Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.

Testimoni di Geova: Storia, Sociologia, Teologia

Apostati e verità

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    Roberto Carson
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    00 23/05/2011 23:48
    Domanda ricevuta in redazione

    Signori un mio secondo quesito al precedente fatto alcuni mesi or sono chiedendo

    MA GLI APOSTATI DEI TESTIMONI DI GEOVA DICONO IN QUELLO CHE AFFERMANO SEMPRE E CONTINUAMENTE SOLO BUGIE – CALUNNIE – CATTIVERIE MISTO AD ASTIO CONTRO L’ORGANIZZAZIONE – OPPURE IN QUELLO CHE DICONO E AFFERMANO CONTRO DI VOI ESISTE UN BARLUME ANCHE DI VERITA’???? ANCHE UNA SOLA E SINGOLARE VERITA’!!

    SICURI CHE SI E’ COSI’ CONVINTI CHE QUESTI MENTONO SEMPRE E NON DICONO <> UNA SOLA VERITA’ CONTRO L’ORGANIZZAZIONE? COSI’ CHE QUEST’ULTIMA (UMANA) ASSURGE A PERFETTA?

    CHE PERCENTUALI DI VERITA’CONTRO LE DI BUGIE SI RISCONTRONO NELLE RIVENDICAZIONI DEGLI APOSTATI? Secondo il vostro illuminato parere?

    E per percentuale di verità, mi riferisco alla statistica del padre Abrahamo lì in Genesi cap. 18 versi 23 a 33.

    Gradirei una risposta coerente e non sterili retoriche (troppo ripetute) giustificazioni.

    Arturo Toscani



    Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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    Methatron
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    00 24/05/2011 02:35
    Mha... dal tono mi sembra che una risposta se la sia data già da solo in quanto ritiene aprioristicamente che siano "retoriche" e "giustificazioni" non meglio identificate le eventuali risposte al suo quesito. Non è un atteggiamento favorevole ad un sereno confronto, ma a beneficio dei lettori in ogni modo fornisco una risposta, che non mi aspetto comprenda o condivida.

    In primis l'organizzazione, intesa come istituzione strutturata per adempiere gli scopi che si è prefissa, ovvero la predicazione e l'istruzione biblica, non si ritiene affatto perfetta per cui non ha nessun primato d'infallibilità da difendere.

    In secondis gli apostati costruiscono un manto di malevola malizia intorno a episodi "chiave" interpretandoli come un pervicace atto di malafede nei loro confronti o nei confronti di altri che ritengono irretiti dall'organizzazione. Ora non è tanto questione di mentire spudoratamente, e a volte accade anche questo purtroppo, ma più che altro fossilizzarsi su aspetti che possono anche essere interpretati maliziosamente contro ogni evidenza contraria. Per esemplificare: Lei si è espresso in un modo che non mi è sembrato cristallino e nell'incipit di questo post gliel'ho notificato, supponiamo che lei risponda che in realtà non voleva dare questa impressione perché le sue motivazioni erano tutt'altro. Ora io ho due possibilità: o le do fiducia e le credo, oppure mi incaponisco nell'affibbiarle cattivi motivi, indefessamente mi schiero contro le sue spiegazioni e giustificazioni ritenendole false e tendenziose atte alla mistificazione etc. etc.
    Questo modo di fare può non costituirsi come menzogna, in alcuni casi, ma è un comportamento che non può in alcun modo favorire il dialogo o la riconciliazione. Infatti se io fossi convinto fermamente della sua malafede, ogni cosa che dirà sarà filtrata da questa mia ferrea convinzione e non potrà far nulla per farmi cambiare idea se non desistere. E anche in quel caso troverei da dire persino sulla sua azione di demordere.

    Quale dei due comportamenti le sembra più ragionevole?

