Caro Bruno, (22/4/10)
le questioni che poni sono numerose e complesse, ma io posso ora toccare solo alcuni punti. Scrivi che «la cultura ebraica era pienamente consapevole», ma non si tratta solo di cultura, bensì di un cammino educativo predisposto da Dio per il popolo d’Israele, rispetto al quale noi Gentili abbiamo progressivamente disimparato anche quello che sapevamo (Romani 1:18-32). Siamo però così orgogliosi della nostra ignoranza, da pensare che erano gli Ebrei a sbagliare, facendo sacrifici “barbari e inutili”!
Ti pare che nel Nuovo Testamento sia stato abolito il sistema dei sacrifici, perché noi Gentili sono quasi 2.000 anni che accumuliamo ragionamenti per avvalorare una lettura antiebraica del Nuovo Testamento, all’inizio del quale troviamo invece che Gesù venne circonciso l’ottavo giorno e, dopo appena 40 giorni, fecero fare a lui e alla madre un centinaio di chilometri a dorso di asino per andare da Nazaret a Gerusalemme, con lo scopo di adempiere i riti di purificazione prescritti da Mosè, fra i quali il sacrificio di due volatili (Luca 2:21-24). Verso la fine del Nuovo Testamento la situazione non era cambiata, perché è scritto che «tutti» (sottolineo «tutti») i Giudei che avevano creduto in Gesù erano «zelanti per la legge» (sottinteso di Mosè) e Paolo, per far vedere che anche lui era un “osservante”, si predispose a compiere pubblicamente gli “orribili” riti di purificazione! (Atti 21:20-26).
Quando scrivi «l’unicità e l’irripetibilità del sacrificio di Gesù, che ha reso di fatto inutili ulteriori offerte di questo tipo», ti associ ad una lettura antiebraica dell’Epistola agli Ebrei che ritengo insostenibile e sulla quale spero di produrre uno scritto entro la fine di quest’anno. Ora anticipo solo che i sacrifici animali erano “inutili” anche prima di Cristo, se venivano presi come “riti magici” e non come simboli: di ciò era ben consapevole sia Davide che i profeti (Salmo 50:12-15; 51:14-17; Isaia 1:11-18; Osea 6:6).
È vero che oggi, in una società sempre più animalista e vegetariana, ci sono enormi difficoltà a comprendere l’Antico Testamento, anche all’interno delle Chiese. Viene allora la tentazione di considerare il tutto come “superato”, così finisce che tagliamo la grassa radice ebraica, anziché innestarci in essa, come è indispensabile per ogni vero cristiano (Romani 11:17-18). Non ci vuole molta conoscenza biblica per capire che Dio non segue i sondaggi: basta pensare al Diluvio (solo una famiglia si salvò), all’Esodo (solo due entrarono nella Terra Promessa) ed a Gesù, che proseguì per la sua strada anche sapendo che sarebbe rimasto solo (Giovanni 6:60-67; 16:32). Meglio allora dissociarsi dalla nostra “perversa generazione” (Atti 2:40) e seguire le istruzioni di Dio per risalire la china, ma senza tentare di fare i furbi, prendendo scorciatoie che non portano da nessuna parte. A me sembra che il primo non Ebreo ad essere battezzato ci sia stato descritto proprio per essere un modello per tutti i Gentili che vogliono appartenere all’Ebreo Gesù, perciò concludo riassumendo “il modello Cornelio” (Atti 10).
1.Se siamo onesti, non ci vuole molto a percepire l’esistenza di Dio da ciò che ci circonda (il creato) e da ciò che sentiamo dentro di noi (la coscienza), come ribadisce Paolo (Romani ).
2.Di fronte alla grandezza di Dio (creato) ed alla sua santità (coscienza) non possiamo sentirci “a posto” e perciò dobbiamo tentare di fare qualcosa, sia confessando la nostra inadeguatezza con la preghiera, sia cercando di mettere in pratica un comportamento corretto (Cornelio aveva “timore di Dio”, faceva “molte elemosine” e “pregava assiduamente”, Atti 10:2).
3.Il paradosso di chi vuole “mettersi a posto”, però, è che più cerca di essere santo e più si accorge di quanto non lo sia: ecco perché Cornelio fu pronto ad uscire dal sistema che aveva faticosamente messo a punto, quando Dio gliene offre l’opportunità (vv. 7-8).
4.Quando Pietro dice a Cornelio che «chiunque crede in Cristo riceve il perdono dei peccati» (v. 43), Cornelio non obietta che lui “non ha fatto niente di male”, ma accoglie il messaggio.
5.Dio dimostra di approvare il pentimento di Cornelio, donandogli lo Spirito Santo (v. 44). Ci sono modi di credere che Dio non solo non approva, ma che giudica severamente (Matteo 3:7-9; Giovanni 2:23-25; 8:30-44). Finché uno non ha ricevuto lo Spirito Santo, perciò, deve scoprire dove sta sbagliando, rispetto ai punti 1-4.
6.Lo Spirito Santo ci assicura al nostro interno che siamo stati perdonati e accolti da Dio, divenuto così nostro Padre per mezzo di Gesù, dandoci la luce e la forza per iniziare un nuovo percorso (Romani 8:9-17).
7.Il centurione Romano Cornelio si rese conto di avere tutto da imparare dall’Ebreo Pietro e perciò, dopo essere stato accolto nella “casa d’Israele” è naturale che si predispose a comprendere sempre più quel mondo nel quale aveva avuto il privilegio di essere accolto (1Pietro 2:2; 1Corinzi 3:1-2; 14:20).
8.Solo dopo il percorso di rinnovamento intellettuale ed etico abbozzato sopra, credo che possiamo cominciare a capire la Legge di Mosè, tentare di farlo prima a me pare un “mettere il carro davanti ai buoi”.
Grazie comunque dei tuoi stimoli.
Fernando De Angelis
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