Genesi 1:1 - Giovanni 1:1

Ultimo Aggiornamento: 04/02/2010 23:15
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.038
Sesso: Maschile
07/07/2009 14:09

Infatti, concordo con te. A mio parere alle Scritture la creazione a livello metafisico non interessa, è data per scontata o non viene approfondita. Come detto sono i greci, e di conseguenza i primi cristiani gentili che si trovarono ad interagire con quella filosofia, ad essere ossessionati dal concetto metafisico del tempo e dell'origine dell'universo. E' ovvio che tale interesse, o il tentativo di armonizzare le Scritture con i concetti in voca all'epoca, portassero ad influenzare in modo pesante lo sviluppo della cristologia tra II-III secolo.

Per una sintesi di piacevole lettura su questi concetti filosofici suggerisco questo saggio:

Enrico Berti, In principio era la meraviglia. Le grandi questioni della filosofifia antica, Laterza, 2007 (9 euro)

Shalom

[Modificato da barnabino 07/07/2009 14:10]
--------------------------------------------------------------------
Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
OFFLINE
Post: 313
Sesso: Maschile
07/07/2009 14:20

Re:

Per una sintesi di piacevole lettura su questi concetti filosofici suggerisco questo saggio:

Enrico Berti, In principio era la meraviglia. Le grandi questioni della filosofifia antica, Laterza, 2007 (9 euro)

Shalom



Caro Barny, l'ultimo testo che mi hai suggerito sul "Generato prima dei secoli", che mi è costata 'na botta! [SM=g27987] mi ha estremamente deluso (forse perchè mi aspettavo una trattazione storico-teologica).

Mo che faccio??! Mi fido? ... lo compro? [SM=g27988]

--
Omnia adversus veritatem de ipsa veritate constructa sunt
OFFLINE
Post: 1.038
Sesso: Maschile
07/07/2009 14:28

Beh... questo costa 9 euro, puoi rischiare! [SM=g27988]

Comunque non è una trattazione teologica, si limita a descrivere (in maniera molto discorsiva) i problemi filosofici e le risposte che ad essi diedero i filosofi dell'antichità: che cos'è l'essere? Chi sono gli dei? Cosa ci attende dopo la morte? L'universo ha avuto un'origine?

Utile per capire come mai il cristianesimo prese una certa direzione, una volta uscito dal suo naturale alveo giudaico.

Shalom
--------------------------------------------------------------------
Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
OFFLINE
Post: 5.668
Città: AGORDO
Età: 47
Sesso: Maschile
07/07/2009 17:31

Re: Re:
Spener, 07/07/2009 14.00:


Tanto più che anche l'archè stesso di Genesi lascia spazio a ipotesi differenti. Quando dice che "in principio Dio creò il cielo a la terra" a cosa si riferisce? All'universo fisico o anche al "cielo" delle creature spirituali, gli angeli? Semplicemente possiamo fare della congetture.



Caro Barnabino, personalmente non credo che si possa desumere una qualche creazione metafisica dal passo di Genesi. Non riesco a vederlo da una semplice lettura.

Spener





Sono pienamente d'accordo.
I verseti successivi si incentrano totalmente sulla creazione fisica avvenuta sulla terra, quindi il cielo a cui fa riferimento il primo versetto della Bibbia, a mio avviso, dev'essere il cielo fisico, ossia l'universo.





Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
OFFLINE
Post: 482
Città: MILANO
Età: 80
Sesso: Maschile
07/07/2009 20:20


C'è da dire che se il concetto di tempo e di inizio del tempo ossessionava i greci (influenzando così tutto lo sviluppo della cristologia alessandrina) a quanto pare non interessava la cultura semitica, per cui gli eventi della creazione non seguono necessariamente le categorie temporali filosofiche a cui siamo abituati.



Il "logos" di Giovanni faceva parte della cultura semitica?
OFFLINE
Post: 1.038
Sesso: Maschile
07/07/2009 23:40

Caro Pavel,


Il "logos" di Giovanni faceva parte della cultura semitica



Poiché Giovanni era un semita dobbiamo necessariamente pensare di si...

Shalom
[Modificato da barnabino 07/07/2009 23:40]
--------------------------------------------------------------------
Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
OFFLINE
Post: 861
Città: PINEROLO
Età: 53
Sesso: Maschile
09/07/2009 22:02

Re:
barnabino, 7/7/2009 11:40 PM:

Caro Pavel,


Il "logos" di Giovanni faceva parte della cultura semitica



Poiché Giovanni era un semita dobbiamo necessariamente pensare di si...

Shalom



L'unico collegamento che mi è noto è quello con Filone.
Adesso Ortodox mi vuole far studiare il Timeo e poi anche tutto il resto dei filosofacci pagani.

Se non divorzio prima magari scopro qualcosa di interessante... [SM=g27986]

Simon
OFFLINE
Post: 1.038
Sesso: Maschile
10/07/2009 00:37

Se vuoi una sintesi di piacevole lettura ma corratta dei problemi filosofici dell'antichità ti suggerisco questo:

Enrico Berti, In principio era la meraviglia. Le grandi questioni della filosofia antica, Laterza, 2008, 9 euro.



Può servire come piacevole introduzione e la lettura è scorrevole.

