Risposta del Prof. Fernando De Angelis:
Contributo di Stefano Gotta – n.2
SPIRITO SANTO E COLOMBA, DIVINITÀ DI GESÙ E SALVEZZA
Stefano Gotta interviene nuovamente su Spirito Santo e colomba, per poi fare un utile collegamento fra la divinità di Gesù ed il suo salvare dal peccato. (DAF, 13/2/10).
Caro Fernando, (6/2/10)
amen alle motivazioni di Balzani, che mi rallegrano molto, ma continuo a non capire la sua obiezione (il “grosso errore interpretativo”): se il testo dice che scese in una forma corporea, probabilmente il significato di questo fatto è più profondo del semplice riferimento alla dolcezza della colomba. Perché poi una colomba dovrebbe essere più dolce di un piccione o di un passero? A me risulta che quando si beccano tra loro lo fanno senza pietà. Siamo sicuri che biblicamente la dolcezza sia il simbolismo giusto per questo fatto riportato da Luca? Credo che dobbiamo fare attenzione a non interpretare le Scritture secondo le nostre categorie personali o della cultura contemporanea. Forse avrei fatto meglio a non prendere parte a queste discussioni sull’uso del tetragramma e sulle colombe, perché mi sembrano questioni estremamente marginali rispetto ai grandissimi temi che tu hai sollevato.
Il passo in cui Gesù parla del Consolatore è, come tu hai giustamente sottolineato, il punto centrale della personificazione dello Spirito Santo, così come Luca 3:22, dove abbiamo tre persone distinte in una unità: questa è una bomba su cui confrontarsi, che ha delle implicazioni tremende nella vita di chiunque crede e nella chiesa di Cristo. Per non parlare del magnifico capitolo sulla “Duità”, in cui fai una panoramica sul tema dell’unità tra il Padre e il Figlio, con la natura divina del Figlio che sottende a tutto il NT. È su questo che mi sarei aspettato un confronto, per poter conoscere altre persone che magari hanno visto anche loro la vita trasformata dalla fede in Gesù, pur partendo da altri inizi e facendo percorsi differenti, in modo da arricchirci a vicenda.
Nel cap. 5 avrei sottolineato il fatto che, se Gesù non è Dio (YHWH, Elohim, Theos o qualsiasi altro nome di Dio si voglia usare per il “Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra”, Atti ???), allora nemmeno può salvarci. Se sulla croce è morto un superuomo, allora non c’è espiazione, né propiziazione, né giustificazione: siamo ancora “morti nelle nostre colpe e nei nostri peccati”, “senza speranza e senza Dio nel mondo” (Efesini ???). Se l’uomo Gesù non fosse anche uno con Dio (nella santità, nella giustizia, nell’eternità, nella potenza, insomma nella Deità), allora non avrebbe potuto nemmeno essere idoneo per compiere l’espiazione del peccato, la Sua morte non avrebbe potuto rendere Dio giusto e giustificante; pertanto saremmo ancora nemici di Dio e quindi nella più totale disperazione. Ma grazie a Dio non è così e ne abbiamo piena certezza da tutta la Bibbia. Che senso avrebbe se Dio avesse preparato un così grandioso piano di salvezza e poi avesse mandato un altro a realizzarlo?
Se Gesù non fosse stato pienamente uomo, Dio sarebbe troppo lontano perché noi potessimo avere comunione con Lui, ma se Gesù non è veramente Dio, allora non potrebbe salvarci dal peccato e dalla condanna del peccato, con nessun altro che potrebbe farlo. Negare questo non significa solo negare la Parola di Dio, ma anche la gravità stessa del peccato, quindi significa credere in un Dio debole, fatto a misura d’uomo, in pratica un idolo, una proiezione della nostra debolezza e corruzione.
È su questi temi, ripeto, che mi sarebbe piaciuto sentire il parere e l’esperienza personale di altri, per scoprire magari una fede simile anche in persone che normalmente ritengo molto distanti dal mio modo di sentire.
Stefano Gotta
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