    La stessa cosa accade per gli apostati. In un loro atto fideistico, abbastanza infantile e contro ogni evidenza contraria, credevano che l'organizzazione che avevano abbracciato fosse una sorta di oracolo che dispensasse loro infallibilità e certezze assolute. Di fronte ad errori procedurali o manifestazioni di banale imperfezione umana, costoro si sono sentiti traditi e il loro concetto di granitica certezza si è dissolto come un sogno. La realtà è stata una sorta di scomoda indeterminazione che invece di essere usata per accrescere la propria fede e maturare un proprio percorso individuale ha accresciuto quel senso di smarrimento portandoli alla convinzione di essere stati ingannati, fuorviati o irretiti da bugie e menzogne. Bugie e menzogne che non sono mai state tali, bensì solo il frutto di una fede non riposta correttamente.

    Naturalmente questo è solo uno dei percorsi apostati. Molti diventano apostati perché non in grado di perseguire una condotta casta e fedele anche in circostanze disagevoli, oppure perché ritenevano troppo rigide alcune norme comportamentali. In un processo di giustificazione delle proprie azioni hanno preferito dare dei falliti a chi vi riusciva e così sentirsi alleviati dal peso morale di un fallimento personale verso quelle norme che in precedenza avevano abbracciato anche con sincero amore e zelo.

    Con questo non voglio né vogliamo giudicare nessuno, anche un apostata può redimersi e tornare in sé, chiunque può sbagliare e rendersene conto, ma lasciamo che a parlare siano i fatti. Gesù disse che un albero si sarebbe giudicato dai frutti e non dalle radici. Le sconsiglio di frequentare certi lidi, ma se l'ha fatto non può negare che l'atmosfera che si respira è assolutamente priva di amore, ma satura di acrimonia, livore, nequizia che trasudano tutto il frutto che l'apostasia porta con sé. Provi ad entrare in una sala del regno o frequentare questo come altri forum e credo che la differenza si avverta già dalle prime letture o dal primo sorriso che uno sconosciuto le offrirà semplicemente perché è entrato.

    Per fare un altro esempio di meccaniche dominanti di pensiero apostata: anche in questo semplice e genuino atto di ospitalità l'apostata costruirà un'oscura macchinazione volta alla circuizione dell'ignaro visitatore descrivendo una tecnica meglio denominata come "love booming". Pensi che sono Testimone da 20 anni e questo "love booming" non si è ancora affievolito: cosa dice sarà perché il gesto e il sorriso che mi hanno offerto allora era genuino o per 20 anni hanno mentito spudoratamente solo per irretirmi? Credo che la risposta sia molto semplice, ma le assicuro che c'è chi è disposto a credere alla seconda scellerata ipotesi. E' una menzogna e una bugia affermare questa assurdità? Forse non nel senso tecnico del termine, ma è un comportamento che qualsiasi igienista mentale configurerebbe come preoccupantemente patologico.

    Che la sapienza sia giusta è dato dalle opere e i Testimoni di Geova sono contenti che l'amore, la gioia, la pace, la bontà, la fede, la mitezza, la benignità, la longanimità e la padronanza di sé siano i tratti caratteristici delle anime che si lasciano plasmare dall'insegnamento biblico. Per tutti gli altri sperano e speriamo vivamente che alla fine ne riconoscano i frutti e sappiano discernere tra chi pratica la genuina verità e chi invece se ne costruisce artificialmente una.

    [Modificato da Methatron 24/05/2011 02:40]
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    Walter.Simoni
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    00 24/05/2011 10:06
    Re: Domanda ricevuta in redazione
    Roberto Carson, 23/05/2011 23.48:


    MA GLI APOSTATI DEI TESTIMONI DI GEOVA DICONO IN QUELLO CHE AFFERMANO SEMPRE E CONTINUAMENTE SOLO BUGIE – CALUNNIE – CATTIVERIE MISTO AD ASTIO CONTRO L’ORGANIZZAZIONE – OPPURE IN QUELLO CHE DICONO E AFFERMANO CONTRO DI VOI ESISTE UN BARLUME ANCHE DI VERITA’???? ANCHE UNA SOLA E SINGOLARE VERITA’!!...

