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Non siate eccessivamente ansiosi!

Ultimo Aggiornamento: 07/06/2009 15:57
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07/06/2009 15:54

discorso di Ed Algin, Betel di Brooklyn
Nel nostro Ministero del Regno del settembre 1987 vien detto: “La Torre di Guardia e Svegliatevi! hanno fornito informazioni e consigli su problemi medici e su come rispettare la legge di Dio sul sangue. Hanno anche riportato articoli equilibrati e scritturali su fobie, depressione e altri problemi di carattere emotivo. Si tratta di articoli preparati per informare, che non sostengono però un certo tipo di diagnosi, terapia, medici, consulenti, o centri medici, perché in questi campi ognuno deve decidere personalmente”.

Quindi in concomitanza con quello che è stato detto, questo discorso non ha lo scopo di raccomandare una cura specifica o di emettere una diagnosi tesa a fare pubblicità ai propri prodotti o a quelli degli altri. In realtà la maggior parte delle citazioni sono prese direttamente dalle pubblicazioni della Società. Tenuto conto di ciò: Di cosa siete veramente preoccupati? Siete disoccupati? Avete dei grossi debiti? State forse lottando voi o qualcuno della vostra famiglia contro una grave malattia? Forse la vostra vita familiare è attualmente sottoposta a forti pressioni? Oppure siete preoccupati dal momento che non riuscite a trovare un coniuge, o magari aspirate a divenire servitori di ministero o anziani e non venite ancora nominati? Qualche componente della vostra famiglia ha per caso lasciato la verità? Siete preoccupati a motivo di sensi di colpa per ciò che è accaduto in passato o per errori che avete commesso, che non potete dimenticare e non riuscite a perdonarvi? Forse vi preoccupate eccessivamente per il futuro, di come si svilupperanno o andranno a finire certe cose o certe situazioni. Oppure avete un complesso di inferiorità o la sensazione di essere inutili e avete una scarsa opinione di voi stessi. Questo può causare una ansiosa preoccupazione!

Forse la vostra preoccupazione è di natura spirituale e state lottando per ottenere un requisito da sviluppare, per superare e vincere qualche difetto. Può darsi che siate preoccupati per qualcosa che non ho menzionato, qualche cosa che solamente voi sapete! Qualunque sia la vostra situazione, se avete bisogno di ricevere una forza di grande intensità per risolvere i vostri problemi, c’è una buona notizia per voi:

POTETE FARCELA, È POSSIBILE!

Vi chiederete… “Come?” Ebbene c’è un’unica e poco letta scrittura nel mezzo della vostra Bibbia, benché la Società l’abbia usata e spiegata nelle sue pubblicazioni. Una scrittura, che una volta letta e capita, potrebbe essere per tutti noi una potente arma contro ogni forma di ansiosa preoccupazione ed amarezza; la scrittura è quella di Proverbi 15:15.

Mentre la leggiamo notate che qui sono identificati due differenti tipi di persone: “Tutti i giorni dell’afflitto sono cattivi; ma chi è buono di cuore ha un banchetto continuo”. Ci sono quindi due tipi di persone: l’afflitto e colui che è buono di cuore. In alcune lingue, buono di cuore viene tradotto “allegro di cuore”.

L’afflitto è la persona che ha una veduta insana o negativa della vita, in particolare della propria vita e delle cose che gli sono accadute; colui che invece è buono o “allegro” di cuore, è la persona che ha una sana e positiva veduta della vita.

Ciò che rende unica questa scrittura è il fatto che la maggioranza di noi non è abituata a pensare in questi termini della vita. La maggioranza di noi pensa in termini di felicità “relativa” o “condizionata”. Questo significa che: “Sarò felice finché sto bene e le cose mi vanno bene, ma se si presentano difficoltà nella vita, mi sentirò preoccupato, ansioso, depresso, colpevole ecc.!” In altre parole, condizioniamo la nostra felicità al fatto di non avere problemi. Per noi la felicità dipende dal fatto che tutte le cose ci vadano bene.

Eppure solo chi impara ad essere in pace con se stesso, anche nel mezzo dei problemi, è realmente felice. Proprio come dice la scrittura, questo è colui che ha un “continuo banchetto” anche in mezzo a varie difficoltà! Perché? Perché ha condizionato la sua felicità a qualcosa di diverso dalle circostanze esteriori. In altre parole la sua felicità viene da dentro, viene dalla bontà o allegrezza del suo cuore! Ha poco a che fare con il luogo in cui si vive, se si è ricchi o poveri, sani o ammalati, giovani o vecchi, sposati o celibi, anziani o servitori di ministero, pionieri o proclamatori. Ha piuttosto a che fare con i nostri pensieri, con l’imparare il ‘modello’ di sani pensieri scritturali che ci rendono persone di cuore buono, di cuore ‘allegro’.

Qualora ci troviamo di fronte a problemi che potrebbero deprimerci, preoccuparci o renderci ansiosi, non dobbiamo lasciare che questi ci facciano autocommiserare; oppure procurarci tristezza o sensi di colpa; né farci sentire frustrati. O peggio ancora, che ci facciano sviluppare la tendenza a scaricare la colpa su altri! Perché così facendo, stiamo creando la nostra infelicità!

Al contrario dovremmo fare questo ragionamento produttivo: “Se mi trovo in un problema che io non posso cambiare o migliorare, cosa posso fare per mantenermi felice nonostante la situazione? Non sceglierei mai ovviamente di mettermi in questa situazione. Ma dal momento che mi ci trovo, come posso divenire una persona di cuore allegro? O come posso allenare la mia mente per avere un continuo banchetto?” La risposta a quest’ultima domanda è l’arma per uccidere l’eccessiva preoccupazione!

Sulla scrittura di Proverbi 15:15 potrete saperne di più leggendo le seguenti pubblicazioni: w76 p.421; w78 1/8 p.3; w83 1/6 p.13;g82 8/2 p.9; g82 22/7 p.13; g92 8/10 p.4

Arrivati a questo punto qualcuno di voi potrebbe pensare: “No, questo è impossibile? Nessuno può essere felice se ha problemi, a meno che questi non vengano prima risolti!” Ebbene sto pensando a Qualcuno che invece ci è riuscito e che tuttora ci riesce! Qualcuno che sa come rimanere felice anche quando le cose vanno male. Qualcuno che sulla sua strada ha incontrato gravissimi problemi da superare. Problemi che avrebbero influito su di Lui e sui suoi cari. Ma che nonostante tutto, ha sempre mantenuto inalterata la sua gioia e la sua pace! Probabilmente avrete già indovinato di chi sto parlando: sto parlando di Geova Dio!

Ma soffermiamoci un attimo a considerare quanto segue: Se voi o io venissimo confrontati con circostanze simili a quelle in cui Geova si è venuto a trovare, quale sarebbe il nostro stato d’animo? Supponete di essere stati accusati di un grave peccato da qualche membro della congregazione, un peccato per il quale potreste venire addirittura disassociati! Voi sapete di essere innocenti, ma tutti gli altri hanno dei dubbi.

Gli anziani stanno cercando di accertare come stanno le cose. Alcuni dei vostri amici cominciano a guardarvi con occhi diversi. Una grossa parte della congregazione ha cominciato ad esternare sottovoce i suoi timori e molti di loro sono convinti che siete colpevoli! Potete immaginarvi in quale stato di ansiosa preoccupazione verreste a trovarvi? Almeno fino a quando non avrete potuto dimostrare la vostra completa innocenza e veniate pubblicamente scagionati da ogni accusa!

Ma supponiamo che la vostra innocenza non venga subito riconosciuta. Che quella incresciosa situazione in cui vi trovate stia durando settimane, mesi o addirittura che duri da 6000 anni. Tanti sono infatti gli anni che Geova ha vissuto in questa situazione! Nella quale la sua sovranità e la sua reputazione sono stati messi spudoratamente in discussione da molte creature. Alcune di esse lo considerano tuttora colpevole! Dal suo nome non è stato ancora tolto il biasimo! Eppure, Geova procrastina per questo la sua felicità? O dice: “Non mi sentirò tranquillo finché non sarà tolto il biasimo dal mio nome”? Assolutamente no!

