Testimoni di Geova: Storia, Sociologia, Teologia

Lettura ebraica del Nuovo Testamento

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    Roberto Carson
    Post: 5.668
    Città: AGORDO
    Età: 47
    Sesso: Maschile
    00 11/03/2011 00:03
    Nella cultura ebraica, che importanza ricopre il Nuovo Testamento?
    Secondo l'ottica giudaica, dalla sua lettura si evincono le medesime interpretazione teologiche proposte dal Cristianesimo maggioritario (ad es. Trinità; immortalità dell'anima; inferno; ecc)?
    La figura di Cristo, alla luce del NT, come viene intesa nel mondo ebraico?



    Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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    .:mErA:.
    Post: 484
    Città: NAPOLI
    Età: 33
    Sesso: Maschile
    00 11/03/2011 00:55

    Nella cultura ebraica, che importanza ricopre il Nuovo Testamento?


    Il Nuovo Testamento non rientra nel canone ebraico delle Scritture e non viene studiato nelle accademie rabbiniche.
    E' spesso considerato quale documento importante per la ricostruzione della storia di una comunità religiosa nata dal Giudaismo, in modo non molto diverso dai libri di Enoch e da altri testi non canonici.


    Secondo l'ottica giudaica, dalla sua lettura si evincono le medesime interpretazione teologiche proposte dal Cristianesimo maggioritario (ad es. Trinità; immortalità dell'anima; inferno; ecc)?


    Quegli Ebrei che si cimentano nella lettura del Nuovo Testamento in modo aperto e serio arrivano ad elaborare interpretazioni molto diverse da quelle cristiane. Ci sono però ancora oggi dei rabbini che non conoscono il divario tra Vangelo e fede cristiano-cattolica e perciò parlano "a vanvera" su Gesù.

    Tra gli autori Ebrei che conosco posso citare Pinchas Lapide, Leo Baeck e Jacob Neusner. Tutti e tre ovviamente negano che concetti quali la Trinità e simili facciano parte della dottrina neotestamentaria. Baeck addirittura "osò" riscrivere il Vangelo eliminando quelli che a suo parere sono elementi spurii, e facendo questo dichiarò di aver scoperto il vero Gesù, Ebreo come lui e osservante come lui. Conclusioni simili a quelle di alcuni rabbini di oggi, come Rabbi Riskin che da alcuni è stato erroneamente scambiato per un convertito al Cristianesimo.

    Bisogna capire che quando un Ebreo colto legge il Vangelo il suo approccio è totalmente diverso rispetto a quello di un Cristiano.
    L'Ebreo quando legge di "occhio buono e occhio cattivo", "lievito", "cattedra di Mosè", "Geenna", "amministrare la giustizia", "doglie di parto" e tanto altro si accorge di essere in un contesto del tutto familiare, con termini già noti ed insegnamenti già contemplati dagli antichi Maestri, per cui può interpretare tutti questi vari concetti secondo quanto ha già appreso.
    I cosiddetti Padri della Chiesa invece non avevano questa essenziale conoscenza dell'Ebraismo e spesso interpretarono i termini tipicamente giudaici usati da Gesù alla luce della filosofia greca, e allo stesso modo oggi molta gente leggendo le parole del Nazareno pensa immediatamente alla dottrina cattolica.


    La figura di Cristo, alla luce del NT, come viene intesa nel mondo ebraico?


    Non esiste un parere ufficiale su Gesù di Nazareth, dato che questo personaggio non rientra nella fede ebraica.
    Oggi molti credono che egli sia stato un giovane Rabbi vicino agli ambienti farisaici, quindi più o meno osservante in senso ortodosso.
    Non si può negare però la vicinanza con concetti esseni e enochici che fanno pensare a una possibile provenienza di Gesù alle comunità di mistici e asceti (come Giovanni il Battista, sicuramente esseno).

    Su Gesù esistono tante (troppe) ipotesi diverse e contraddittorie per cui questa figura rimane avvolta nel mistero e ancora oggi non si riesce a rispondere al suo interrogativo: "Voi chi dite che io sia?".

    Shalom.
    [Modificato da .:mErA:. 11/03/2011 00:58]
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    .:mErA:.
    Post: 484
    Città: NAPOLI
    Età: 33
    Sesso: Maschile
    00 11/03/2011 19:01
    David Flusser, studioso ebreo osservante e professore dell'Università ebraica di Gerusalemme aveva questa idea di Gesù (che io condivido):

    "Gesù vedeva nei farisei gli eredi attuali di Mosè e diceva che bisognava seguire il loro insegnamento nella vita. Ciò è comprensibile in quanto Gesù, sebbene fosse egli stesso influenzato indirettamente anche dall'essenismo, in fondo era radicato nell'ebraismo comune non settario, e questa era appunto la concezione e la prassi di vita dei farisei. Sarebbe tuttavia falso definire in senso lato Gesù semplicemente come un fariseo. Anche se la sua critica dei farisei non è così ostile come quella degli esseni (...) tuttavia egli vede i farisei per così dire dal di fuori e non si identifica con loro."

    "L'elemento rivoluzionario - se si vuole - nell'annuncio di Gesù non parte da una critica alla legge ebraica, ma da altre premesse, che non fu Gesù a portare per primo: Egli procede a partire da posizioni che già prima di Lui erano state raggiunte. Su tre punti si produce la rottura: la radicalizzazione del comandamento dell'amore, l'appello ad una nuova morale e l'idea del regno dei cieli.
    Circa 175 anni prima della nascita di Gesù uno scriba ebreo dal nome greco, Antigono di Socho, soleva dire:
    " Non siate come schiavi che servono il padrone per ricevere una ricompensa, ma siate come schiavi che servono il padrone non per ricevere una ricompensa, e il timore del cielo sia su di voi"
    [Modificato da .:mErA:. 11/03/2011 19:03]
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