    Arturo Toscani




    Egr. Signor Toscani,
    desidero rispondere a questa domanda, ponendole una riflessione.
    Legga il brano di Genesi 3:1-6 che le incollo di seguito:
    Genesi 3
    1 Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». 2 Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3 ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». 4 Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». 6 Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò.
    (CEI)


    Quando satana formulo' la sua domanda a Eva, diceva o no la verita'? Dio aveva detto o non aveva detto che non dovevano mangiare il frutto?

    Veda, il punto non riguarda la verita' o meno, ma l'atteggiamento astuto, l'abilita' nello strumentalizzare un'ipotetica verita' di base, per raggiungere uno scopo subdolo e malevolo.

    Faccia dunque le sue opportune riflessioni al riguardo, e consideri - come sapra' bene - che per sua natura l'uomo tende a giustificarsi, a gettare la colpa sugli altri, divenendo "vittima" della situazione.
    Questo atteggiamento nasce con l'essere umano, tant'è che gli stessi bambini tendono sempre a dire "è colpa sua, mi ha spinto!" ... trascurando la parte di torto che ha indotto l'altro a dare lo spintone.

    E' da 40 anni che sono un tdG, e la stragrande maggioranza dei disassociati li ho visti rientrare nell'Organizzazione, grati della disciplina ricevuta. Persino mio figlio, dopo 12 anni di allontanamento dalla Congregazione, oggi è di nuovo tra le file dei tdG. Ma una cosa che ho potuto osservare è che, tutti i fuoriusciti per atteggiamento apostata, sono rimasti fuori. Nella maggioranza dei casi la loro "apostasia" non era altro che un modo per occultare i veri motivi della loro ribellione: un peccato nascosto, il desiderio di indipendenza assoluta, ...

    Arrisentirla.



    Walter Simoni

    walter.simoni@yahoo.it
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    Roberto Carson
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    00 24/05/2011 19:43
    Replica del Sig. Arturo Mosconi



    “UNICUIQUE SUUM NON PRAEVALEBUNT”



    Signori



    Per ritenermi garbato nei vostri confronti, dirò che, non sono stato chiaro nell’esporvi la domanda e non, nel ritenere che, non avete voluta intenderla come nella logica dovevasi.



    Le vostre elucubrazioni, sono encomiabili, specie sulla “dotta” e retorica disquisizione, dei primi due ed unici interventi, dove mi pare capire, che NON c’è niente di vero e meritevole nelle considerazioni di un apostata, anche in un SOLO di questi.



    La statistica di Abrahamo con Geova mi pare non ha insegnato gran che, dato che è stata completamente ignorata da voi.



    Mi trovo ampiamente d’ accordo con voi e con i Testimoni di Geova nel ritenere che un’alta percentuale di apostati non sono meritevoli di attenzione. E’ evidente ciò, com’è lo è per la Chiesa Cattolica Romana, che non avvalla a rigor di dottrina, le posizioni di apostati, quali: gay, pedofili, adulteri, impenitenti (?) e arroganti, i quali troppo soventemente rivendicano diritti non leciti in campo prettamente religioso.



    Ecco così, che la statistica enunciata in Genesi 18, venie in soccorso..., ma ahimè voi l’avete completamente elusa, diciamo così, per “ragion di stato”.



    Alla domanda posta dovevate semplicemente rispondere con un Si o un NO..., il di più è del malvagio, direbbe il “buon fedele cristiano testimone di Geova”.



    Ma visto che così non è stato,voglio evidenziare una piccolissima percentuale di apostati oggetto di, molta, ma molta, riflessione.



    Non disquisisco se è giusto chiamarli “apostati” (cercherò di adeguarmi alla “ragion di stato”) o più coerentemente “eretici”, so che quest’ ultimo aggettivo è molto amato e caro sulla vostra letteratura, dove si addita differenti “eretici” del periodo “rinascimentale” come esponenti di “sofferta ed eroica” religiosità...; ancora oggi leggo che, Russell, fu l’ ultimo di questi “eroici eretici”.