Shalom
--------------------------------------------------------------------
Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
31/08/2009 14:23

Re: Re:
(SimonLeBon), 09/07/2009 22.02:



L'unico collegamento che mi è noto è quello con Filone.
Simon



In tutta franchezza: Giovanni secondo voi aveva letto Filone? I concetti più profondi del suo Vangelo derivano dall'ispirazione, e secondo me non comprese del tutto ciò che scriveva, come nel caso delle visioni di Daniele.

05/09/2009 00:47

Sono diversi e sequenziali

Io leggerei i versetti secondo questo ordine:

(Giovanni 1:1-3) 1 In principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era un dio. 2 Questi era in principio con Dio. 3 Tutte le cose son venute all’esistenza per mezzo di lui, e senza di lui neppure una cosa è venuta all’esistenza....

(Genesi 1:1) 1 In principio Dio creò i cieli e la terra.

Dovrebbe essere quindi chiaro.

Giovanni, parla di diveri "prinicipi".

Al versetto uno, si riferisce evidentemente alla creazione o generazione di suo figlio Gesù (Michele) e lo descrive.

Al versetto due, Giovanni dicendo: "questi (Gesù) era in
principio con Dio", parla di un "diverso" principio. Parla del rpincipio della creazione che fu fatta mediante Gesù.

I tempi che intercorsero fra il primo "principio", ovvero la creazione di Michele e il secondo "principio", ovvero quello delle creature spirituali (angeli) e poi dell'universo materiale, non sono stimabili essendo indefinibili in quanto non esisteva in tale stato spirituale spazio, tempo e velocià che sono fisici.

Sono però in temini "umani" distanti fra loro, successivi in ordine di tempo e di azione, e pertanto "diversi.

Genesi 1:1 si riferiesce evidentemente alla creazione materiale.
ed è pertanto a sua volta un ennesimo diverso "principio" che segue appunto quello delle creature spirituali, ma che in senso di azione può essere assemblato come unico atto creativo "mediante" Gesù. e pertanto lo definirei un "principio" simile o conseguente.

Risponderi quindi alla domanda dicendo che il "principio" di Genesi 1:1 e quello di Giovanni 1:1 sono decisamente diversi e pertanto sono due distinti principi.

monseppe








OFFLINE
Post: 861
Città: PINEROLO
Età: 53
Sesso: Maschile
05/09/2009 14:11

Re:
Onesimo, 8/31/2009 2:23 PM:



In tutta franchezza: Giovanni secondo voi aveva letto Filone? I concetti più profondi del suo Vangelo derivano dall'ispirazione, e secondo me non comprese del tutto ciò che scriveva, come nel caso delle visioni di Daniele.



E' una domanda che mi sono fatto anch'io, qualche tempo fa. Non ne sono convinto al 100%, anche se la storia del "logos" è, a mio avviso, un indizio abbastanza forte. Che, come sostiene Ortodox, ci sia di mezzo direttamente Platone o il suo Timeo, per i momento ne dubito ancora di piu'. Paolo mi sembra piu' attrezzato per quel genere di letture.

Simon
OFFLINE
Post: 1.038
Sesso: Maschile
05/09/2009 15:35

Caro Onesimo,


In tutta franchezza: Giovanni secondo voi aveva letto Filone? I concetti più profondi del suo Vangelo derivano dall'ispirazione, e secondo me non comprese del tutto ciò che scriveva, come nel caso delle visioni di Daniele.



Francamente ne dubito, il Logos giovanneo e quello dell'alessandrino sono molto differenti, o meglio, sono diversi i sistemi culturali di Giovanni e di Filone, la definizione di "logos" data da Filone non può essere "estrapolata" da tutta la visione e concezione filoniana, altrimenti si svuota di ogni signifato e diventa incomprensibile. Non mi pare però di trovare in Giovanni tracce di un filonismo, anche accettato parzialmente, questo mi fa pensare che Filone non fosse conosciuto direttamente da Giovanni, certo potremmo supporre che il termine Logos, in qualche modo, e in modi diversi, fosse genericamente usato ed inteso in vasti strati del giudaisimo per indicare genericamente un qualche mediatore tra Dio e la creazione.

Shalom
[Modificato da barnabino 05/09/2009 15:42]
--------------------------------------------------------------------
Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
02/02/2010 16:17

Chi o cosa era il Logos?
L’inizio di Gv 1:1 è lo stesso identico di Gn 1:1. L’espressione greca tradotta giustamente “in principio” è nel testo biblico ἐν ἀρχῇ (en archè). Ora, l’espressione ebraica genesiaca בְּרֵאשִׁית (bereshìt), “in principio” è tradotta nel greco della LXX proprio con ἐν ἀρχῇ (en archè). La traduzione greca dei LXX era quella usata dalla prima congregazione, per cui non ci sono dubbi che Giovanni abbia voluto usare proprio l’espressione genesiaca. Il passo giovanneo (Gv 1:1) su cui s’intende ragionare è il seguente:

ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος, καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν, καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος
en archè en o lògos kài o lògos en pros ton theòn, kài theòs en o lògos
in principio era la parola e la parola era presso il Dio e Dio era la parola 