Geova è ovviamente interessato a purificare il suo nome e lo farà immancabilmente! Ma non per questo rinuncia o rimanda la sua gioia e la sua felicità! Pur essendo implicato nella più grande contesa universale Geova rimane il ‘felice Dio’, benché tale contesa non sia stata ancora risolta! Lui non ha paura. Lui non è depresso. Lui non si commisera con espressioni del tipo: “Povero me” o “Ah! Se Adamo non avesse peccato non mi troverei in questa situazione”. Né dice: “E se le mie profezie non si avverassero tutte?” Oppure: “E se per caso Satana avesse ragione?” O ancora: “Non mi sentirò tranquillo, finché questa contesa non sia risolta definitivamente!” Ma se Geova nonostante tutte queste pressioni riesce a mantenere la gioia, pensate che non possa insegnare anche a noi a mantenerla, visto che ci ha creati a Sua propria immagine e somiglianza?

Naturalmente possiamo obiettare che noi non siamo perfetti né onnipotenti come Lui. Ma sicuramente possiamo lavorare in quella direzione. Possiamo sforzarci di fare progresso nel coltivare la gioia, visto che anche noi abbiamo ‘innate’ le Sue qualità! Per svilupparle possiamo sempre contare sul Suo aiuto! Cerchiamo allora di essere più specifici:
Come possiamo mettere in pratica la nostra conoscenza? O come possiamo applicare Proverbi 15:15 anche quando siamo pressati da numerosi problemi? Cominciamo col metterli in fila uno per uno ed esaminarli sotto una lente d’ingrandimento. E per iniziare prendiamo:

L’ANSIETÀ

Naturalmente non dobbiamo commettere l’errore di scambiare l’ansietà con una sana e giustificata apprensione che dobbiamo avere per un problema. Quando siamo preoccupati per qualcosa che non va, dovremmo giustamente tentare di risolvere tale problema e chiederci: “Cosa posso fare per affrontare e risolvere questa difficile situazione?” Ciò è giusto e corretto! Ma la domanda che sorge è questa: supponiamo di aver fatto tutto ciò che era ragionevole fare per risolvere tale problema e non ci siamo riusciti, diremmo forse: “Non avrò più pace finché questa storia non sarà definitivamente chiusa e dietro alle spalle”?

Arrivati a questo punto sapete qual è la giusta soluzione del problema? Sta nel saper controllare i nostri pensieri e i nostri sentimenti. Ma come fare? Sentiamo quale consiglio ci dà l’apostolo Paolo e apriamo la nostra Bibbia in Filippesi dove leggeremo i versetti da 4 a 7 del capitolo 4. Paolo dice: “Rallegratevi sempre nel Signore. Una volta ancora dirò: Rallegratevi! La vostra ragionevolezza divenga nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. Non siate ansiosi di nulla, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio con preghiera e supplicazione insieme a rendimento di grazie; e la pace di Dio che sorpassa ogni pensiero custodirà i vostri cuori e le vostre facoltà mentali mediante Cristo Gesù”. Sicuro! L’indirizzo scritturale ci indica che dobbiamo avvicinare Geova in preghiera e lasciare a Lui il nostro problema. Nel frattempo Lui lascerà su di noi la Sua pace fintanto che il problema non sia risolto.

Forse dentro di voi direte: “Si lo so! E’ da molto tempo che sono nella Verità. E so anche che Geova è in grado di risolvere i miei problemi perché Egli ha l’autorità di farlo. Ma Geova si interesserà personalmente e attivamente della ansiosa preoccupazione che mi sta affiggendo? In effetti i problemi con i quali sono confrontato non hanno niente a che vedere con la santità del Suo nome e nemmeno hanno relazione con la predicazione della Buona Notizia. Quindi agli occhi di Geova i miei problemi devono sembrare molto piccoli e insignificanti”.

Oppure potremmo ragionare in questo modo: “Io non faccio parte del corpo direttivo della Società né tanto meno scrivo articoli per la Torre di Guardia! Non sono nemmeno nel servizio a tempo pieno! Sono quindi abbastanza importante agli occhi di Geova perché Egli si occupi personalmente dei miei problemi e quindi confortarmi?” La risposta è questa: Nessuna pur piccolissima cosa che Geova ha creato viene da Lui giudicata così ‘insignificante’ da non prestarle la Sua attenzione!

Per illustrare questo punto, provate a pensare a qualcosa di inimmaginabile grandezza come l’universo. L’universo è qualcosa di gigantesco! Ci sono in esso 100 miliardi di galassie e probabilmente molte di più, poiché stiamo parlando solo di quelle che sono conosciute dagli uomini. Pensate che solo nella nostra galassia si contano 200 miliardi di stelle! Quanto tempo impiegherebbe l’uomo per raggiungere la galassia più vicina? Se potesse viaggiare alla iperbolica velocità di 186.000 miglia al secondo (299.792 km al secondo), l’uomo impiegherebbe 1.400.000 anni per raggiungerla. E lassù ci sono ancora centinaia di miliardi di galassie! L’Universo è veramente qualcosa di indescrivibilmente grande e rispecchia la perfezione, la precisione e il personale interesse del suo Creatore! Quando Geova mise insieme l’universo, benché Egli non sia un perfezionista in quanto questa è una qualità negativa, mostrò tutte le Sue perfette qualità, il Suo interesse e la Sua precisione! Tutti gli orologi del mondo sono regolati dal movimento dell’universo. Gli uomini possono fare piani precisi perché sanno regolarsi dal perfetto movimento sincronizzato dei corpi celesti. Geova ha mostrato personale interesse a queste grandi cose! Ma adesso pensiamo a qualcosa di indefinitamente piccolo, qualcosa che non possiamo nemmeno vedere ad occhio nudo come ad esempio l’atomo!

L’atomo è veramente piccolo! E’ talmente piccolo che ci sono più atomi in una goccia d’acqua che fili d’erba su tutta la terra! Se voi con l’aiuto di speciali strumenti foste in grado di esaminare l’atomo così da vicino al punto tale da vederne il suo interno: pensate forse di trovare del disordine o qualcosa lasciata al puro caso? Come se ad esempio Geova durante il processo della Sua creazione avesse detto a Gesù: “Senti questo atomo non lo vede nessuno ed è talmente piccolo che possiamo permetterci di metterlo insieme velocemente alla meno peggio”? Assolutamente no!

Nell’atomo potreste constatare la stessa perfezione, la stessa precisione e lo stesso interesse che Geova mise nel creare l’universo! Pensate che nell’atomo gli elettroni roteano vorticosamente su tracce predefinite intorno al suo nucleo di protoni e neutroni, alla velocità di 10.000 miglia al secondo (ca. 16.000 km al secondo). Che personale interesse ha dunque mostrato Geova, anche in cose così piccole come l’atomo!

Tutto questo illustra infatti che sia voi che io possiamo avvicinare Geova in preghiera. Anche se possiamo sentirci piccoli e insignificanti come un atomo! Forse abbiamo la sensazione che i nostri problemi possano sembrare irrilevanti ai suoi occhi. O forse abbiamo la sensazione che benché tali problemi siano enormi per noi, per Geova possano apparire così minuti come un elettrone che gira intorno al nucleo di un atomo. Eppure Geova mostra vero interesse e attenzione per le nostre preghiere!

Certo che se avviciniamo Dio in preghiera e cominciamo a dubitare, o abbiamo la sensazione che Egli non si interessi dei nostri problemi, possiamo sempre tenere in mente e ricercare tutte le scritture nelle quali Geova ci ‘ORDINA’ di pregarlo per ottenere il Suo spirito santo! E ricordiamoci che Egli lo dà volontariamente! Voi conoscete le scritture che dicono “Siate costanti nella preghiera” – “Gettate il vostro peso su Geova, gettate su Geova tutte le vostre ansietà” – “Le vostre richieste siano rese note a Dio con preghiera e supplicazione insieme a rendimento di grazie”; Dio ha fatto mettere per iscritto queste cose e ce le fa notare! Se non avesse voluto essere disturbato con i nostri problemi, Geova avrebbe preso certamente altre disposizioni al riguardo.

Ogni organizzazione umana, prendiamo per esempio una grande ditta commerciale, mette un direttore ai vertici della propria azienda. Questi delega i suoi subalterni per la normale amministrazione, affinché resti più tempo per le faccende che lui reputa più importanti. Per queste faccende non vuole delegare nessun altro. Vuole curarle lui personalmente! Anche Geova opera in modo simile e lo fa dirigendo la più grande e universale Organizzazione. Lui delega! Infatti: lascia a noi il compito di predicare! Ha delegato il Regno messianico a suo figlio Cristo e ai 144.000 fedeli unti. Ma ci sono delle faccende per Lui così importanti per le quali non delega nessuno. Nemmeno suo figlio Gesù! Una di queste cose importanti è la nostra preghiera!

