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PROFEZIE SU CRISTO: NOI CRISTIANI ESAGERIAMO

Ultimo Aggiornamento: 23/09/2009 22:11
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13/09/2009 23:49

4. PIETRO, GAMALIELE E PAOLO

I dodici apostoli erano in maggioranza degli umili pescatori, ma Gesù scelse proprio loro per radicare le fondamenta del suo insegnamento. I primi cinque capitoli degli Atti degli apostoli confermano l’efficacia di questa scelta. Poi, sulle basi gettate dai dodici apostoli, saranno soprattutto altri a far progredire l’opera (Stefano, Filippo, Barnaba e soprattutto Paolo).
Atti 5 termina col presentare Gamaliele (v. 34): un severo insegnante della Legge molto stimato che comincia ad intuire solo allora che forse il Messia è arrivato già. Se si fa un confronto a questo punto fra Pietro e Gamaliele, è evidente come Pietro vinca totalmente. Per completare la sua opera, però, Gesù poi utilizzerà proprio uno formatosi alla scuola di Gamaliele, cioè l’apostolo Paolo (Atti 22:3).
Pietro ebbe difficoltà a capire l’opera che Dio aveva affidata a Paolo e la Chiesa di Gerusalemme, nella quale Pietro aveva un ruolo centrale, inizialmente considerò Paolo non adatto come predicatore del Vangelo, rimandandolo a casa (Atti 9:26-30). Dopo qualche tempo fu però richiamato, perché era necessario nell’edificazione della prima Chiesa fatta da non ebrei, quella di Antiochia, di fronte alla quale non si sapeva bene come contenersi (Atti 11:25-26). Gli apostoli non erano però totalmente convinti della giustezza di ciò che stava facendo Paolo e allora andarono ad Antiochia per “correggerlo”, ricevendo però da Paolo un tal rimprovero che dovettero ripensarci (Galati 2:11-21).
Alla fine, comunque, Pietro si renderà conto che Paolo era un vero profeta mandato da Dio, riconoscendo di aver avuto difficoltà a comprenderlo (2Pietro 3:14-16). Anche nei Vangeli l’apostolo Pietro non appare come perfetto (Matteo 16:22-23; 26:69-75; Luca 5:8), ma c’è sempre stata in lui un’umiltà che lo ha fatto particolarmente amare da Gesù, che sapeva di essere amato da Pietro (Giovanni 21:15-17).
Per trasformare Pietro in un efficace testimone del Vangelo, Gesù aveva dovuto lavorarci molto. Anche per utilizzare Paolo l’opera di Gesù fu profonda (Atti 9:1ss.; Galati 1:1 a 2:2). Sapienti o non sapienti, insomma, abbiamo tutti bisogno di un’opera di Dio radicale; solo dopo possiamo essere dei servi utili, ma chi è umanamente più ricco ha più difficoltà ad accettare il cambiamento.
Se il Vangelo fosse un apprendimento intellettuale, sarebbe necessaria una buona scolarizzazione. Il Vangelo è invece una questione di vita vissuta (vedere le riflessioni sulla “Sana dottrina”) e allora è più avvantaggiato chi è allenato ad affrontare la realtà, mentre chi è abituato al mondo artificiale delle scuole, ha spesso bisogno di una “cura disintossicante”.



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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