Domenica mattina, una chiesa di Spoleto affollata per la messa di mezzogiorno e dal pulpito il parroco predica la sua omelia che tocca il caso di Sara Scazzi la giovanissima ragazza uccisa quasi un anno fa ad Avetrana.
Dice il parroco che nonostante il "signor zio", lo chiama proprio così, "abbia dato molte versioni dei fatti e si capisce che è una persona semplice, con poca istruzione, ha però buoni principi, perchè mentre gettava il corpo della ragazzina nel pozzo ‘segnava' il cadavere con il segno della croce e recitava una preghiera."
Di buoni principi il signor zio, continua il parroco, perché la ragazza, essendo testimone di Geova non era battezzata e quindi, lui il signor Michele, cercava di salvarle l'anima.
Non le dico gentile direttrice che sconvolgimento hanno provocato in me quelle parole, non approfondisco il mio punto di vista e ogni lettore potrà trarne, se lo riterrà opportuno le proprie considerazioni.
Che Dio mi perdoni.
Credo che secondo la giustizia degli uomini, il processo è aperto e saranno i giudici a stabilire, forse, i colpevoli secondo le nostre leggi.
Secondo la giustizia di Dio, nessuno di noi può sapere quale metro userà Lui, possiamo solo supporre, e ci piace farlo perché in questo sta la grandezza della religione cristiana, che nella sua infinita bontà perdonerà tutti, come ci ha raccontato Gesù.
Ho voglia di andarmene e di sbatter la porta, ma in chiesa come si fa a sbattere la porta?
Intanto il parroco chiude l'omelia dicendo che il Signore non ha più piedi per andare in Palestina, non ha più le mani per gesticolare, non ha più la bocca per comunicare con noi.
Il Signore, insomma, ora parla ai fedeli attraverso la bocca dei parroci.
Ma anche no.
Fonte:
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