Può darsi che possa delegare qualcuno per darci la Sua risposta, ma vuole che le nostre preghiere siano indirizzate a Lui personalmente! Questa è la misura di importanza che Geova dà alla nostra preghiera. Dio poteva scegliere. Non era obbligato a regolare le cose in questo modo. Avrebbe potuto prendere al riguardo un altro provvedimento del tipo: “Sentite, quando pregate in gruppo, o in una assemblea pregate me direttamente, ma quando dovete pregarmi individualmente per espormi i vostri miseri e insignificanti problemi, vi do il nome di un particolare angelo che ha il compito specifico di ascoltare le vostre preghiere. Questo sarebbe stato un provvedimento amorevole! Voi sapete che l’angelo avrebbe avuto la necessaria potenza per svolgere il suo compito minuziosamente. Sarebbe stata una regola piena di amore!

Ma Geova non ha fatto così! Ha messo volontariamente quest’altra regola: “Rivolgete a me le vostre preghiere e le vostre supplicazione riguardo a tutte le cose”. Lui sapeva cosa lo stava aspettando quando fece mettere queste scritture nella Bibbia. Sapeva che ci sarebbero state migliaia o forse milioni di persone nella sua organizzazione che contemporaneamente si sarebbero rivolte a Lui in preghiera per affidargli i propri problemi e le proprie ansietà! Problemi che sono grandi agli occhi dei suoi servitori, ma che hanno poco o niente a che fare con la contesa universale che tiene Geova costantemente impegnato. Lui sapeva che ciò sarebbe accaduto!

Facendo includere volontariamente nelle scritture questa regola ha dimostrato di interessarsi personalmente dei nostri problemi e delle nostre preghiere. Geova vi aiuterà in tutte le cose che possono avere un’influenza positiva sulla vostra mente! Ma dobbiamo avere una forte fede e una buona relazione con Lui perché pregandolo possa farsi carico del nostro problema e sollevarci dalla nostra eccessiva preoccupazione. Sì, per fare ciò ci vuole una forte e crescente fede! Se volete saperne di più sulla preghiera e sull’ansietà potete leggere i due articoli di studio della Torre di Guardia dell’ 1/11/80.

SENSI DI COLPA

Andiamo avanti adesso parlando di qualcosa che può causare un’ansiosa preoccupazione e cioè i sensi di colpa. I sensi di colpa sono qualcosa che le persone portano dentro e che a volte ci molestano anche nelle più piccole cose.

Sapete, a volte siamo occupati a pulire la nostra casa e pensiamo tra noi: “Dovrei dedicare più tempo al mio studio personale. La settimana scorsa abbiamo letto nella Torre di Guardia quanto sia importante fare lo studio personale e in questo momento dovrei essere occupato proprio in quello!” Poi magari stiamo studiando e pensiamo: “Invece che essere qui a studiare dovrei essere nel servizio di campo a predicare la buona notizia!” E quando stiamo predicando magari pensiamo: “Invece di essere qui dovrei essere a pulire la mia casa!” In questo modo rimaniamo in un circolo vizioso, ‘succubi’ dei nostri sensi di colpa!

I sensi di colpa sono tenaci e difficili da cancellare! A volte sono solo le piccole cose a procurarci sensi di colpa. Può darsi che in passato abbiamo commesso un grave peccato che ci rimorde dentro e ci schiaccia nel senso di colpa. Un peccato che sebbene commesso tanto tempo fa, non riusciamo a perdonarci anche se sappiamo che Geova ci perdona. Non dobbiamo confondere il senso di colpa con il pentimento!

Il sincero pentimento è un’emozione positiva. - Il senso di colpa una emozione negativa.
Il sincero pentimento guarda avanti.- Il senso di colpa guarda indietro.
Il sincero pentimento è passeggero. - Il senso di colpa sembra non finire mai.
Il sincero pentimento attacca il passato e fa sì che siate spinti ad odiarlo! - Il senso di colpa al contrario attacca voi fino al punto di spingervi ad odiarvi!
Il senso di colpa e il pentimento sono quindi due cose completamente differenti!

Così lavora il pentimento: Noi facciamo uno sbaglio. Commettiamo un peccato. Ci sentiamo pentiti nella misura dello sbaglio che abbiamo commesso. Il pentimento non è una sensazione piacevole, ci fa star male. Ma è un sentimento positivo! Ci spinge a guardare avanti! E ciò è indispensabile per ottenere il perdono!

Dunque quando pecchiamo ci sentiamo male! Ci sentiamo sinceramente pentiti! Di conseguenza cerchiamo di imitare Davide avvicinando Geova in preghiera e vuotando a Lui il nostro cuore! Gli diciamo come ci sentiamo e poi cominciamo a farci delle domande introspettive e produttive del tipo: “In che cosa ero occupato quando ho commesso quel peccato? Ero in compagnia di persone sbagliate? Ero impegnato in qualche forma di svago o stavo guardando una trasmissione in contrasto con i principi esposti nella parola di Dio? Stavo diventando irregolare nella partecipazione alle adunanze o nel ministero di campo? Stavo trascurando lo studio personale o la preghiera?

Dopo aver fatto questa riflessione cominciamo a fare i cambiamenti necessari per non ritrovarci ancora nella condizione sbagliata in cui eravamo al momento del peccato. E solo dopo aver fatto questi passi, il senso di malessere causato dal pentimento comincia a scomparire. Forse lascerà in noi una cicatrice, un ricordo che può aiutarci ad evitare di cadere nello stesso errore. Ma il senso di pentimento lentamente scivolerà via da noi!

Ora però sorge una domanda: “E se il senso di colpa continua a restare in noi e non vuole lasciarci?” Oppure: “Se il ricordo del passato continuasse a tormentarci e invece di causare una ‘cicatrice’ positiva, minasse la nostra fiducia nella possibilità che Geova ha di perdonare il nostro errore?” In questo caso dobbiamo risalire alla fonte di tale scoraggiamento! Da dove vengono i sensi di colpa? Da Geova? O sono causati dalla nostra mente imperfetta? Qual è la loro origine?

Leggiamo ora la scrittura di Isaia 1:18. Questa scrittura dovrebbe darci una risposta che ci libera dai nostri sensi di colpa. Qui Geova fa vedere chiaramente qual è il suo punto di vista riguardo al perdono. Isaia 1:18 dice: “‘Venite, ora, e mettiamo le cose a posto fra noi’, dice Geova.. ‘Benché i vostri peccati siano come lo scarlatto, saranno resi bianchi proprio come la neve: benché siano rossi come il panno cremisi, diverranno pure come la lana”.

Geova qui dice che i nostri peccati di colore scarlatto o cremisi saranno perdonati! Geova ci assicura che se mostriamo sincero pentimento e facciamo i passi necessari per ripristinare lo nostra relazione con Lui, allora i nostri peccati benché siano di color scarlatto (rosso brillante) o di color cremisi (rosso cupo) diverranno bianchi come la neve! Cosa significa questo?

Il libro Perspicacia dice che nei tempi biblici gli scrittori non potevano contare su molte parole per descrivere le varietà dei colori. Oggi in questo campo possiamo contare su parole specifiche per definire ogni tonalità di colore. Ad ogni tipo di arancione, di giallo, di azzurro, di verde o di rosso, viene affiancata una parola che ci permette di visualizzare esattamente il tipo di colore in questione!

Gli scrittori biblici non avevano questa possibilità e quindi per descrivere i colori, spesso ricorrevano all’accoppiamento. Ad esempio, se dico verde-erba o verde-bottiglia, capite subito di quale tipo di verde sto parlando e così se dico blu cielo o blu notte sto descrivendo due tipi di blu molto diversi! Nella scrittura che abbiamo appena letto, Geova diceva: “Bianchi come la neve”. Sotto la Legge Mosaica, nel libro di Levitico, Geova menzionava un color bianco-arancio e un color bianco-giallo. C’era quindi molta differenza dal ‘bianco neve’!

Per comprendere meglio il punto facciamo una illustrazione. Supponiamo che siate in compagnia di fratelli e sorelle in un ristorante a mangiare spaghetti o la pizza e indossate una camicia o una camicetta bianca. Probabilmente, come molti di quelli che mangiano la pizza o gli spaghetti con la camicia bianca, vi macchiate di pomodoro! La situazione è imbarazzante! Gli altri cominciano a ridere e voi vi sentite un po’ frustrati!

