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La presunta confusione delle lingue

Ultimo Aggiornamento: 19/02/2010 07:35
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17/02/2010 17:58

Generi letterari biblici
Ora tutta la terra continuava ad avere una sola lingua e un solo insieme di parole . . . ‘Suvvia! Edifichiamoci una città e anche una torre con la sua cima nei cieli, e facciamoci un nome celebre, affinché non siamo dispersi su tutta la superficie della terra’ . . . E Geova scendeva per vedere la città e la torre che i figli degli uomini avevano edificato. Dopo ciò Geova disse: ‘Ecco, sono un solo popolo e per tutti loro c’è una sola lingua . . . Suvvia! Scendiamo e confondiamo là la loro lingua perché non ascoltino l’uno la lingua dell’altro’ . . . Perciò le fu dato il nome di Babele, perché là Geova aveva confuso la lingua di tutta la terra, e di là Geova li aveva dispersi per tutta la superficie della terra”. – Gn 11:1-9, passim, TNM.

   Così, la torre che doveva essere segno di potenza e di unione, divenne simbolo di discordia e di disunione.
   Che non si tratti di confusione risulta chiaro dal capitolo 10 in cui già si presentano i vari popoli con le loro differenti lingue, come se si fossero evolute in modo normale: “
Questi furono i figli di Sem secondo le loro famiglie, secondo le loro lingue, nei loro paesi, secondo le loro nazioni”. - Gn 10:31, TNM.

   In Gn 11:1 si legge nella traduzione italiana: “Ora tutta la terra continuava ad avere una sola lingua e un solo insieme di parole”. Ma l’ebraico non ha affatto “una sola lingua”, ma “un solo labbro” (M, LXX, Vg).

   In 10:31, “secondo le loro lingue” è infatti לִלְשֹׁנֹתָם (lilshonotàm); mentre in 11:1 si ha שָׂפָה אֶחָת  (sapà echàd), “un labbro solo”. Questa espressione ("un labbro") è tipica per indicare "un solo sentimento". Inoltre, quello che TNM rende “un solo insieme di parole” e che, nella nota in calce, spiega come “un solo vocabolario”, è nel testo biblico דְבָרִים אֲחָדִים (dvarìm echadìm) ovvero “parole uniche”, che esprime l’idea di un intento condiviso cui attenersi (un po’ come il nostro “avere una sola parola”). In pratica, l’intervento divino non confuse le lingue creando nuovi vocabolari e grammatiche, ma mandò in confusione le persone al punto che litigarono tra loro abbandonando la loro scellerata opera.    Infine si ha il fatto che "babel" (= “porta di Dio”) fu fatto derivare dalla radice balbul che significa "mistura" (vale a dire "confusione" di mente, di regione, di popoli). Il vero ricordo ebraico sul loro passato si incentra nella liberazione dall'Egitto, con Mosè, il legislatore che ha formato la morale biblica sotto la guida del Dio rivelatosi al Sinày. Da questa esperienza fondante gli ebrei risalgono pure ai patriarchi, specialmente fino ad Abraamo, non nascondendo però la circostanza non gradita che i “padri, come Tera padre di Abraamo e padre di Naor, abitarono anticamente di là dal fiume, e servirono gli altri dèi” (Gs 24:2). Più indietro risalgono al diluvio, alla storia della caduta primitiva (peccato di Adamo), ma intessendo il tutto entro una cornice morale, priva di veri tratti mitici e contenuta in un racconto che non lasciò vasta ripercussione nei successivi scritti sacri. Questi muovono sul terreno della storia e sono estranei a tutta le letteratura mitica che tanto sviluppo ebbe presso gli altri popoli semiti. Nella storia primitiva gli ebrei introducono il quadro universale di tutti i popoli ricollegati genealogicamente a un'origine unica (Noè), il che fa vedere una valutazione storica senza parallelo con gli altri popoli antichi.

   Il problema del mito nella Bibbia ha creato una discussione assai dura che ebbe inizio nel 19° secolo. Per ciò che riguarda il presunto mito della confusione delle lingue, i traduttori ne hanno la responsabilità, avendo creato un assurdo per la mancanza di comprensione del genere letterario.

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17/02/2010 18:13

Caro CieloSegreto,
con questa tua ultima trattazione non posso trovarmi del tutto d'accordo proprio a causa dell'evidente grande differenziazione di lingue oggi esistenti.
Sicuramente questa "confusione" non è stato un evento immediato, ma graduale, fatto sta che deve comunque esserci stato un intervento divino altrimenti come si spiega l'immensa varietà di lingue e dialetti oggi esistenti nonostante il fatto la razza umana derivi da un'unica etnia. Tra l'altro tutte le lingue si svilupparono nell'arco di circa 4000 anni, un tempo relativamente breve se teniamo conto che tutte le lingue oggi esistenti hanno origine da un'unica sola lingua originale e che in questo arco di tempo si sono così tanto diversificate.



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
17/02/2010 18:25

Caro Roberto, se fosse come tu dici, dovremmo dire che Dio fu l’inventore delle antiche lingue. Questo contraddice però il testo biblico che non parla di confusione delle lingue, ma di confusione d’intenti. Inoltre contraddice la storia (si vedano al riguardo gli eccellenti studi di G. Semerano).    La lingua si evolve in continuazione. Gli antichi romani parlavano latino. Da questa lingua, nel giro di secoli, derivarono l’italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese, il rumeno; perfino l’inglese ha circa metà vocabolario derivato dal latino. Dobbiamo pensare ad un intervento divino nell’evoluzione naturale di queste lingue?    Infine, va notato che in Gn 10:31 le popolazioni sono presentate avendo già le loro proprie lingue.   Non si dimentichi poi che l’ebraico non fu la lingua dell’Eden. G. Semerano ha dimostrato che la madre di tutte le lingue fu l’accadico. E Abraamo, da cui derivò Israele, veniva proprio da quella zona.
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17/02/2010 20:36


In 10:31, “secondo le loro lingue” è infatti לִלְשֹׁנֹתָם (lilshonotàm); mentre in 11:1 si ha שָׂפָה אֶחָת (sapà echàd), “un labbro solo”. Questa espressione ("un labbro") è tipica per indicare "un solo sentimento".



