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La banca olandese Dsb in amministrazione controllata

Ultimo Aggiornamento: 23/10/2009 23:47
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20/10/2009 10:48

www.libero-news.it/articles/view/583586

La crisi finanziaria e la recessione degli ultimi due anni «hanno rappresentato una sfida» per le autorità finanziarie, «rendendoci vivamente consapevoli dell’importanza della collaborazione internazionale fra le autorità», ha detto il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, parlando non a caso a un meeting sull’Asia. Bernanke, senza fare commenti sull’economia o sulla politica monetaria, si è limitato ad aggiungere che la crisi «ha evidenziato la necessità di migliorare le normative finanziarie e la necessità di affrontare gli squilibri globali».

Nello specifico il forte deficit commerciale degli Usa verso l’Asia e la massiccia sottoscrizione dei Treasury bond americani da parte delle banche centrali asiatiche. Della Cina in particolare. Per Bernanke è sempre più importante porre freno agli squilibri interni per evitare un’inflazione catastrofica. La massa monetaria americana nell’agosto 2008 era di circa 800 miliardi di dollari. Ora supera i 1700 miliardi. Come dire che per ogni dollaro in circolazione nell’estate del 2008 il governo usa ne ha creati 2,1. Inoltre le riforme messe in atto dal presidente Obama impongono altre spese.

Tra welfare, sanità e lotta alla droga agli Stati Uniti servono quasi 60 mila miliardi da spendere, ma le entrate sono sempre meno. E comunque non superano i due terzi del fabbisogno. Il binomio Bernanke-Obama si troverà così il prossimo anno di fronte a tre spinte in contrasto tra loro. Due portano alla deflazione prevedono o il tagli delle spese o l’innalzamento delle tasse. L’altra all’inflazione fatta di altra massa monetaria. Secondo alcuni analisti la coppia dovrebbe scegliere l’ultima strada. Le premesse ci sono tutte: costante debolezza del dollaro (che ieri ha segnato 1,494 rispetto all’euro), aumento dei costi di importazione, aumento delle esportazioni, stabilizzazione della disoccupazione. Ovviamente questo scenario da un lato rende sempre più strategica l’economia del Dragone. La Cina ha investito gran parte delle riserve valutarie in titoli del Tesoro Usa, diventandone il principale detentore mondiale e ora guarda con disagio alle copiose spese che Washington sta facendo per traghettare l’economia Usa fuori dalla recessione. E dalla sua Pechino ha l’enorme surplus commerciale accumulato grazie allo stretto controllo del cambio dello yuan per rendere più competitive le esportazioni. Dall’altro lato, ovvero da questa parte dell’oceano, la scelta inflattiva della Fed renderebbe più problematiche le decisioni dell’Unione Europea. Al momento visto i mastini della Bundesbank nella zona euro prevale la tesi anti-inflattiva.

In questo caso in Europa ci sarà ulteriore rivalutazione dell’euro, un’inflazione lieve, una perdita di competitività delle nostre esportazioni e una disoccupazione stabile su elevati valori. E soprattutto un aumento delle tasse che verranno messe a tappare i bilanci deformati dal debito pubblico.

I singoli governi Ue mal digerirebbero una tale situazione, ma resta da capire se saranno in grado di contrastare le tendenze della Bce e della corrente prevalente tedesca. Senz’altro Berlusconi non condivide la linea della banca centrale europea perchè nel suo caso come in quello di altri governi causerebbe una grave perdita di voti. Diverso è il pensiero del ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Senz’altro l’economista di Sondrio preferirebbe alzare le tasse per riequilibrare le spese. In realtà le ultime emissioni di Btp a 30 anni potrebbero già essere definite una forma di tassazione. Non coprono infrastrutture ma tappano il debito pubblico e per gli acquirenti, a partire dal decimo anno, si dimostreranno un costo.
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