Una volta arrivati a casa tentate di smacchiare la camicia, ma con tutta la vostra buona volontà, non riuscite a levare completamente la macchia che ha lasciato un alone giallo-arancio. Certo non indosserete più la stessa camicia, perché vi farebbe ricordare lo spiacevole incidente! E se la notasse qualche fratello o sorella che era con voi in pizzeria, probabilmente vedendo l’alone giallo-arancione sulla vostra camicia dirà: “Oh! Sì mi ricordo quando ti facesti quella macchia! Com’eri buffo!” O: “Com’eri buffa!” Ma se invece foste riusciti a toglierla via completamente e la vostra camicia fosse tornata bianca “come la neve”, allora sicuramente la indosserete di nuovo perché è stata pulita a fondo. Questa è la differenza tra un bianco giallo-arancio e un bianco neve! Stiamo parlando di un bianco puro!

Geova ci dice che i nostri peccati saranno perdonati completamente, saranno per così dire, lavati a fondo. Geova non lascerà su di essi un alone giallo o arancio. Non ci dirà: “Va bene vi perdono e potete ottenere la vita eterna, ma per tutta l’eternità vi ricorderò gli errori commessi affinché possiate provare mille volte pentimento fino a quando non avrete imparato la lezione!”

Geova non perdona in questo modo. Geova perdona completamente! E’ vero, dovrà passare del tempo per ottenere il perdono completo. E questo tempo sarà determinato dalla gravità del peccato. Ma il tempo passa e fa posto al ‘bianco neve’!

La Società conosce bene questo principio. Infatti nel formulario che i pionieri regolari e coloro che vogliono servire nelle case Betel devono compilare, viene posta questa domanda: “Negli ultimi cinque anni siete stati disassociati o messi sotto restrizione?” Ora supponiamo che una persona che compila questo formulario sia stata per un periodo disassociata e ristabilita sei anni prima. Come risponderà a quella domanda? Non scriverà: “Un tempo ero disassociata, ma sono stata ristabilita sei anni fa”! Scriverà solamente NO! Poi inoltrerà la sua domanda alla Betel, dove un comitato di fratelli la prenderà in esame, senza nemmeno sapere che quella persona è stata un tempo disassociata! Quella persona per loro è “bianca come la neve”!

E’ stato più volte detto che il passato assomiglia a uno specchietto retrovisore. E’ qualcosa in cui ogni tanto si deve dare un’occhiata, per capire se stiamo ancora viaggiando sulla corsia giusta, ma non guardarvi troppo a lungo se non vogliamo causare un grave incidente! Geova quindi non ci tormenta con inutili sensi di colpa. Il Suo perdono è completo! E se noi dopo aver fatto ciò che era ragionevolmente possibile per riprenderci dai sensi di colpa procurati dal peccato ne siamo ancora avvinti, la colpa non è di Geova, ma della nostra mente imperfetta.

Ma torniamo alla domanda principale. Dicevamo che anche dopo aver fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità per riparare all’errore, i sensi di colpa non si sono allentati. O magari sono divenuti addirittura più forti! Cosa possiamo fare? Ancora una volta la risposta è: diventare abili nel dominare i nostri pensieri e le nostre emozioni.

In Filippesi 4:8 leggiamo quanto segue: “Infine, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose di seria considerazione, tutte le cose giuste, tutte le cose caste, tutte le cose amabili, tutte le cose della quali si parla bene, se c’è qualche virtù e qualche cosa degna di lode, continuate a considerare queste cose”.

Il consiglio scritturale qui esposto, invita la nostra mente e il nostro spirito a rivolgere i pensieri alle cose positive ed edificanti appena menzionate e meditare su di esse. Così da allontanare i pensieri negativi e i sensi di colpa.

Alcuni di voi diranno: “Ma così è troppo semplice! Troppo facile! Il mio senso di colpa è troppo grande e troppo trincerato dentro, per poterlo scacciare pensando solamente a qualcos’altro”. Ma prima che voi consideriate inefficace o poco pratica la scrittura di Filippesi 4:8 provate a ragionare su quanto segue. Tutte le emozioni e le sensazioni che voi provate, inclusi i sensi di colpa sono primariamente sviluppati e messi in moto dai vostri pensieri! Perciò se voi consapevolmente sapete dirigere i vostri sforzi per tenere sotto controllo i pensieri, sarete in grado di dominare anche le vostre emozioni, inclusi i sensi di colpa!

Un luminare in questo campo, il Dr. Bruce Balwin dice a questo proposito: “Uno dei grandi successi ottenuti in campo di salute mentale è stato scoprire che le emozioni seguono i pensieri e non viceversa!” E continua: “Ogni tanto prendetevi il tempo per ‘ascoltare’ i vostri pensieri! Se questi sono negativi, cinici, cattivi o pessimisti, è ovvio che vi sentite depressi! Viceversa, se cercate di volgere la mente verso pensieri positivi, anche se costa un notevole sforzo, inizierete a interrompere il circuito negativo e comincerete a sentirvi meglio!”

Un’altra persona illustre Dal Carnegie, spiega questo principio in modo ancor più semplice dicendo: tutti nel mondo cercano la propria felicità e vi è un solo modo per trovarla: “quello di tenere sotto controllo i propri pensieri!”

La felicità non dipende da fattori esteriori, ma da fattori interiori! Non è ciò che siamo, né cosa abbiamo o dove siamo, né quello che facciamo che ci rende felici; ma ciò che pensiamo!

Il noto poeta inglese Shakespeare disse: “Niente è più giusto o più sbagliato di ciò che pensiamo!”

Un presidente degli Stati Uniti, Abramo Lincoln affermò che: “La maggior parte delle persone sono felici nella stessa misura in cui hanno deciso di esserlo!”

Questi commenti sul problema del pensiero, sono stati espresse da esperti nel campo della salute mentale. Ma quale indirizzo teocratico abbiamo a questo proposito? Abbiamo appena letto una scrittura che ci invitava a tenere i nostri pensieri impegnati a meditare sulle cose sane ed edificanti. E forse vi ricorderete che anche l’apostolo Paolo disse: “Rivolgete la vostra mente alle cose di sopra!”

[Una Torre di Guardia] diceva che chi è depresso deve fare uno sforzo per cercare di correggere il proprio modo di pensare, ma obiettivamente aggiungeva: “Ciò è più facile a dirsi che a farsi”. Se questi pensieri negativi ci assalgono, diceva la rivista, cercate di scacciarli, perché stando fermi a meditare su di essi vi faranno sentire abbattuti e vi condurranno alla depressione.

Nella Torre di Guardia del 01/03/83 alle pag. 6,7 c’è scritto che: “l’essere più o meno felici, in grande misura dipende solo da noi!” Per questo dovremmo tenere sottoposti i nostri pensieri!

Se ci accorgiamo di essere in una condizione infelice, dovremmo farci questa domanda: “A cosa stavo pensando prima di avere nella mente questi pensieri negativi?”
Noi possiamo dare un senso positivo ai nostri pensieri, se sappiamo concentrarli e indirizzarli su un principio biblico. Se noi durante lo studio personale leggiamo una scrittura che ci rafforza e ci conforta, dovremmo cercare di tenerla nella nostra mente per alcune ore o per tutta la giornata! Quindi, quando ne sentiamo la necessità, possiamo di volta in volta “carpire” una parte della Parola di Dio e tenerla il più a lungo possibile nella nostra mente. Così Geova “il Dio di ogni conforto” verrà in nostro aiuto custodendo il nostro cuore e la nostra mente.

Nel libro “Come rendere felice la vita familiare” alla pag. 34 si legge: “I pensieri che custodiamo nella mente, influiscono sul nostro stato d’animo. Se ci soffermiamo a pensare cose negative ci sentiremo abbattuti, ma con un sincero sforzo potete obbligare la vostra mente a soffermarsi su pensieri positivi”.

Nella Torre di Guardia del 1958 alla pag. 77 vien detto: “Col nostro spirito attiviamo la nostra capacità mentale di formulare i pensieri che vogliamo, così che abbiamo ottenuto la facoltà di decidere ciò che vogliamo pensare”. Non siamo dei robot! Siamo stati dotati di libero arbitrio! Le cose negative che abbiamo nella mente se non vengono rimosse finiranno per dare una certa forma o inclinazione ai nostri pensieri!

