    Grazie mErA. Questo a conferma del fatto che gli antichi la sapevano più lunga di quanto immaginiamo.





    Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
  • CieloSegreto
    00 26/02/2010 08:32
    Risposta a Topsy
    Cara Topsy, ecco come io tradurrei i passi che mi citi (Scusa, Topsy, se riscrivo le frasi, ma la tue erano all’incontrario, forse per via dell’editor che fa quello che vuole – e spero che non metta all’incontrario anche le mie!):2Sam 16:13וַיֵּלֶךְ דָּוִד וַאֲנָשָׁיו בַּדָּרֶךְ ס וְשִׁמְעִי הֹלֵךְ בְּצֵלַע הָהָר לְעֻמָּתֹו Vayèlech Davìd vaanashàv baràrech veShimì holèch betszèla haàr leumatòv E andato Davide e suoi uomini per una strada e Simei è andato per una metà della collina parallelamente   Il senso è chiaro: mentre Davide cammina in pianura, Simei su “metà” collina (“sul lato del monte”, TNM) ovvero sul lato discendente della collina dalla parte di Davide, “parallelamente”.   Il senso di “costola” è assolutamente escluso. Sl 38:18  כִּי־אֲנִי לְצֶלַע נָכֹון וּמַכְאֹובִי נֶגְדִּי תָמִידKi-anì letzèla nachòn umachovì neghdì tamìdPerché io [sono] a metà certamente, dolore di me di fronte a me continuamente   Il passo non è di facile traduzione perché il testo originale è corrotto (come quelli di molti altri salmi). Il senso di sentirsi “a metà” può essere spiegato da altre espressioni che il salmista usa nel contesto: “Quando il mio piede si muovesse in maniera instabile” (v. 16b, TNM), “ero pronto a zoppicare” (v. 17, TNM). Ger 20:10   Ti riferisci a tzalì (צַלְעִי)? Anche qui il significato, conformemente, è “la mia metà”. NR traduce: “Spiano se io inciampo”; TNM: “Guarda se zoppico”. Rende l’idea, ma è pur sempre la sostituzione di un verbo a un vocabolo. Alla maniera occidentale, potremmo dire così; alla maniera semita molto concreta, ci si riferisce alla “metà” del corpo che traballa.

    Gli uomini credono di essere più intelligenti, le donne sanno di esserlo.
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    Topsy
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    00 26/02/2010 19:23
    Caro Cielosegreto, ammiro il modo in cui cerchi di far combaciare ogni cosa, riducendo il significato di un termine ebraico presente in contesti diversi ad un solo, partendo dall`assunto che questo ultimo, non possa che possedere un unico significato.
    Tuttavia, certamente sarai a conoscenza della circostanza piu` che attestata di come in ebraico (cosi come in altre lingue dal resto) un termine possa pacificamente vantare piu combinazioni di senso e significato, a seconda del contesto in cui esso e` inserito. Tutti i dizionari israeliani di lingua ebraica (e suppongo non solo questi) di mia conoscenza difatti, ne segnalano alcuni per il termine "tzela". Ma, non solo. Anche i grandi commentatori biblici ebrei del passato (tra cui Rashi) e contemporanei, ne indicano diversi.

    Utilizzando un comune programma on line gratuito, Babylon, che include il dizionario ebraico "Even Shoshan", ognuno puo` prenderne visione.
    Significati plurimi di "Tzela", presso il testo biblico (lato, fianco, costola, versante, parete, sponda, riva, ect...). In 2Samuele 16,13 il termine "betzela`" puo` pacificamente essere tradotto con: "fianco della montagna".




    Ne` in questo elenco, ne` in altri dizionari di ebraico biblico prodotti in Israele, o commentari biblici, ho ancora avuto modo di accertare che "tzela" possa indicare "meta`". Sempre in "Even Shoshan" ho riscontrato il significato di "dolore", "costrizione" (tsara') . Alla luce di cio`, un versetto come quello di Geremia 20,10, il termine "tzali`" e` pacificamente traducibile con: mio dolore, mia caduta, inciampo, passo falso, ect, come in Giobbe 18,12 ( nachon letzalo`), in salmo 35,15 ( uvetzali`) e 38,18 (letzela).


    Che un termine possegga piu` di un significato, lo si puo` riscontrare comunemente ad esempio nella parola ebraica "kaved" (fegato, pesante, duro, difficile, ricco, ect...) (vedi tora.us.fm/tnk1/find.php?q=%EB%E1%E3 ) o anche "nefesh" e in tanti altri.


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    .:mErA:.
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    00 26/02/2010 20:46
    Credo che un lato possa essere anche una metà quindi in questo senso tzelah è tradotto metà.

    Per quanto riguarda la traduzione "costola" faccio notare che originariamente questa parola italiana (di matrice Latina) siggnificava "lato", proprio come tzelah.
    Le due parole hanno avuto un'identica evoluzione.
    -------------------------------------
    http://www.ritornoallatorah.it
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    Topsy
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    00 26/02/2010 21:24
    Re:
    .:mErA:., 26/02/2010 20.46:

    Credo che un lato possa essere anche una metà quindi in questo senso tzelah è tradotto metà.





    Conosci un dizionario di ebraico che segnali una cosa del genere?
    Un lato di un tavolo, non e` la sua meta`, due lati di un rettangolo non costituiscono la sua meta`.
    www.education.gov.il/tochniyot_limudim/math/meruba.htm

    Sulla questione DNA, che e` costituito da due filamenti anti paralleli, potremo anche indicare il prelevamento di uno di essi, indicandolo con un suo "lato", senza forzare il senso del termine "tzela" attribuendogli un significato che non e` affatto attestato.



    PS.
    In Genesi 2,21 il termine e` reso al plurale (tzalotav) "suoi lati", o le "sue parti"; Dio trasse Eva da una delle parti di Adamo (così Rashì); uno dei significati attestati di "tzela" e` "parte"("tzelaot" = "parti").
    [Modificato da Topsy 26/02/2010 22:02]
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