   “In principio era la parola”: la “parola” di cui si parla esisteva già; esisteva “in principio”. Occorre identificarla e capire cosa sia questa parola. “La parola era presso il Dio”: questa “parola” (che identificheremo) era presso il Dio. Si noti l’articolo determinativo (τὸν, ton, il). Si parla qui del Dio uno e unico, il creatore. “E la parola era Dio”: qui occorre fare attenzione: il soggetto non è Dio, ma la parola (“Dio” è l’apposizione). Lo stabilisce già il contesto: è della parola che si sta parlando. Lo stabilisce anche la costruzione della frase: in greco (come in latino) il soggetto è spesso alla fine della frase. In italiano diciamo che “la parola era Dio” e non che “Dio era la parola”. In greco questo equivoco non nasce: se infatti si volesse dire che Dio era la parola, si direbbe che ‘il Dio era la parola’, usando l’articolo. Nella frase precedente, infatti, si usa l’articolo determinativo davanti a Dio: “La parola era presso il Dio”. Se questo articolo fosse usato nella frase successiva, allora significherebbe che ‘il Dio era la parola’. Il testo però non dice così. Dice che “la parola era Dio”. Sbagliano quindi i Testimoni di Geova ad insistere su questa mancanza di articolo per dimostrare che la parola era ‘un dio’ o ‘divina’ e non Dio. La mancanza di articolo è infatti richiesta dalla costruzione: “la parola [soggetto] era Dio [apposizione]”. Insistere nel voler mettere l’articolo indeterminativo “un” davanti a “Dio” indica solo scarsa conoscenza della lingua greca. Significa allora che la parola effettivamente era Dio? La risposta rischia di essere fuorviante se chi fa la domanda ha già in mente alcune sue conclusioni religiose. Per meglio dire: se si crede che la parola sia Yeshùa (che è il vero nome di “Gesù”), si fa dire al testo che Yeshùa era Dio; questo contro tutte le evidenze bibliche che non identificano Yeshùa con il Dio di Israele. Se si crede che la parola sia un dio o divina, si fa dire al testo una cosa che non dice, dato che è detto chiaramente che “la parola era Dio”. L’errore sta nel dare per scontato che la parola sia Yeshùa. Ma è proprio così? In effetti, no. Esaminiamo bene il testo. Già ci può mettere sulla buona strada della comprensione l’uso che Giovanni stesso fa di questo termine. Nel suo vangelo Giovanni parla spesso di questa “parola” (greco λόγος, lògos): “Se perseverate nella mia parola [λόγος, lògos]” (Gv 8:31); “Se uno osserva la mia parola [λόγος, lògos]” (Gv 8:51); “Chi ascolta la mia parola [λόγος, lògos]” (Gv 5:24). Questa “parola” (λόγος, lògos) è la parola di Dio: “Io ho dato loro la tua parola [λόγος, lògos]” (Gv 17:14); essa è la verità: “La tua parola è verità [λόγος, lògos]”. - Gv 17:17.
   Si tratta quindi della “parola” di Dio, la parola creatrice di Dio. “In principio Dio creò” (Gn 1:1): “Dio disse” (Gn 1:3). Dio nominava le cose ed esse erano create. Dio creò tramite la sua parola. È la parola vivificante di Dio di cui egli stesso dice: “Così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata” (Is 55:11). Questa parola che “era in principio” e che “era presso Dio”, è la sapienza con cui egli ha creato l’universo, quella stessa sapienza personificata che parla in prima persona in Pr 8:22-30: “Geova [yhvh nel testo ebraico] stesso mi produsse come il principio della sua via, la prima delle sue imprese […]. Da tempo indefinito fui insediata, dall’inizio, da tempi anteriori alla terra […] quando egli non aveva ancora fatto la terra e gli spazi aperti. Quando egli preparò i cieli io ero là; […] allora ero accanto a lui come un artefice” (TNM). Questa “parola”, sapienza di Dio, era presso Dio. Prima di Yeshùa era già una potenza divina. È proprio questa parola di Dio che è scesa in Yeshùa e ha abitato in lui. Come, infatti, Yeshùa potrebbe proclamare con tanta autorità quella parola se non per il fatto che essa è scesa in lui? “La Parola è divenuta carne e ha risieduto fra noi” (Gv 1:14, TNM): essa ha risieduto nella persona mortale di Yeshùa. È per questo che Yeshùa non pronuncia parole umane, ma parole di Dio: “Chi trascura me e non riceve le mie parole ha uno che lo giudica. La parola che ho detto è ciò che lo giudicherà nell’ultimo giorno, perché non ho parlato di mio proprio impulso, ma il Padre stesso che mi ha mandato mi ha dato comandamento su ciò che devo dire e di che devo parlare” (Gv 12:48,49, TNM). Dio stesso aveva profetizzato circa il messia: “Susciterò per loro [gli israeleti] di mezzo ai loro fratelli un profeta come te [Mosè]; e in realtà metterò le mie parole nella sua bocca, ed egli certamente pronuncerà loro tutto ciò che io gli comanderò”. - Dt 18:18. D’altra parte, l’idea di un lògos quale demiurgo e artefice della creazione è un concetto pagano del tutto estraneo alla Scrittura.
   È nella letteratura greca pagana che si parla di un lògos artefice. La filosofia del logos è presente nello Stoicismo. Cleante (3°-4° secolo a.E.V.), richiamandosi ad Eraclito, afferma la dottrina del logos spermatikòs (la “ragione seminale”) che si diffonde nella materia inerte animandola e portando alla vita i diversi enti. Filone d’Alessandria (circa 20 a.E.V. – 50 E.V.) riprenderà il logos della tradizione stoica incorporandolo nella sua teologia e connettendolo al tema biblico della “parola di Dio”. Per Filone, che si rifà anche al Timeo di Platone, Dio è trascendente rispetto al mondo, e a far da mediatore tra il primo e il secondo è proprio il logos. Nella dottrina di Filone si riconoscono temi e concetti che poi torneranno nel cosiddetto cristianesimo (che è in verità l’apostasia dalla dottrina originale di Yeshùa). Mai Giovanni avrebbe utilizzato una tale categoria. Giovanni era un ebreo che conosceva la verità delle Scritture: per lui come per tutti gli ebrei la parola di Dio era la sua stessa sapienza. Dispiace che alcuni studiosi della Bibbia ritengano che Giovanni abbia usato il termine logos in una doppia accezione: per comunicare sia agli ambienti ebraici, familiari col concetto della divina sapienza, sia agli ambienti della filosofia ellenistica, in cui il logos era un concetto filosofico radicato da tempo. Questo metodo (di mettere insieme verità biblica e paganesimo) è tipico del cosiddetto cristianesimo (apostasia istituzionalizzata nel 4° secolo E.V. e dai cui sorse la Chiesa Cattolica) e nulla ha a che fare con Giovanni, l’autore dell’omonimo vangelo. Seguendo quest'idea, alcune traduzioni cinesi del Vangelo di Giovanni hanno addirittura tradotto il termine logos con “Tao”!
   Purtroppo le convinzioni religiose condizionano molto le traduzioni bibliche. Lo fanno anche in questo caso. Ecco, ad esempio, come TNM traduce il passo in questione (infrangendo le regole delle lingue greca e italiana): 1 "In principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era un dio" (la costruzione greca impedisce questa traduzione; il greco ha: “La [ὁ, o] parola era Dio”; “la parola” è soggetto; “Dio” è apposizione. 2 "Questi era in principio con Dio". 3 "Tutte le cose son venute all’esistenza per mezzo di lui, e senza di lui neppure una cosa è venuta all’esistenza". La precedente “parola”, femminile in italiano, diventa improvvisamente maschile: “questi”, “lui”. Una cosa (“la parola”) diventa improvvisamente una persona: “lui”. Questa è manipolazione religiosa.
   Che il logos, “la parola”, non sia Yeshùa ma la parola creatrice di Dio lo dimostra la Bibbia stessa: “I cieli furono fatti dalla parola del Signore, e tutto il loro esercito dal soffio della sua bocca”. - Sl 33:6.
OFFLINE
Post: 1.038
Sesso: Maschile
02/02/2010 18:02