E infine nella Torre di Guardia del 1969 alla pag. [?]65 si legge: “La Parola di Dio continua a darci consigli su come controllare i nostri pensieri”. A causa delle debolezze, delle imperfezione dell’empietà che ci circonda, è molto facile coltivare pensieri sbagliati. Pensieri pieni di orgoglio, di amarezza, di rabbia, di offesa, di odio, pensieri impuri e di autocommiserazione! Dalla Bibbia riceviamo il consiglio di conformare la nostra mente per esercitarla a pensare “le cose vere”, “le cose giuste”, “le cose caste”, ecc. La vittoria in questo combattimento della mente è: tener sottoposti i nostri pensieri!

Facciamo ora insieme un riassunto di quanto è stato detto. Quali indicazioni abbiamo? Forse ci sentiamo colpevoli fuori misura, e ciò può essere causato da un’altra emozione negativa. Cosa possiamo fare?
Passo primo: Identifichiamo il pensiero che ha sollevato l’emozione negativa.

Ciò può essere difficile, perché i pensieri passano nella nostra mente in meno di un secondo, ed esigono una riflessione per isolare il concetto. Ma questo è il primo passo da fare! Isolare il pensiero che ha sollevato l’emozione negativa!

Passo secondo: date per quanto vi è possibile una ragione razionale e scritturale ai vostri pensieri.

Per chiarire questo punto supponiamo che il vostro pensiero sia: “Geova non potrà mai perdonare il peccato che ho commesso”. Ebbene voi potete darvi una razionale risposta scritturale dicendo: “Non è vero! Poiché in Isaia c’è scritto che Geova perdonerà il mio peccato e lo renderà bianco come la neve!”

Questo non significa che immediatamente vi sentiate perdonati. E non ve lo aspettate nemmeno! Ma non dovete continuare a rimuginare nella vostra mente il pensiero: “Sarò stato perdonato o no?” In questa fase del problema non è quello a cui dovete pensare! E benché possiate ancora avere qualche dubbio in proposito, dovreste solo dire a voi stessi, e questo è il terzo passo:

“Chiudi in fretta questi pensieri!” Lasciateli cadere come fossero pensieri immorali e scacciateli come si trattasse di AIDS!

Quarto passo: Cambiate consapevolmente i vostri pensieri!

Dei primi tre passi, il primo dura più a lungo, perché vi siete dovuti soffermare a identificare il pensiero che poi vi ha indotto a peccare. Il passo numero due è stato quello di trovare la maniera scritturale per ragionare e controbattere questo pensiero. Geova vi perdona, questo è certo! Forse voi avrete ancora dei dubbi; ma è così!

Per fare il quarto passo, che comporta il cambiamento dei nostri pensieri, avete bisogno di tempo e pazienza. Ma è un passo molto importante, perché questo fa la differenza tra il combattere una battaglia difficile e una battaglia impossibile!

Qualche volta si dice che la mente è simile a un giardino. Se nel vostro giardino piantate fiori, cresceranno fiori. Se piantate zizzanie, cresceranno zizzanie. Ma se non piantate nulla, cresceranno erbacce! Perché se non curate il vostro giardino, le erbacce cresceranno spontaneamente! Similmente, se noi non soppiantiamo con pensieri scritturali i pensieri negativi, questi ultimi come le erbacce del giardino, soverchieranno i pensieri positivi prendendo il loro posto. E i pensieri negativi sono molto tenaci e difficili da sradicare!

Facciamo un altro esempio, e sono sicuro che ognuno di voi ha fatto un’esperienza simile! Voi avete in mente una canzone che non vi piace! Non dico che sia una brutta canzone, ma semplicemente non vi dice niente. Anzi, il fatto che continua a ronzarvi dentro vi irrita! A un certo punto vi chiedete: “Come posso togliermela dalla testa? Forse devo pensare a un’altra canzone!” E così cercate di sostituire la prima canzone con la seconda, ma senza successo! Più tardi nel corso della giornata vi ritrovate involontariamente a canticchiare quella odiosa canzone. Dove trovate rifugio? Cosa vi può aiutare? Qual è l’unica maniera per scacciarla dalla mente? L’unica soluzione è ascoltare un’altra canzone!

Sia che ascoltiate una cassetta o ascoltate un CD o mettete un disco sul giradischi, la soluzione del problema è: cambiare musica! Piano piano la nuova canzone prenderà il posto di quella che, con il solo pensiero, non siete riusciti a scacciare per tutto il giorno!

Nello stesso modo bisogna sostituire i pensieri negativi. Questo renderà la vostra battaglia meno difficile. Ma con cosa possiamo sostituirli? Di che cosa dobbiamo riempire la nostra mente? Va da sé che dobbiamo farlo con qualcosa di positivo. Preferibilmente con qualcosa di scritturale e di edificante. Ma questo può variare da persona a persona. Quindi noi dobbiamo prefiggerci non solo di sostituire i pensieri negativi, ma di ottenere nello stesso tempo, dei risultati pratici!

Qualcuno potrebbe studiare a memoria le melodie del Regno. Un altro potrebbe fare ricerche nelle pubblicazioni della Società su qualche punto specifico da trattare in uno studio. Un altro ancora potrebbe meditare su ciò che ha udito e imparato nell’ultima adunanza.

Io personalmente trovo piacevole immergermi nelle cose spirituali quando mi preparo per fare un discorso pubblico o una parte che devo svolgere all’adunanza. Durante la preparazione mi soffermo spesso a pensare: “Come posso illustrare questa situazione? Quali sono i punti che voglio mettere in evidenza?” Oppure: “Come posso introdurre questo principio biblico o questa scrittura nel contesto del discorso?”
Ora non dico che voi dobbiate fare questo. So benissimo che alcuni quando sanno di dover preparare un discorso cercano di non pensarci. Comunque dovreste pensare a qualcosa che vi avvince completamente! Qualcosa di creativo e di edificante che vi aiuti a facilitare la vittoria nella battaglia contro le emozioni negative!

Forse pensate: “Ma non è troppo difficile? Non è più facile arrendersi ai sensi di colpa e ai pensieri negativi anche se questi ci deprimono?” Sì, fare in questo modo è certamente più facile! L’imparare ad essere felici è qualcosa di difficile! Probabilmente all’inizio dovrete fare un grande sforzo con molta autodisciplina. Una vera e propria maratona mentale!

Per qualcuno allenare la mente per tenere i propri pensieri in sottomissione, equivale allo stesso sforzo che è necessario per domare un cavallo selvaggio!

Alcune persone scelgono deliberatamente di essere depresse. Perché è più facile essere così! Non imitate queste persone! La felicità vale il nostro sacrificio! E ci sono diversi modi per illustrarlo:

Quanti di voi sanno suonare uno strumento? Provate a tornare con la mente al tempo in cui avete iniziato a studiarlo. Non avete certo aspettato di essere maestri prima di iniziare a suonare! Sicuramente avete cominciato a strimpellare spinti dal vostro orecchio musicale e dalla vostra passione per la musica.

Quando poi avete cominciato a studiarlo profondamente, vi siete resi conto che non era poi tanto facile, come forse avevate immaginato. Bisognava imparare cose nuove! Fare un vero sforzo mentale, per mesi o forse anni, prima di suonare quello strumento in modo ‘quasi meccanico’!

All’inizio era difficile, ma con l’esercizio la vostra mente si è così bene allenata che ora siete in grado di suonarlo meccanicamente anche mentre state parlando con le persone! Senza alcun problema! Ma per arrivare a quel punto c’è voluto tempo e c’è voluto uno sforzo!

Per essere felici le cose vanno in maniera simile. Ci vuole tempo ed esercizio, prima che la nostra mente sia ben allenata per scacciare i pensieri negativi! All’inizio probabilmente penserete che c’è qualcosa che non va, che non siete più voi! Tale sensazione potrebbe durare mesi, un anno e forse di più. Questo non lo dico per scoraggiarvi, ma perché siate risoluti e preparati a questa evenienza! Non mollate mai! Continuate a perseverare! La felicità vale questo sacrificio!

Facciamo un altro esempio: Paolo e Sila erano stati messi ai ceppi! Vi ricordate quella scrittura? Personalmente quando la leggevo immaginavo che fossero incatenati a dei blocchi di legno. Il libro Perspicacia spiegava che non era così. Erano ceppi costruiti per mettervi i piedi. C’era uno steccato di legno con in basso molte finestrelle in fila. Ai prigionieri venivano allargate le gambe il più possibile fino a procurare loro un dolore lancinante! In quella posizione i piedi dei prigionieri venivano infilati in due finestrelle e dovevano restare così per tutta la notte!