    Nell’ambito attuale, la contestazione (apostasia o eresia), va collocato per particolari episodi differenti ed unici (non tutti gli apostati sono coerenti), una percentuale bassissima (Genesi 18) ma molto significativa e degna di estrema riflessione e quindi di approfondimento.



    Un episodio singolare, di una persona testimone di Geova, che voglio descrivervi a mò di “parabola” (“Illustrazione”- Matteo 13:13) è riferito ad un: “monsignore”.



    Questo monsignore “dissidente” non richiamò l’attenzione della grossa pubblica opinione sui forum o sui giornali e scrivendo libri (vi è sempre una bassissima percentuale di “onesti apostati” - Genesi 18) per lo stile della sua dignità di cui fu capace, ma la sua situazione TURBO’ ed AVVINSE e COMMOSSE quei POCHI dell’ambiente vaticano (?) che furono al corrente dei suoi antefatti.



    Il fatto:

    Era gloriosamente regnante da oltre due anni Giovanni XXIII (?). L’autunno romano volgeva al termine, punteggiato da fragorosi temporali notturni e da lunghi scrosci di pioggia pomeridiani che rinfrescavano sempre più l’aria.

    Il traffico era mostruoso e tutto uccideva nella capitale, scorreva lento, ingolfato al mattino su tutte le strade che a raggiera, dalla periferia, collegava il centro e piazza San Pietro.

    Ebbene alcuni automobilisti meno distratti, tra quanti solitamente transitavano ogni giorno lungo il colonnato del Bernini per recarsi in ufficio, notavano proprio al centro della rotonda all’ingresso della piazza, un attempato monsignore vestito di tutto punto da prete, in tempi già da clargymen, un prelato, col rigido cappello lucidissimo da monsignore di curia, occhiale a stanghetta e borsa di pelle nera nella mano sinistra, era immobile in mezzo a quel cerchio assediato dal traffico con lo sguardo fisso lassù, alla FINESTRA dello studio del papa.

    Quegli stessi meno distratti automobilisti, tornando a casa dopo l’ufficio, ripassavano per la piazza e scorgevano ancora il vecchio monsignore al solito posto, immobile a fissare quella FINESTRA dello studio del palazzo apostolico.

    Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, con qualsiasi tempo, l’ enigmatico monsignore era lì presente, lo stesso sguardo fisso alla finestra del papa.

    In pieno inverno, con la pioggia sferzante, automobilisti attenti, potevano guardare, incuriositi, a pochi metri di distanza quello strano prete immobile, le scarpe sfondate nell’acqua, con un sdrucito impermeabile mero e una vecchia sciarpa, ritto sotto l’ombrello fradicio, con la solita borsa nera nella sinistra e gli occhi, da dietro le lenti rotonde, spalancati, febbricitanti a fissare ancora lassù sempre quella finestra.

    Qualcuno oltremodo attento e sensibile, fra gli automobilisti, intuì il dramma, dietro la fissità spiritata di quegli occhi, nel volto devastato dalla febbre e dal gelo di quel vecchio prete, in quegli abiti severi indossati con disperata dignità e ormai consunti dalle intemperie e non si sbagliò.

    L’ “apostata contestatore” era un monsignore che da età immemorabile prestava la sua attività in un antico dicastero ecclesiastico (?), lavorando con scrupolosa, cocciuta precisione nel mare di scartoffie della sua sezione, dalle otto e trenta alle quattordici e trenta di ogni giorno e pretendendo dai suoi collaboratori quella stessa precisione, quella stessa pedante scrupolosità nel lavoro che era diventata in anni ed anni di permanenza in quell’ ufficio tanto che vi si era invecchiato) una norma fondamentale della sua vita.

    Probabilmente, dopo aver servito ben tre pontefici (?) in tempi così diversi dagli attuali, sentì, suo malgrado, qualche contraccolpo (apostasia-eresia) nel deciso cambiamento di rotta dei migliori intendimenti e raffinamenti spirituali (?) della chiesa, e nell’incalzante metamorfosi delle strutture sotto i soffi impetuosi delle migliori stravolgenti (letteralmente) direttive (?).