Caro Cielo,


Lo stabilisce anche la costruzione della frase: in greco (come in latino) il soggetto è spesso alla fine della frase



Questo non significa nulla, qui il soggetto è individuato dall'articolo: ho logos.


Sbagliano quindi i Testimoni di Geova ad insistere su questa mancanza di articolo per dimostrare che la parola era ‘un dio’ o ‘divina’ e non Dio. La mancanza di articolo è infatti richiesta dalla costruzione: “la parola [soggetto] era Dio [apposizione]”



Non capisco di cosa stai parlando, i TdG non è che "insistono" su nulla, si limitano a tradurre quello che si legge. Inoltre, cosa intendi tu esattamente per "apposizione", a me più che apposizione "theos" sembra un predicato nominale del soggetto "ho logos" dato che c'è la copula. Non solo, ma qui non esiste nessuna costruzione che richieda obbligatoriamente la mancanza dell'articolo, e se così fosse ti staresti contraddicendo perché avremmo che "ho logos" è identificato con "ho theos".


insistere nel voler mettere l’articolo indeterminativo “un” davanti a “Dio” indica solo scarsa conoscenza della lingua greca



Francamente mi sfugge questo errore? Un predicato nominale in quella posizione indica una qualità del soggetto oppure l'appartenenza ad una classe di individui. Non vedo nessuna "scarsa" conoscenza del greco, fammi vedere delle costruzioni simili in Giovanni e discutiamone.


Si tratta quindi della “parola” di Dio, la parola creatrice di Dio.



Direi che è quello che credono i TdG quando dicono che la Parola era un dio.


Purtroppo le convinzioni religiose condizionano molto le traduzioni bibliche. Lo fanno anche in questo caso



I TdG, a dire il vero, fanno esattamente il contrario: sono nati proprio in contrasto con questa tendenza, cercare di esamnare il testo senza condizionamenti regiosi.

Shalom

--------------------------------------------------------------------
Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
OFFLINE
Post: 1.038
Sesso: Maschile
02/02/2010 18:08

Un dettaglio


Yeshùa (che è il vero nome di “Gesù”)



Non lo sappiamo con certezza, in ebreico potrebbe essere tanto Yeshùa' che Yehohshùa'. Io fossi in te eviterei di esibire un fare dogmatico, non è certo questo lo spirito di chi cerca la verità, né trasmette uno spirito positivo.

Vale la stessa osservazione che ha fatto Spener, è buona norma evitare di fare dei copia-incolla (sappiamo trovare una pagina web) e indicare la fonte.

Shalom
[Modificato da barnabino 02/02/2010 18:09]
--------------------------------------------------------------------
Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
02/02/2010 19:51

In risposta a Barnabino.