La scrittura dice che verso mezzanotte Paolo e Sila lodavano Dio con cantici. (Atti 16:19) Vi sembra una reazione naturale cantare in quelle condizioni? Certamente no! Lo avevano fatto deliberatamente! Per non rendere la situazione ancora più penosa di quello che era! Con la stessa determinazione dovremmo combattere i pensieri negativi e sostituirli con quelli positivi!

Geova in questo è un esempio superiore! Lui ha visto morire suo Figlio! Ha visto altri figli spirituali che conosceva intimamente lasciare la Verità, senza un’ombra di pentimento! Lui sa che questo figli non torneranno più! Ha visto la famiglia umana soffrire! E come dicevamo all’inizio, ha visto infangare il suo nome e la sua reputazione!

Queste cose hanno rattristato Geova, non ci sono dubbi! Veder morire il proprio Figlio in quel modo ha provocato in Geova un tremendo dolore! Ma Geova non diventò depresso, né preoccupato, né ansioso! Come fece in quelle situazioni a non cedere alla depressione e allo sconforto? Beh, Lui è perfetto direte voi! Ed è vero! Ma come avrà fatto a rimanere il Dio felice e a mantenere la Sua gioia in quelle terribili condizioni?

Ebbene, parlando di Gesù, la scrittura di Isaia 53:10-12 ci dice quanto segue: “Ma Geova stesso provò diletto nel fiaccarlo: lo fece ammalare. Se poni la sua anima come offerta per la colpa, egli vedrà la sua progenie, prolungherà i suoi giorni e nella sua mano riuscirà ciò che è il diletto di Geova. A causa dell’affanno della sua anima egli vedrà, si sazierà. Per mezzo della sua conoscenza il giusto, il mio servitore, recherà una condizione giusta a molti; ed egli stesso porterà i loro errori. Per tale ragione gli darò una porzione fra i molti, e ripartirà le spoglie con i potenti, per il fatto che versò la sua anima alla medesima morte, e fu annoverato fra i trasgressori: ed egli stesso portò il medesimo peccato di molti, e si interponeva per i trasgressori”.

Perché doveva accadere tutto questo? Se Adamo non avesse peccato ciò non sarebbe accaduto! Ma Geova non pensò in questa maniera improduttiva. Preferì soffermarsi e dirigere il suo pensiero sui vantaggi che sarebbero derivati da quel sacrificio. In questo modo Geova continuò, e continua a mantenere la Sua gioia!

Questo principio di scacciare i pensieri negativi e sostituirli non è nuovo per noi. Quando abbiamo conosciuto la Verità ci hanno insegnato a farlo con i pensieri immorali. Bisogna scacciarli dalla nostra mente, per quanto difficile possa essere e sostituirli con pensieri edificanti.

All’inizio non sarà tanto semplice. Ma esercitandoci a coltivare pensieri scritturali e positivi, diventerà via via più facile sostituire i pensieri negativi.

Se volete saperne di più su come possiamo controllare i nostri pensieri potete leggere una serie di articoli nelle Svegliatevi dell’8 e 22/02/82 e del 22/10/87

UNA SCARSA OPINIONE DI SÉ

Un altro motivo che può procurarci delle ansietà è quello di avere una scarsa opinione di sé. Una opinione così bassa di noi stessi che può arrivare al punto di farci odiare!

Avere un complesso di inferiorità può farci considerare persone di nessun valore. Può farci considerare così insignificanti che continuiamo a condannarci per ogni piccola mancanza! Oppure continuiamo a criticare le decisione che abbiamo preso, o non le sosteniamo. Trascuriamo le nostre esigenze fisiche ed emotive. Rifiutiamo i complimenti o cose buone che altre persone ci elargiscono. Ci consideriamo persone di scarso valore o di scarso interesse nella congregazione cristiana. Oppure ci confrontiamo con altri fratelli o altre sorelle che ai nostri occhi offrono un contributo più significativo del nostro. Chi ha una scarsa opinione di sé può sembrare una persona umile. Ma non confondiamo l’umiltà con la scarsa opinione di sé. Sono due cose molto diverse! Al contrario dell’umiltà, la scarsa opinione di sé indebolisce e scoraggia!

Come principio, la scarsa opinione di sé ha più a che fare con l’orgoglio che con l’umiltà! Ma domandiamoci: Geova vuole che ci accettiamo come siamo? Credo che la Svegliatevi! abbia già risposto in modo esauriente a questa domanda. Ora concedetemi di sottolineare un paio di punti.

Nella Svegliatevi! del 22/04/79 alla pag. 12 si dice che dobbiamo amare noi stessi. E poi viene posta la seguente domanda: “Non risuona questa come un’affermazione egoistica?” No! In quanto questo amare noi stessi non rispecchia l’amore egoistico che renderebbe impossibile amare gli altri. Infatti “è prima necessario che impariamo ad amare noi stessi se vogliamo amare gli altri!”

Mosè scrisse in Levitico 19:18 “devi amare il tuo prossimo come te stesso”.

Amare se stessi significa avere cura della nostra persona. Non imporci troppe restrizioni. Considerarci persone di valore! Nella Svegliatevi! del 8/8/87 alla pag. 23 è scritto: “A un certo grado, il rispetto di se stessi è necessario!”

La Bibbia, perciò, mette in guardia contro il pericolo di avere un concetto di sé non solo troppo alto, ma anche troppo basso. Questo ragionamento è logico! Geova ci chiede di amare il nostro prossimo come noi stessi. Quindi non più di noi stessi, ma come noi stessi! Ciò vuol dire che se abbiamo una scarsa opinione di noi stessi, avremo una scarsa opinione anche degli altri! E se non riusciamo ad amare noi stessi, non siamo nemmeno in grado di amare gli altri! Ed è chiaro cosa può succedere in questo caso!

Quanti di voi hanno già viaggiato in aereo? Voi sapete che all’inizio del volo le hostess o gli steward spiegano come vi dovete comportare in caso di emergenza. Vi dicono come scenderanno da sopra le vostre teste le maschere per l’ossigeno e che se avete un bambino in braccio dovrete mettere la maschera prima a voi e poi al bambino! La ragione di ciò è evidente! Se voi cercate di mettere prima la maschera al bambino potreste perdere i sensi e sarebbe la fine per entrambi! Perciò se vogliamo essere in grado di aiutare il bambino, dobbiamo prima metterci in condizione di aiutare noi stessi!

Sappiamo che la maggioranza di noi conosce già queste informazioni e ne trae beneficio. Ma se qualcuno continua ad avere una scarsa opinione di sé, cosa significa? L’apostolo Giovanni usa una interessante espressione al riguardo. In 1Giovanni 3:20 dice che “Dio è maggiore del nostro cuore e conosce ogni cosa”.

Ciò che intende dire è che i nostri sentimenti possono essere così ‘usurpanti’ da diventare come inamovibili! Possono sembrare credibili e veri, ma non lo sono affatto! E allora perché continuiamo a sentirci così miserabili? Forse perché è più facile continuare a credere che siamo persone inferiori, senza valore e senza speranza. E perché pensiamo che, se il nostro cuore lo dice, è così. E dentro in effetti ci sentiamo così!

Questo modo di pensare ci può sopraffare! Ma Geova, dal di fuori, non la pensa così! Lui è più grande del nostro cuore! Se dunque siamo assaliti da pensieri negativi o complessi di inferiorità, non dobbiamo cedere loro debolmente. Opponiamoci invece con vigore ad essi e cerchiamo di scacciarli come se fossero pensieri immorali! Ma soprattutto non dimentichiamoci di sostituirli! Stiamo parlando di complessi di inferiorità!

Ma se noi abbiamo un valore qual è? Gesù disse che noi valiamo “più” di molti passeri. (Mt 10:31; Lu 12:7) Ai tempi di Gesù i passeri avevano un prezzo. Ne venivano venduti due per una moneta del valore di un centesimo di dollaro. Il prezzo più alto che i romani pagavano per 10 passeri erano 4 centesimi. Qual è quindi il nostro valore? Se Geova dovesse attaccarvi un cartellino con il prezzo, quale cifra vi scriverebbe? La stessa cifra che c’è sul cartellino dell’anziano che presiede? O quella scritta sul cartellino del sorvegliante viaggiante? O di un pioniere speciale? La nostra cifra sarà superiore o inferiore alla loro? Che prezzo ha pagato Geova per riscattarci? Ci ha pagati con il sangue di Cristo!