    Certamente la sua “arcaica” persona divenne facile e preferito bersaglio degli “ULTIMI ARRIVATI” (alcuni gli diedero persino i nomi di: ...; preferisco non scriverli) sulla cresta dell’onda dei migliori intendimenti e raffinamenti dottrinali e organizzativi, fatto è che un brutto giorno di inizio settembre (?), al monsignore fu notificato l’esonero dal suo incarico.

    Il provvedimento del “comitato giudiziario” (come ben conoscete essere tra i TDG) fu irrevocabile (lo capì subito il vecchio prete-funzionario) che in tanti anni di devoto lavoro aveva imparato a soppesare a colpo d’ occhio l’ importanza di una “sentenza” di un comitato giudiziario.

    Ma non volle darsi per vinto.

    Così tutte le mattine, ben rasato e in ordine, con la sua borsa di pelle nera in mano, lasciava la sua abitazione come per recarsi in ufficio (?) e per andare in realtà a trascorrere le sue ore di lavoro, con la puntualità di un cronometro, ritto, in piazza San Pietro (?) a fissare la finestra del papa, per protestare, in dignitoso rispetto, contro un provvedimento da lui ritenuto INGIUSTO, e sperando con accorta convinzione che un giorno il papa (?) si sarebbe accostato ai vetri della finestra e avrebbe visto laggiù nella pioggia o nel sole, la piccolissima figura nera di quel prete rivolto a lui.

    Ma il papa, non si avvide del monsignore, le settimane e i mesi trascorsero lenti, infuocati, gelidi, piovosi, prostrando la salute del vecchio e fedele prelato, fedele suddito “Regno”, ma: dimenticato dal suo sovrano.

    Fu che, quel meraviglioso congegno su cui oscilla in equilibrio la ragione umana, si spezzò d’un tratto nell’intelletto consunto del vecchio prete, che improvvisamente e irreparabilmente impazzi.

    I soliti più attenti automobilisti bloccati nella marea di traffico intorno alla rotonda davanti piazza San Pietro, notarono un giorno qualche cosa di nuovo in quel circolo disegnato dal cemento: il vecchio, stravagante, assurdo monsignore, NON c’era più.

    Forse furono i soli ad accorgersene.

    Lassù dietro quella FINESTRA (?) la vita di tutti i giorni continuava, sempre, come da sempre.

    Trascorrerà un buon ventennio e la sentenza del “comitato giudiziario” sarà rammaricata in pubblico dal CO di turno e dagli anziani di terza generazione, anch’essi “ULTIMI ARRIVATI” davanti a molti astanti ..., “come eccessiva” e, si dirà ancora che: “...quel comitato esagerò nel giudizio”, affermando ancora che: “... se fosse oggi (??) certamente non sarebbe stato giudicato così...(??)..., perché oggi l’organizzazione è...?; preferisco non scriverlo perché avvilente)”; ma del povero monsignore Testimone di Geova, dopo oltre venti anni, non si seppe più nulla, inghiottito nella notte della propria follia.

    Spesse volte tra alcuni Testimoni di Geova, entrando nella sala del regno (o se desiderate, per rimanere nella storiella: attraversando piazza San Pietro) a quei pochi ai quali fu nota la triste vicenda, parrà rivedere seduto nelle ultime file in congregazione, la nera figura di un prete monsignore, immobile, fisso e silenzioso a con la sua borsa di pelle nera egli occhiali tondi, ascoltare attento, quegli oratori sulla FINESTRA del podio.

    Ci conobbe, tra i fratelli in sala, e visse la tristissima vicenda del monsignore, solo per “ragion di stato” tirarono dritto e allungarono il passo..., ma con un brivido sottile, profondo, nella loro schiena e una improvvisa tristezza nel cuore.

    Matteo 11: 15.