Mi chiedi di trovare una costruzione simile presso Giovanni. Eccola: ὁ θεὸς ἀγάπη ἐστίν (o theòs agàpe estìn), “il Dio è amore” (1Gv 4:8,16). Qui non possiamo tradurre ‘Dio è un amore’ e nemmeno ‘Dio è amorevole’. D’altra parte, se ἀγάπη (agàpe) avesse l’articolo determinativo avremmo questo significato: ‘L’amore è Dio’, il che non sarebbe vero, giacché in greco si riscontrano ben quattro tipo di amore, tra cui – ad esempio – quello coniugale. Questa costruzione obbliga a tradurre “Dio è amore”, proprio come in Gv 1:1 θεὸς ἦν ὁ λόγος (theòs en o lògos). Qui la differenza sta solo nel verbo: mentre ἐστίν (estìn), “è”, è al presente, ἦν (en), “era”, è all’imperfetto. I soggetti sono rispettivamente ὁ θεὸς (o theòs), “il Dio”; ὁ λόγος (o lògos), “la parola”. Del primo si dice che è amore, del secondo che era Dio.    Ciò non comporta affatto la trinità cattolica. Comporta l’identificazione della parola con Dio. Se s’interpreta tale “parola” come la persona di Yeshùa nascono i problemi. Ma se la si comprende come la spiega Giovanni, ovvero come la parola di Dio, non si crea nessun problema.    In quanto al nome, quello originale era Yehohshùa, ma nel primo secolo era divenuto Yeshùa. Probabilmente era chiamato nella stretta cerchia familiare Yèshu, che a quanto pare era la pronuncia galilaica del suo nome.   In quanto alla tua osservazione “è buona norma evitare di fare dei copia-incolla (sappiamo trovare una pagina web) e indicare la fonte”, perché mai non dovrei fare un copia-incolla se lo faccio da mio materiale e se la fonte sono io stesso?   Infine, quanto a “esaminare il testo senza condizionamenti religiosi”, io ho fatto riferimento alla traduzione non all’esame del testo. È scorretto da ogni punto di vista tradurre “In principio era la Parola [una cosa femminile], e la Parola [una cosa femminile] era con Dio, e la Parola [una cosa femminile] era un dio. Questi [una persona maschile] era in principio con Dio. Tutte le cose son venute all’esistenza per mezzo di lui [una persona maschile], e senza di lui [una persona maschile] neppure una cosa è venuta all’esistenza”. – Gv 1:1-3, TNM; grassetto aggiunto per enfatizzare.
OFFLINE
Post: 1.038
Sesso: Maschile
03/02/2010 01:26

Caro Cielo,


Mi chiedi di trovare una costruzione simile presso Giovanni. Eccola: ὁ θεὸς ἀγάπη ἐστίν (o theòs agàpe estìn), “il Dio è amore” (1Gv 4:8,16). Qui non possiamo tradurre ‘Dio è un amore’ e nemmeno ‘Dio è amorevole’



Non vedo alcuna difficoltà, qui "agape" è qualitativo, indica una qualità di theos. Amore è un attributo o qualità di Dio e non una identificazione così come "theos" in Giovanni 1,1c è un attributo del Logos e non una identificazione.

Rispetto alla traduzione il problema non è la posizione, ma il fatto che "amore" e "dio" hanno due campi semantici e significati molto diversi, non tradurre con "un amore" non ha nulla a che fare con la costruzione, ma con il fatto che il Predicato Nominale può essere tanto identificativo che attributivo, ed in quel caso è assolutamente normale usare l'articolo.


Questa costruzione obbliga a tradurre “Dio è amore”, proprio come in Gv 1:1 θεὸς ἦν ὁ λόγος (theòs en o lògos).



Se il senso è che il Logos ha la qualità di essere "theos" non vedo perché non possiamo tradurre "un dio", se scrivessi "snoopy (soggetto) è (copula) un cane (Predicato nominale)" non vedo l'errore ad usare l'articolo indeterminativo: cane, uomo, ladro, dio non sono aggetivi ma identificano classi di individui, pertanto non è errato usare "un". Ci sono decine di passi con quella costruzione dove è assolutamente ovvio usare l'articolo indeterminativo.


Ciò non comporta affatto la trinità cattolica. Comporta l’identificazione della parola con Dio.



Identificazione che è improbabile: in posizione attributiva "theos" è solo una qualità del Logos come abbiamo detto. Così in 1 Gv 4:8 si dice solo che Dio possiede la qualità di essere amore non è che di identifica con un essere detto Amore.


Se s’interpreta tale “parola” come la persona di Yeshùa nascono i problemi.



Francamente non vedo tutti questi problemi, le Scritture non hanno difficoltà ad attribuire la qualità di "theos" a delle creature.


In quanto al nome, quello originale era Yehohshùa, ma nel primo secolo era divenuto Yeshùa. Probabilmente era chiamato nella stretta cerchia familiare Yèshu, che a quanto pare era la pronuncia galilaica del suo nome



Insomma non è che sia così chiara la questione...


perché mai non dovrei fare un copia-incolla se lo faccio da mio materiale e se la fonte sono io stesso?



Se non lo dici non è così ovvio che citassi te stesso [SM=g27988]


È scorretto da ogni punto di vista tradurre “In principio era la Parola [una cosa femminile], e la Parola [una cosa femminile] era con Dio, e la Parola [una cosa femminile] era un dio. Questi [una persona maschile] era in principio con Dio



E solo un'approssimazione dovuta al fatto che "Logos" in greco è maschile (e "questi" è maschile perché riferito a Logos) mentre la sua traduzione più letterale in italiano è femminile, la parola. Oppure si usa il Verbo come fanno alcuni traduttori per tenere il maschile, ma Verbo non rende come Parola, insomma alla fine si è scelto per un compromesso.