Nessuno di noi vale questo prezzo. Ci rendiamo perfettamente conto che siamo imperfetti e che il nostro riscatto è un dono di Geova! Ma questo è il valore che Geova ha dato ad ognuno di noi: il sangue di Cristo. Questo ha pagato Geova per noi! Ha forse cambiato il prezzo di qualcuno in base ai privilegi o al contributo che dà in congregazione? Geova ha forse pagato il prezzo di un anziano con più sangue che per un semplice proclamatore? O ha dovuto pagare un prezzo più alto per un sorvegliante? No! Assolutamente! Per tutti ha pagato lo stesso prezzo! Il prezzo di una persona non si basa sul contributo che può dare in più o in meno alla congregazione. Tutti color che ripongono fede nel sacrificio di riscatto di Cristo Gesù sono stati comprati con lo stesso sangue!

Un giorno mi trovavo in un negozio di New York che aveva dei prezzi altissimi. Io stavo solamente curiosando. Tutto costava dai 2.000 dollari in su. Come, ad esempio, una pressa per la carta di piccole dimensioni. Poi ne vidi un’altra a forma di violoncello che costava 5.000 dollari. Ma la cosa che mi ha colpito di più fu la signora che la comprava e mi dicevo: “Allora questa gente esiste davvero!”

Ora supponiamo che voi o io entriamo in quel negozio. Prendiamo la stessa pressa e alla cassiera diciamo: “Per questa vogliamo pagare due quarti di dollaro e nemmeno un centesimo in più!” Naturalmente la cassiera si farà una bella risata e voi anche! Infatti è una cosa assurda. O no? Cosa pensa Geova al riguardo? Lui ha dato a tutti lo stesso prezzo. Voi non siete senza valore, siete impagabili! Geova stesso lo ha stabilito e Geova è l’unico che lo può stabilire!

Anche se siamo profondamente abbattuti e demoralizzati, non possiamo mai dire: “Non valgo nulla”. Questo agli occhi di Geova è assurdo! Anzi, un discorso del genere è anche un po’ arrogante! Noi non possiamo darci un prezzo. Geova lo ha già fatto per noi.

Se volete conoscere di più sulla scarsa opinione di sé potete trovare utili informazioni nei seguenti numeri di Svegliatevi:

22/04/79 p. 12, 13; 22/01/86 p. 40; 22/07/86 p. 6; 08/08/87 p. 22, 23
22/10/87 p. 12-15

“IO SARÒ FELICE QUANDO…”

Passiamo ora a qualcos’altro che può darci eccessiva preoccupazione. Personalmente ho definito questa frase così: “Io sarò felice quando…”. Sapete come lavora questa frase?

“Io sarò felice quando… verrò nominato servitore di ministero o anziano”. “Io sarò felice quando… avrò una parte da svolgere all’assemblea. A quel fratello che è arrivato alla Verità 12 anni dopo di me hanno quasi sempre affidato parti da svolgere alle assemblee e a me mai. Quindi… continuerò a sentirmi depresso e mortificato finché non me ne avranno assegnata una”. Oppure: “Io sarò felice quando mi sposo o avrò dei figli”. O “quando i figli saranno grandi e usciti di casa”. O ancora: “Io sarò felice quando potrò traslocare in un rione meno malfamato di questo”. E così si va avanti, avanti, avanti e sappiamo tutti come va a finire.

Con questo non voglio asserire che non dobbiamo prefiggerci delle giuste mete. Infatti avere mete teocratiche e fare del nostro meglio per realizzarle è salutare. Ma lo sarebbe altrettanto se per raggiungerle finissimo per farne un’ossessione? O sarebbe salutare finire stressati e infelici fino a quando non le abbiamo raggiunte? Questo significa crearsi un’ansiosa preoccupazione!

Per confermare questo punto di vista, possiamo leggere un passo biblico. Anche questa è una scrittura di quelle che non consultiamo spesso, ma che la Società ha usato e spiegato. Sto parlando della scrittura di Ecclesiaste 6:9 che dice: “E’ meglio il vedere degli occhi che l’andare in giro dell’anima. Anche questo è vanità e un correr dietro al vento”.

Cosa intende dire lo scrittore? Che il vedere degli occhi è realtà! E Salomone ci sta dicendo che è meglio avere la realtà e non la fantasia davanti agli occhi. L’andare in giro dell’anima è visto come il rivolgere la mente ai nostri desideri. E’ qualcosa che desideriamo con tutte le nostre forze, ma che al momento non possiamo avere. Fissarci su questi desideri è come “correr dietro al vento”.

Una delle maniere in cui possiamo applicare questa scrittura ha relazione con la sregolatezza e l’ingiustizia. Basta leggere i giornali o vedere la televisione per renderci conto che l’ingiustizia regna un po’ ovunque. E se questo ci causa qualche preoccupazione è normale. Ma se ne siamo preoccupati in maniera eccessiva, finiremo per vivere una vita frustrante!

Come mai le cose stanno così? Come può la gente comportarsi in questo modo? Perché le persone e le autorità permettono certe situazioni? Se cominciamo a pensarla in questo modo, non abbiamo la realtà davanti ai nostri occhi! Finché il Regno di Geova non spazzerà via questo empio sistema, il mondo sarà sempre pieno di ingiustizia.

La sregolatezza può infiltrarsi anche nell’organizzazione di Geova! A volte nelle congregazioni alcuni servitori di Dio possono commetter degli errori. E io penso che a chiunque ci ponesse la domanda: i testimoni di Geova sono imperfetti? risponderemmo all’unisono: Sì! Ma proprio tutti? Sì! Inclusi anche i pionieri, gli anziani e i sorveglianti viaggianti? Si! E ci sono pionieri o anziano meno imperfetti di altri? No! Sono tutti ugualmente imperfetti. Ma quando uno di loro in un modo o nell’altro commette un errore, ci sentiamo scombussolati e magari cominciamo a dire: “Lui lo doveva sapere meglio, visto che è un sorvegliante” - “Lei lo doveva sapere meglio, visto che è pioniera!”. Ma sono entrambi imperfetti! L’intera organizzazione terrena di Geova è imperfetta! E ogni suo servitore in una maniera o nell’altra prima o poi darà prova della sua imperfezione.

Non vogliamo usare queste informazioni per dare a noi stessi l’opportunità di scusare la nostra condotta sbagliata. Ma se noi vediamo l’imperfezione degli altri, chiunque essi siano, e per questo diventiamo ansiosamente preoccupati, stiamo oltrepassando la realtà! Se c’è qualcosa che possiamo fare per raddrizzare una situazione sbagliata, ok, facciamolo presente alle autorità competenti. Ma se ciò scombussola la nostra pace interiore, non abbiamo sotto gli occhi la realtà, ma è “l’andar in giro dell’anima!” E Salomone diceva che questo era “vanità e un correr dietro al vento”. Noi vorremmo che fin da ora tutto fosse perfetto. Ma Geova non sposterà il Suo giorno o la Sua ora per venire incontro alla nostra richiesta!

Ora torniamo al nostro tema. Un altro modo che la Svegliatevi usa per applicare il principio di Ecclesiaste 6:9 è quello di metterlo in relazione con la frase “io non sarò felice fino a quando…”.
Fino a quando diremo: “Io non sarò felice fino a quando… (non avrò raggiunto il mio scopo)”, stiamo vagando con la nostra anima. Non stiamo avendo la realtà davanti ai nostri occhi. La realtà è ciò che siamo! La realtà è ciò che abbiamo! La realtà è quello che vediamo con i nostri occhi! Siete anziani di congregazione, o servitori di ministero? Quali particolari privilegi avete? Com’è la vostra vita? Siete ricchi? Siete poveri? Questo vedono i nostri occhi: chi realmente siamo e cosa realmente abbiamo!

Il vagare della nostra anima rappresenta ciò che vorremmo avere, ma che al momento non possiamo ottenere. Forse stiamo desiderando qualcosa di buono e di ragionevole. Può darsi che siamo giustamente occupati per ottenerla, ma al momento è ancora lontana. Quindi non è la realtà! Salomone diceva che è “un correr dietro al vento”. Perché? Perché quando abbiamo ottenuto la cosa che vogliamo, troveremo qualche altra cosa che ci piacerebbe avere e continueremo ad essere impegnati per poterla ottenere!