    Ripropongo la statistica di Genesi 18, chiedendo: MA GLI APOSTATI IN CIO’ CHE ASSERISCONO ED AFFERMANO DICONO “UNA SOLA” VERITA’ ? O HANNO SEMPRE TORTO AFFERMANDO SOLO BUGIE ?

    arturotoscani@hotmail.it

    Cordialità




    Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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    Roberto Carson
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    00 24/05/2011 19:54
    Chiedo solo una gentilezza al Sig. Toscani, di far si che le sue eventuali reoliche siano più corte, in modo tale da non renderne la lettura pesante.

    Grazie.



    Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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    Methatron
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    00 24/05/2011 22:27

    Per ritenermi garbato nei vostri confronti, dirò che, non sono stato chiaro nell’esporvi la domanda e non, nel ritenere che, non avete voluta intenderla come nella logica dovevasi.



    Non si preoccupi sia pure sgarbato, non ci offendiamo, anche perché la sua logica è abbastanza pencolante.


    Alla domanda posta dovevate semplicemente rispondere con un Si o un NO..., il di più è del malvagio, direbbe il “buon fedele cristiano testimone di Geova”.



    Se permette alla domanda rispondo come credo sia giusto altrimenti può farsi le domande davanti allo specchio e sentirsi dire ciò che più le aggrada. Inoltre da come è formulata la domanda rispondere con un secco si o no è alquanto riduttivo e di difficile comprensione. Lasci stare "il buon fedele cristiano testimone di Geova" il quale sa benissimo cosa intese Gesù quando disse le parole che cita perché le applica in modo arbitrario e decontestualizzato, non c'entrano nulla con l'argomento. Ma questo credo lo sappia bene.

    Una metafora di sicuro impatto emotivo narra laconicamente tra le righe, ma vede questo non ha nulla a che fare con l'apostata o l'eretico. Un testimone di Geova non cessa d'esser tale per burocrazia o ragion di stato. Nel suo atteggiamento non c'è affatto la triste rassegnazione del monsignore che descrive, ma solo un atteggiamento ostile e ribelle. Ognuno può intraprendere il cammino della riforma, ma sono i modi che definiscono ciò che siamo. Un apostata è un settario per definizione, non un umile servitore che cerca di portare all'attenzione qualcosa d'importante. Per cui la storiella che narra così come l'episodio narrato nella Genesi non hanno nulla a che fare con gli apostati e la nostra non è un'elusione, bensì una constatazione di fatto della non pertinenza di questi eventi sulla questione che pone.

    In questa risposta come nelle precedenti non c'è nessuna retorica sentimentalista, nessuna elusione premeditata né tanto meno chiusura verso visioni differenti la propria, ma solo la semplice evidenza che il frutto che gli apostati raccolgono nulla ha a che vedere con quello dello spirito.

    Poi possiamo raccontarci tutte le storie che vogliamo per strappare qualche consenso: che ne dice, in contraltare alla sua, del sacrificio di Nabot che per non vendere una vigna e non scendere a compromesso con se stesso e con i suoi principi ed essere ubbidiente, per un capriccio del Re ci rimise la vita quando da lì a non molto tempo dopo per "ragion di stato" quell'ubbidienza a quel precetto fu deciso diventasse superflua? E' abbastanza somigliante alla metafora del monsignor (anziano?) Testimone? Questa però è assolutamente vera nella sua drammaticità.

    La differenza, come in tutte le cose, è la proiezione, la visione nitida della verità che solo la fede può offrire. E' come viviamo la nostra vita al presente, nelle decisioni che ci sono poste oggi, che viene misurata la nostra statura spirituale, che faranno echeggiare le nostre gesta nell'eternità o che avvampando si consumeranno nei roghi dell'orco. Che le nostre decisioni siano giuste è dato dalle opere: segua i frutti e non sbaglierà mai.
    [Modificato da Methatron 24/05/2011 22:33]
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    (Gladio)
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    00 25/05/2011 18:40
    Vede Sig Toscani,di apostati veri e propri ve ne sono pochissimi.

    Tale aggettivo però sembra piacere a tutti quelli che escono volontariamente o vengono allontanati dalla congregazione perchè tale titolo in qualche modo li riveste di una dignità perduta.