D'altronde nel contesto si evince che il Logos è identificato con la figura del Cristo preumano, il figlio di Dio non solo una "parola" in senso generico proferita da Dio.

Shalom
[Modificato da barnabino 03/02/2010 01:28]
--------------------------------------------------------------------
Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
03/02/2010 14:06


citazione di cielo segreto


Mi chiedi di trovare una costruzione simile presso Giovanni. Eccola: ὁ θεὸς ἀγάπη ἐστίν (o theòs agàpe estìn), “il Dio è amore” (1Gv 4:8,16). Qui non possiamo tradurre ‘Dio è un amore’ e nemmeno ‘Dio è amorevole’. D’altra parte, se ἀγάπη (agàpe) avesse l’articolo determinativo avremmo questo significato: ‘L’amore è Dio’, il che non sarebbe vero, giacché in greco si riscontrano ben quattro tipo di amore, tra cui – ad esempio – quello coniugale. Questa costruzione obbliga a tradurre “Dio è amore”, proprio come in Gv 1:1 θεὸς ἦν ὁ λόγος (theòs en o lògos). Qui la differenza sta solo nel verbo: mentre ἐστίν (estìn), “è”, è al presente, ἦν (en), “era”, è all’imperfetto. I soggetti sono rispettivamente ὁ θεὸς (o theòs), “il Dio”; ὁ λόγος (o lògos), “la parola”. Del primo si dice che è amore, del secondo che era Dio. Ciò non comporta affatto la trinità cattolica. Comporta l’identificazione della parola con Dio. Se s’interpreta tale “parola” come la persona di Yeshùa nascono i problemi. Ma se la si comprende come la spiega Giovanni, ovvero come la parola di Dio, non si crea nessun problema. In quanto al nome, enfatizzare.





Eg. vorrei riportarti un mio pensiero, può darsi che ci veniamo incontro,
In realtà è già un posto che ho scritto nell'altro forum, e che voglio riportate in parte qui; sempre che non lo hai già letto.

Un utente scriveva

Ecco perché quando leggo Giovanni 1:1 io leggo "Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. 2 Egli (la Parola) era nel principio con Dio."



Ecco questo è un classico esempio di dissonanza contestuale, o meglio cognitiva.

Da un lato si dice che era presso Dio, dall'altro che era Dio.

Questo termine: La parola, è un termine che identifica il mezzo di espressione e comunicazione da parte del pensiero di una persona.
Un mezzo che serve per esprimere la personalità interiore di ciascuno, o la conoscenza trasmessa da altri, e che riportiamo in parole..facendoci intermediari o mediatori.
Se femminile o maschile non importa, non è questo il punto


Quindi la parola che era presso Dio era l'espressione di una persona, e questa persona era presso Dio.
Dunque in questo caso, trattandosi di persona distinta da Dio;
noi è come se in effetti leggessimo che la persona di Gesù era presso la persona del Padre.
Ma che tale persona era Dio.
Quindi dapprima abbiamo distinto Gesù dalla persona del Padre.

Eppoi di questo Gesù persona distinto da Dio diciamo che è Dio.
In pratica sarebbe un Dio a sè distinto dal Padre.
Sarebbero due persone distinte e ciascuno Dio.

Ma dato che sono entrambi Dio o un Dio..avremmo quindi due dei, il che cozza con il concetto di un unico Dio.

A questo punto la teoria cattolica prevede che essi siano come identità immateriale una soltanto, questo per spiegare l'apparente contraddizione.

Ma altri hanno teorizzato che invece sono due persone completamente distinte e che insieme costituiscono un unico Dio intendendolo come capo.

Cioè sarebbe come in una società dove il governo centrale è uno, come una sola entità amministrativa, ma che singolarmente è costituita da persone distinte che gestiscono la direttiva come una unica mente ufficiale che dirige.


E non avendo di certo nessuna necessità di presentarsi come disabili, con tante teste e braccia in un unico corpo individuale.

Altri invece sostengono che si tratta di Gesù come di un Dio minore.
Cosa fattibilmente valida, ma non per me in questo caso.

Per me La Parola del Padre era presso di Lui perchè la incarnava Gesù, il suo messaggero o portavoce.
E la parola era Dio il Padre, poichè chi ha visto Gesù ha visto il Padre.
Questo non significando che la persona di Gesù fosse quella del Padre.

Infatti Gesù diceva..ND " sono stato tanto tempo con voi e non mi hai ancora conosciuto?"

E quando mai gli apostoli avevano visto il Padre in carne e ossa così da riconoscerlo in Gesù?

E dunque ovvio che si riferisce all'essere il Padre nel senso di significarlo come rappresentazione del suo volere e della sua personalità, e questa è Dio , il Dio che ci ha fatto conoscere Gesù.

In pratica è come se Gesù dica : "Tu che conosci la parola dei profeti, per mezzo del quale hai conosciuto il Padre, Dio; non la conosci ( o lo conosci) in me che te la rivelo nella sua "pienezza"?
" Colui che è disceso dal cielo lo ha rivelato" più pienamente.