"Labbro" (sapah) in Ebraico significa anche linguaggio. A questo proposito basta leggere l'antica interpretazione rabbinica di Sofonia 3:9 che considera il "labbro puro" come la lingua Ebraica, il linguaggio santo.

La confusione di Bavèl fece dimenticare istantaneamente ai popoli la lingua sacra, per cui dovettero esprimersi diversamente.
Questa non è l'interpretazione dei "traduttori" ma dei Maestri del Giudaismo che leggono la Torah dall'originale.
Non c'è contraddizione con la linguistica moderna.

Shalom.
[Modificato da .:mErA:. 17/02/2010 20:36]
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17/02/2010 21:29

Re:
.:mErA:., 2/17/2010 8:36 PM:


In 10:31, “secondo le loro lingue” è infatti לִלְשֹׁנֹתָם (lilshonotàm); mentre in 11:1 si ha שָׂפָה אֶחָת (sapà echàd), “un labbro solo”. Questa espressione ("un labbro") è tipica per indicare "un solo sentimento".



"Labbro" (sapah) in Ebraico significa anche linguaggio. A questo proposito basta leggere l'antica interpretazione rabbinica di Sofonia 3:9 che considera il "labbro puro" come la lingua Ebraica, il linguaggio santo.
...

Shalom.



Il Vine infatti riporta alla voce "sapah": l'uso di "labbro" come organo della parola è molto frequente. Con le labbra, o il linguaggio umano, una persona puo' adulare (Sl. 12,3), mentire (Sl. 31,18) etc. Il dizionario cita una dozzina di esempi e conclude in questo modo: "In tutti questi esempi il "labbro" significa un modo di esprimersi... l'uso di sapah è simile a quello di lason, "lingua", perchè ambedue denotano sia la parlata che il linguaggio umano."

Si veda anche Is. 33,19 "un popolo dal linguaggio troppo profondo" (NWT).

Simon
18/02/2010 19:23

La parola ebraica אֶחָת (sapà) ha diversi significati, tra cui “riva”, “sponda”, “orlo”, “labbro” e “linguaggio”.

   Ecco, i figli d’Israele non mi hanno ascoltato; e come mi ascolterà Faraone, dato che sono incirconciso di labbra [אֶחָת (sapà)]?” (Es 6:12; cfr. v. 30). Qui Mosè non allude certo al fatto che non sappia parlare egiziano. Allude ad una difficoltà di linguaggio. Nella vicenda della torre di Babele, la Bibbia non dice che Dio confuse le lingue. In ebraico la parola “lingua” si dice לָשׁוֹן (lashòn), parola presente in Gn 10:31: “Questi furono i figli di Sem secondo le loro famiglie, secondo le loro lingue”, lingue già parlate prima della costruzione della torre. Dice che Dio “confuse il labbro [אֶחָת (sapà)]”, espressione che significa che Dio fece in modo che non si capissero più tra loro pur parlando la stessa lingua.

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18/02/2010 19:44

Salmo 34:13
נְצֹר לְשׁוֹנְךָ מֵרָע; וּשְׂפָתֶיךָ, מִדַּבֵּר מִרְמָה.

(scusate se le vocali non vengono copiate bene dall'editor)

Trattieni la tua lingua (=Leshòncha) dal male (me-rah).
Qui "lingua" è leshòn, non sapah.
Il Salmista non sta mica dicendo di trattenere la propria grammatica dal male (?!).
E' chiaro che sia leshòn che sapah possono significare sia linguaggio che modo di esprimersi.

Qualche esempio:
Mishpatìm (precetti trasmessi a voce, deriva da safah)
Leshon harah (maldicenza)
Leshon hakodesh (l'Ebraico)

Shalom.
[Modificato da .:mErA:. 18/02/2010 19:45]
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19/02/2010 07:35

.:mErA:., attenzione. La parola ebraica לָשׁוֹן (lashòn) ha due significati, proprio come in italiano. Può significate lingua nel senso di idioma e può significare lingua nel senso di quella che è in bocca. Ecco due esempi: “La scrittura e la lingua [לְשֹׁון (leshòn)] dei caldei (Dn 1:4); “La lingua [לְשֹׁון (leshòn)] del lattante si è attaccata al palato a causa della sete”. - Lam 4:4.   Nel passo di Sl 34:13 che tu citi abbiamo tutte e due i vocaboli oggetto della nostra indagine: “lingua” (לְשֹׁון, lashòn) e “labbro” (שָׂפָה, sapà):“Salvaguarda la tua lingua [לְשֹׁונְךָ (leshonècha)] dal male,e le tue labbra [שְׂפָתֶיךָ (shpatècha)] dal parlare con inganno”.   Qui si nota il parallelismo tanto amato dagli ebrei: la lingua (quella della bocca) è messa in relazione con le labbra. Il consiglio biblico del salmista potrebbe essere tradotto nel seguente nostro modo di esprimerci: tàgliati la lingua e cùciti le labbra.   Parallelamente, “lingua” può significare idioma e “labbro” può significare linguaggio. Ma al di là di questi significati, l’espressione tipica ebraica “confondere il labbro” significa rendere incomprensibile la parola, non far cambiare idioma a qualcuno.
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