    Identificarsi come apostata ,per un fuori uscito è come darsi una patente di credibilità davanti a tutti e sotterrare i veri motivi per cui non sono più Testimoni Di Geova quindi la buttano sull'ideologico,diventano fini conoscitori del grego antico e delle lingue semitiche.......padroneggiano l'ermeneutica per smontare le nostre dottrine.
    Peccato che tali persone non si rendono conto.o magari si rendono conto benissimo di essere quella ..carne da cannone ,insomma la soldataglia Napoleonica mandata al macello dal suo generale per conseguire la sua sete di potere e dominio .

    Stia con quelli che si definiscono apostati ,li frequenti...non sia mai caso che si dovesse rendere conto che fanno riferimento a qualche altra organizzazzione o struttura che li supporta per le loro battaglie,organizzazzione certamente non governativa che usa queste persone per tentare di mettere in cattiva luce i Testimoni di Geova.

    Vede,la stragrande maggioranza dei nostri ex membri conducono una vita propria senza reminiscenze o astio e si occupano di altro piuttosto che di organizzare seminari e conferenze poi miseramente deserti o con pochissimo seguito.

    Forse non lo sà....queste persone si sono così incallite che pensano di farci causa.

    Siamo lieti di non averli più tra noi sig Toscani.

    Le organizzazzioni che non espellono hanno problemi al loro interno molto più gravi dei nostri.

    Saluti
    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
    forum Testimoni di Geova




    Nella vita non ci sono problemi ma.....soluzioni.
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    Roberto Carson
    Post: 5.668
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    00 25/05/2011 18:49
    Ulteriore e-mail dello stesso utente

    Caro Methatron

    penso che hai capito poco o niente di quello che ho scritto, come ritengo della tua fede. Senza dubbio tra qualche anno intenderai di più.

    Tuttavia ci tenevo a dirti che il "monsignore" della "parabola" della "storiella" ero IO: oggi sotto lo speudonimo di Arturo Toscani.

    Un ultima cosa, hai scritto che il mio e: "un atteggiamentgo ostile e ribelle"; non è così te lo assicuro! questa affermazione è calunnonisa e da te, da un TDG non lo accetto.

    Un eretico (Serveto), che guarda caso venne bruciato vivo da un' altro eretico (Calvino) scrisse un trattato sulla "Tolleranza" ..., noto che questo termine che, personalmente ritengo offensivo e denigrante per la stessa persona e la fede , NON è mai presente nella vostra dottrina.
    Chissà, fra 100 anni, se Armghedon tarderà, qualcosa cambiera anche tra i TDG.

    Il "monsignore" Arturo Toscani.



    Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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    Methatron
    Post: 377
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    00 25/05/2011 19:00

    Caro Methatron

    penso che hai capito poco o niente di quello che ho scritto,



    Può essere.


    come ritengo della tua fede. Senza dubbio tra qualche anno intenderai di più.



    Questo è scontato. La fede è un cammino in continuo mutamento, non è la cristallizzazione di fredde dottrine, ma un processo interiore di arricchimento continuo: ci sarà sempre da capire e intendere più profondamente.


    Tuttavia ci tenevo a dirti che il "monsignore" della "parabola" della "storiella" ero IO: oggi sotto lo speudonimo di Arturo Toscani.



    Lo immaginavo.


    "Tolleranza" ..., noto che questo termine che, personalmente ritengo offensivo e denigrante per la stessa persona e la fede , NON è mai presente nella vostra dottrina.



    Non è presente la tolleranza della nequizia e dell'illegalità così come non le tollerava il nostro Signore.


    Chissà, fra 100 anni, se Armghedon tarderà, qualcosa cambiera anche tra i TDG.