Questo andamento di cose non era nuovo rispetto agli antichi scritti.

Infatti quante volte trovate scritto che l'angelo di Geova, era chiamato YHWH?
Infatti tale angelo o angeli per l'appunto non dicevano nemmeno il loro nome personale,e si rifiutavano di dirlo, propriamente perchè in quel momento stavano rappresentando unicamente YHWH, la sua Parola che li rendeva o faceva essere YHWH in persona in quanto a Parola.

Infatti l'angelo era solito dire: IO YHWH sono l'onnipotente...

Quindi L'angelo era Dio, la sua Parola che impersonava era Dio; e da notare che non veniva adorato per questa sua immedesimazione;
L'angelo è Dio nel senso di significarlo, o rappresentarlo, poichè l'angelo come essere vivente e come immagine di Dio, può farlo.

Non lo può fare invece di certo un somaro perchè il Cristo vi è stato in groppa, ne non potendolo significare come persona perchè non può realisticamente, mentalmente rappresentarlo.

Tanto più un misero oggetto inanimato croce o palo che fosse stato.


cari saluti




03/02/2010 14:24

Risposta a Barnabino.
Intanto, devo dirti che ho apprezzato il tono più sereno (1Pt 3:15). Se poi non indico la fonte delle mie citazioni è scontato che ne sia io stesso la fonte. Da studioso, cito sempre le fonti, quando riporto parole non mie. Grazie.      La tua argomentazione mi pare un po’ contraddittoria. Prima dici che “’amore’ è un attributo o qualità di Dio e non una identificazione così come ‘theos’”, poi – dopo aver ammesso che theòs è un’identificazione – dici che “in Giovanni 1,1 c’è un attributo del Logos e non una identificazione”. Non vedo come theòs sia un attributo del lògos; casomai è il contrario: è il lògos che è un attributo del theòs.    Tutta la questione, Barnabino, sta nel come accostarsi alla parola lògos. Il tuo approccio è quello religioso, avendo già in mente, prima di affrontare il testo, l’equazione Gesù = lògos. In questo sei in buona compagnia: tutte le religioni (cattolici e protestanti compresi) hanno questo approccio. Quando dici che “in 1 Gv 4:8 si dice solo che Dio possiede la qualità di essere amore non è che si identifica con un essere detto Amore”, rimani proprio fissato su questa idea che theòs debba indicare in Gv 1:1 un altro essere diverso dal theòs di cui Giovanni sta parlando, ovvero Dio.    Se però cerchiamo di comprendere la Bibbia con la Bibbia, dobbiamo dare alla parola lògos lo stesso valore che Giovanni dà a questo vocabolo in tutti i suoi scritti. Un esame rivelerà che la “parola” di Dio ha a che fare con la sua sapienza e che in 1:1 si parla della parola creatrice di Dio, quella che egli usò per creare ogni cosa (cfr. Sl 33:6). È questa parola che “in principio era”, “era con Dio” ed “era Dio”. Per usare il tuo stesso esempio basato su un cane, è come se dicessi: all’inizio c’era un abbaiare, questo abbaiare era presso (πρός, pros) il cane, e l’abbaiare era il cane. Sarebbe banale dire che l’abbaiare era un cane o era canino.     Ora, una precisazione su questa tua argomentazione: “È solo un'approssimazione dovuta al fatto che ‘Logos’ in greco è maschile (e ‘questi’ è maschile perché riferito a Logos) mentre la sua traduzione più letterale in italiano è femminile, la parola. Oppure si usa il Verbo come fanno alcuni traduttori per tenere il maschile, ma Verbo non rende come Parola, insomma alla fine si è scelto per un compromesso”.    Che lògos in greco sia maschile non ci sono dubbi. Ma un traduttore serio non può ricorrere ad approssimazioni e compromessi che mortifichino la lingua in cui si traduce. Concordo sul fatto che “verbo” al posto di “parola” sia una scelta obsoleta. Ma, se usiamo “parola” nella traduzione, tutto va concordato al femminile. Altrimenti, mi dovresti spiegare come mai Sl 51:10b viene così tradotto: “Metti dentro di me uno spirito nuovo” (TNM). Nel testo ebraico (nel Testo Masoretico è al v. 12) “spirito” è רוּחַ (rùach) e si tratta di una parola femminile. Stando alla tua argomentazione, si dovrebbe conformemente tradurre ‘uno spirito nuova’. Cosa ovviamente assurda. Ma perché, allora, dobbiamo accettare l’assurdo che “la parola”, “questi era in principio con Dio”? L’unica spiegazione è che si traduce il testo biblico con già in mente una dottrina religiosa.   Infine, affermi: D'altronde nel contesto si evince che il Logos è identificato con la figura del Cristo preumano, il figlio di Dio non solo una ‘parola’ in senso generico proferita da Dio”. Con tutta la buona volontà, questa identificazione parola = Gesù preumano non si evince affatto né dal contesto né da tutta la Scrittura. Di questa parola di Dio al v. 14 (sempre di Gv 1) si dice che “è divenuta carne e ha risieduto fra noi” (TNM). Anche qui la traduzione è dettata da convinzioni dottrinali religiose. La Bibbia dice che tale parola ἐσκήνωσεν (eskènosen), “pose la tenda”, ovvero per un certo tempo è scesa tra gli esseri umani ed è stata con loro. Giovanni così commenta questo evento: “Abbiamo visto la sua gloria”. Tuttavia poi dice una cosa ben diversa da come appare in TNM; infatti, non dice: “Una gloria tale che appartiene a un figlio unigenito”. La Bibbia dice “una gloria ὡς [os, come”] di unigenito”. In quanto alla traduzione: “Esisteva prima di me” (v. 15, TNM), occorre qualche precisazione. Il greco ha πρῶτός μου ἦν (pròtos mu en): “pròtos di me era”. L’aggettivo pròtos – non va dimenticato che siamo di fronte ad un greco popolano, non classico – significa “primo di grado”. Ecco che allora tutta l’impalcatura del Gesù preumano che la traduzione cerca di sostenere, cade di fronte al testo biblico. Ecco il passo intero, tradotto letteralmente:οὗτος ἦν ὁ εἰπών· Ὁ ὀπίσω μου ἐρχόμενος ἔμπροσθέν μου γέγονεν, ὅτι πρῶτός μου ἦνùtos en o èipon: O opìso mu erchòmenos èmprosfthèn mu ghègomen, òti pròtos mu enquesti era colui di cui dissi: il dietro di me veniente davanti a me è stato, perché primo di me era    Forse, Barnabino, può essere anche utile una buona esegesi di Flp 2:5-11. Se vuoi, dai un’occhiata al mio commento in fondo a questa pagina del forum: freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8983250&...    Grazie. Un caso saluto.
03/02/2010 15:54