Se siete ancora giovani o se nella vostra vita non avete desiderato molte cose direte: “Oh! Io non sono così. Mi basterebbe avere solo quella cosa e sarei contento per il resto della mia vita! Non avrei nessun altro desiderio”. Ciò è impossibile. Non è vero! E sapete perché? Perché Geova ci ha fatti in modo da avere sempre delle mete da raggiungere. Avremo sempre davanti un obiettivo da centrare e continuerà ad essere così! Quindi il modo di pensare “il non sarò felice fin quando…” resta ed è né più né meno un modo di pensare! E il rimedio non è quello di ottenere ciò che desideriamo, ma di imparare ad apprezzare ciò che Geova ci dà! Questo rispecchia il principio esposto nella scrittura iniziale di Proverbi 15:15: la felicità viene da dentro! Saremo allegri di cuore mediante i nostri pensieri!

Se siamo ancora convinti che la nostra soddisfazione dipenda dalle cose esteriori, ricordiamoci di Eva. Cos’è necessario per far felice una persona? Eva aveva tutto! Una dimora perfetta, un uomo perfetto, del cibo perfetto, una salute perfetta, una bellezza perfetta. Eva aveva proprio tutto! Era felice? No! Dopo Satana è stata la prima persona a pensare: “Io non sarò felice fintanto che… non sarò completamente indipendente! Non dovrò ascoltare Adamo! Non dovrò ascoltare Geova! Potrò fare tutto ciò che voglio!” Invece, studiando la Bibbia abbiamo capito che Eva non fu felice. Uno può avere tutto ciò che desidera e vivere nelle condizioni più agiate e favorevoli, ma continuerebbe a dire “io sarò felice solo quando…”. Perché? Perché la felicità non viene dalle cose esteriori, ma da quello che abbiamo dentro!

Pensate all’apostolo Paolo. Lui aveva una “spina nella carne”. Che cos’era? La sua vista debole? Può darsi. Ma qualunque cosa fosse, chiese a Geova di toglierla. Geova non gliela tolse, ma diede a Paolo un punto di vista su cui meditare riguardo al suo problema. Questo avrebbe messo Paolo nella condizione di continuare a mantenere la sua gioia nonostante la sua infermità. Vi ricordate come ragionò Paolo in quella circostanza? Più o meno così: “Ecco, per me è meglio avere questo problema. Sono forte nella mia debolezza. Così quando gli uomini vedono tutto quello che faccio nel servizio di Geova, capiranno che non lo faccio con le mie forze. Perché vedranno la mia infermità e ascriveranno il merito a Geova! Ecco perché è meglio per me continuare a portare la mia spina nella carne!” Avete notato? Geova diede a Paolo un punto di vista scritturale sul problema, affinché continuasse a provare gioia pur restando nel problema. La sua felicità era interiore. La felicità viene da dentro!

Alcune citazioni sulla frase “io sarò felice quando…” e sulla scrittura di Ecclesiaste 6:9 potete trovarle nella Svegliatevi! del 22/12/79 e nella Torre di Guardia del 1977 a pag. 300.

Un discorso sulle preoccupazioni e sull’ansietà non può essere completo senza parlare di un rimedio e alludo a quello che viene suggerito in Filippesi 4:9 che vogliamo leggere come ultima scrittura di questa considerazione: “Le cose che avete imparato come pure accettato e udito e visto riguardo a me, praticatele; e l’Iddio della pace sarà con voi”.

Qui l’apostolo Paolo ci sprona a fare qualcosa e cioè mettere in pratica ciò che abbiamo imparato per ottenere la pace di Geova. Le attività spirituali, specialmente quelle che hanno relazione con la predicazione possono essere una grande
protezione e aiutarci a trovare la felicità.

A volte pensiamo che per alcuni casi di depressione ci vuole il medico e nemmeno le adunanze o la predicazione riescono a darci il conforto, non è vero? Sì è così. E la Società riconosce questo fatto. Per fortuna la maggioranza di noi non fa parte di questo gruppo o forse qualcuno sì. Ed è giusto che venga curato. Ma la maggioranza di noi fa parte di quel gruppo di persone che ricava benefici dalle attività teocratiche. E sebbene anche i ministri a tempo pieno e i pionieri non siano immuni dalla depressione, sono certamente tra le persone più felici della terra e con il loro servizio rendono felici molte altre persone! Ma soprattutto rendono felice il loro Creatore Geova Dio!

Dunque: siete in grado di allargare il vostro servizio a Geova? L’essere impegnati in tale servizio ci consente di tenere la mente concentrata su pensieri positivi e di conseguenza anche i nostri problemi si rimpiccioliscono, consentendoci di vivere felici senza influenzare più del necessario i nostri sentimenti. Inoltre correremo meno pericoli di finire fuori strada. Una cosa è certa: troveremo sollievo!

Gravi forme di ansietà e depressione non sono facili da smantellare e voglio sperare che in questo discorso non abbia detto qualcosa che abbia dato l’impressione che facile lo sia! Al contrario! E’ una lotta dura! Riuscire a staccarsi dai pensieri e dalle emozioni negative costa tempo e sacrificio. Non è facile! E’ molto difficile!

Alcuni dottori dicono che i pensieri negativi sono una droga che procura dipendenza. Avete notato? Non dicono che sono “come una droga”, ma che “sono una droga”! Questo spiega perché quando diamo spazio alla depressione e ai pensieri negativi, il nostro corpo produce delle sostanze simili alla droga che lo prepara a combattere il problema, sia esso vero o immaginario. E se continuiamo a lasciar spazio a tali pensieri, prima o poi nel nostro corpo avverrà un processo di assuefazione”. Per questo quando sentiamo un discorso edificante o leggiamo un bell’articolo sulle nostre pubblicazioni diciamo: “Ecco! Da questo momento sono di cuore allegro!” o “Da ora in poi mi sentirò felice!”. Questa sensazione può durare due o tre giorni, ma poi diventa difficile mantenere la gioia. Sembriamo in crisi di astinenza da pensieri negativi! Ed è una crisi di astinenza! Riuscire a scacciare i pensieri negativi o la depressione è tanto difficile quanto per un drogato riuscire a togliersi il vizio della droga!

Non dico questo per scoraggiarvi. Lo dico per avvertirvi. Dovreste fare come un atleta che deve correre una gara importante e ha un anno di tempo per prepararsi. Questo atleta si allenerà con zelo per vincerla.

Voi dovreste avere la stessa determinazione. Oppure, dovreste avere la stessa determinazione di quando forse avete smesso di fumare o qualcosa di simile. In alcuni casi può essere necessario l’aiuto del medico o di una particolare cura. Questo non rientra nello schema di questo discorso, ma negli indici della Torre di Guardia troverete diversi articoli che trattano questo argomenti. Se non riuscirete a tenere in mente questo discorso, cercate di non dimenticare la scrittura di Proverbi 15:15 che dice: “Tutti i giorni dell’afflitto sono cattivi; ma chi è buono di cuore ha un banchetto continuo”. Questa è la verità!

Mettiamo in pratica questo principio! E quando saremo confrontati con la domanda: “Se mi trovo in un problema che io non posso cambiare o migliorare, cosa posso fare per mantenermi felice nonostante la situazione?”, allora come dice Proverbi, ‘avremo un banchetto continuo’! Anche se le cose vanno male. E perché? Perché abbiamo deciso di affidare la nostra felicità non alle cose esteriori, ma a un modo di pensare scritturale! Questo è ciò che ci renderà felici.

E non dimenticate che solo nel nuovo mondo di Geova saremo “perfettamente” felici. Se ci aspettassimo ora la completa felicità e la perfezione rimarremmo delusi e di conseguenza ci sentiremmo depressi e abbattuti. Ma nel nuovo mondo di Dio – che tra poco sarà istituito anche sulla terra – mentre cresceremo verso la perfezione tutte le ansietà e le preoccupazioni svaniranno! Non dovremo più combattere la depressione, i sensi di colpa, i complessi di inferiorità, i problemi e le ossessioni! Forse ora siamo preoccupati di non raggiungere il nuovo mondo. Spesso veniamo confrontati con difficoltà, malattie, imperfezione e avversità. Questi sono i problemi comuni del genere umano imperfet
Walter Simoni

walter.simoni@yahoo.it
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07/06/2009 15:57

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Traduzione di un discorso svolto dal fratello Ed Algin per la famiglia Betel di Brooklyn.
Tutti i riferimenti alle riviste “Svegliatevi!” e “Torre di Guardia” sono stati tratti dalle edizioni di lingua inglese. Per questo ci possono essere alcune discordanze con le stesse pubblicazioni in lingua italiana.
Tutti i riferimenti alle riviste “Svegliatevi!” e “Torre di Guardia” sono stati tratti dalle edizioni di lingua inglese. Per questo ci possono essere alcune discordanze con le stesse pubblicazioni in lingua italiana.
Walter Simoni

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