    Questo lo credo anch'io.
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  • bruciolis
    00 25/05/2011 19:33
    Re: Domanda ricevuta in redazione
    Roberto Carson, 23/05/2011 23.48:



    MA GLI APOSTATI DEI TESTIMONI DI GEOVA DICONO IN QUELLO CHE AFFERMANO SEMPRE E CONTINUAMENTE SOLO BUGIE – CALUNNIE – CATTIVERIE MISTO AD ASTIO CONTRO L’ORGANIZZAZIONE –



    caro Arturo Toscanini
    (di quello vero ho visto i funerali alla tele nel '57),
    solitamente non rispondo più a questo tipo di domande
    dato che già so l'appartenenza, ma 'sta volta faccio uno "strappo
    alla regola" e rispondo con un'altra domanda:
    secondo te, il Q.I. di chi fa trascorrere trenta o passa anni
    per capire gli "imbrogli" che gli propinerebbe la WT,
    sarebbe in grado di indirizzarlo a dire delle verità con gentilezza?
    forse dovranno trascorrere altri trent'anni...!
    by
    bruciolis






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    Roberto Carson
    Post: 5.668
    Città: AGORDO
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    00 26/05/2011 18:22
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    Attento e riflessivo è Gladio

    Egli nel suo scritto non da ragione agli apostati ne si pone, come la maggior parte dei TDG, come ha fatto nella sua magra apologia Methatron, sulla difensiva.

    Eccellente Gladio.

    Tuttavia non è stata data risposta alla mia iniziale domanda.

    Permettetemi che lo faccia io.

    Concordo ampiamente con il riflessivo Gladio nel dire che, vi sono apostati ed apostati. La maggioranza d’essa e sicuramente per la Geenna, e li andranno a finire. Ma 1 su 1000, come diceva quel cantante bolognese: “c’è la farà”.

    In che senso?

    Brevemente, come vuole Carson:

    In una organizzazione umana (gestita da uomini) quale quella dei TDG e facile, dato i tempi, attriti ed incomprensioni ma anche dell’ altro... (per non approfondire), purtroppo sfociano in problemi seri, anche gravi se non gravissimi sotto l’aspetto dottrinale, ma comunque risolvibili da ambo le parti, come la benignità (Methatron leggi: tolleranza)..., spesso però ciò non avviene! Ed il perché è riconducibile a vari fattori....

    Tra i TDG il senso della giustizia divina è molto forte e sentita, questa giustizia e sicuramente sublime, MA quando ad amministrarla sono degli uomini, non è più divina, anche se la si vuol ricondurre ad essa. Ecco quindi che la giustizia umana, amministrata da uomini (qualificati o meno) subentra prepotente nel decidere e nel non tollerare, nel non mostrare benignità. Beninteso ci sono elementi che la benignità non la vogliono, bene è una loro scelta e questi andranno ad ingrandire le file degli apostati reietti la dottrina e la fede.

    Ma che ne sarà di quell’ 1 per 1000 (Genesi 18) quando affermerà la sua posizione, affermerà costui sempre BUGIE o riferirà egli la VERITA’ su una particolare circostanza.

    Bene se questo tizio, apostata, afferma cose VERE e non ciarlatanerie, bene allora cari amici bisogna anche rivedere qualcosa tra noi, ciò per due fondamentali motivi, Primo: perche quel comitato giudiziario il primo (il nostro monsignore non ricorse in appello) sentenziando, produsse un AVANZO della giustizia umana e non certamente della giustizia divina che NON ci fu mai in quel consesso. Secondo: ciò che il monsignore affermò di vero, nulla fu ritenuto tale ... (mi fermo qui).

    Il SAGGIO monsignore, impazzito, non si vuol giustificare affatto, né nulla rivendica oggi, ma rispolverando Ecclesiaste 7:7, concludete un po voi!

    Se sentite in futuro che, qualche apostata dice, stradice, riferisce, accusa etc. etc. ... prima di sparare idiozie e scendere ai loro livelli, o sputare sentenze apologetiche alla “Methatron maniera”..., riflettete, valutate, meditate (atto puramente fisiologico di parlare a se stessi) ..., e soprattutto se siete veri cristiani TDG, quale asserite di essere: pregate per loro, e maggiormente per voi per non divenire un giorno come loro.

    Arturo Toscani.



    Per contatti: roberto.carson@tiscali.it