Con tutta la buona volontà, questa identificazione parola = Gesù preumano non si evince affatto né dal contesto né da tutta la Scrittura



Mi sembra che anteponi le ragioni tecniche al senso contestuale e che quindi non trovo corretto.

Lo stesso traduttore rabbino dice che non sempre è possibile intendere alla lettera una determinata parola in rapporto al suo immediato contesto.


La Parola era presso Dio; ed era Dio.

Se consideri tutto il discorso di Cristo, lo vedi chiaramente come egli impersona la parola del Padre, pur rimanendo se stesso.

E ovvio che la parola sia Dio, in quanto è la sua parola; ma che distinta da lui come stando presso, o vicino, pone la necessità di significarla o impersonarla in qualcuno che la significhi.

E tutto il contesto dei vangeli mi pone chiaramente quanto è qui suggerito, in Giovanni 1:1; anche se riconosco che isolato, per alcuni o tanti ciò potrebbe dargli adito a libere interpretazioni.

Ma non più quando Cristo stesso dice che chi ha visto lui ha visto il Padre.

Ecco che questo equivale a dire la stessa cosa di Giovanni 1:1,e cioè che la Parola del Padre che indentifica il vero Dio, e quindi è la persona di Dio o Dio; viene incarnata o impersonata, da colui che vi si immedesima come figlio, figlio che è presso, vicino al Padre.


Quindi è giusto secondo traduzione che la Parola non si riferisca tecnicamente a un altra persona, ma a Dio stesso.

Ma la tecnica da sola è cieca; perchè il senso logico pone che quella parola del Padre per stare presso di Lui, sottintenda necessariamente che vi sia una trasposizione, immedesimazione da parte di qualcuno che gli sta accanto in qualche senso.

Negarlo significa vivisezionare anche dal successivo contesto.
Pure dato dal fatto che nel passato, uno stesso qualsiasi angelo sia chiamato Dio.

Egli è tecnicamente Dio, eppure non lo è, ma che lo significa.

Ad esempio se diciamo che " Cristo è la roccia" Tecnicamente dovremmo credere che Cristo sia una roccia effettiva, perchè "è" il masso di roccia.

Se la parola greca corrispondente alla lettera :é; implicava esserlo in senso di significato, la corretta traduzione doveva essere : significava; mentre è lo si usava solo con il termine che significava unicamente esserlo alla lettera.

Ma se non esiste niente di tutto questo, ne alla lettera, ne di significato, va da se che sei tu lettore a comprendere sulla base del senso reale, e senso logico del contesto, vuoi immediato, o non; a comprendere che Cristo non era una roccia letterale.

Di questi spropositi infantili e banali li trovo leggendo del Poly, o di un maurif....ma non mi appartengono perchè non giudico seri.

Ritornando alla Parola, togliergli il significato nella persona di Cristo, mi rende vano lo scopo della frase.

Perchè se così fosse, a questo punto a che mi servirebbe sapere che la parola di Dio è Dio?
Non credo che Dio ci consideri così disabili mentalmente
Lo troverei sciocco come scopo.

Diversamente mi costituisce una prova sulla persona del Cristo che come Figlio è venuto ad adempiere la volontà, o la Parola del Padre; cosa che gli premeva più di ogni altra cosa dimostrare, come si evince chiaramente.

Cristo nella sua persona ha dimostrato quella del Padre.
Quindi in conclusione io vi vedo chiaramente il perchè dello scopo di far pensare a Dio che sta presso Dio.

Cosa travisata dai cattolici che per il loro scopo originale su cui sorvolo; ne fanno di Gesù figlio Dio stesso,e non potendolo fare giustamente come persona hanno fatto incarnare pure il Padre nel medesimo corpo umano di Cristo; e tutto il caotico di seguito

Diceva bene Paolo del molto da dire di certi che erano ignoranti, parlando forte di quello che non capivano.



[Modificato da dispensa. 03/02/2010 16:06]
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:37. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com