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Riporto volentieri un pezzo di prosa che, a mio gusto, sfiora davvero l'eccellenza e resta in tema schiettamente teologico. Peccato che l'autore "cattolico" sia stato un fornicatore incallito, dedito anche al furto ed ai peccati della carne, prima e dopo la sua conversione.

Simon

"Che cosa è, dunque, il Dio mio? Che cos'è se non il Signore Dio? Chi è infatti signore all'infuori del Signore, chi Dio all'infuori del nostro Dio? Altissimo, immensamente buono, potentissimo, anzi, onnipotente, misericordiosissimo e insieme giustissimo, a tutti nascosto eppure a tutti presente, tutto bellezza e tutto forza, sempre uguale a te stesso ma incomprensibile, immutabile che muti ogni cosa, mai nuovo e mai vecchio, innovatore di tutto, che rendi vecchi e superati i superbi senza che esse neanche se ne accorgano; sempre in attività e sempre nella quiete; raccogli e non ne hai bisogno; sorreggi, ricolmi e proteggi; crei, conservi e porti a perfezione; cerchi, benchè non ti manchi nulla. Ami senza farti bruciare di passione, sei geloso e pur tranquillo; ti penti ma senza soffrire; vai in collera e sei calmo; cambi le cose senza cambiare il tuo piano; ricuperi quello che trovi e che mai avevi perduto; non manchi mai di nulla eppure giosci nell'acquistare; mai avaro, eppure esigi gli interessi; ti si presta qualcosa, al fine di averti come debitore... per quanto, chi mai possiede qualcosa che non sia già tuo? Paghi cio' che devi, tu che non devi nulla a nessuno: non esigi tutto cio' che ti sarebbe dovuto, e non ci perdi nulla!
E ora, che cosa abbiamo mai detto di te, Dio mio, vita mie, divina dolcezza? Che cosa mai riesce a dire chi vuol parlare di te? Eppure, guai a chi non parla di te, perchè farebbe chiacchiere inutili."

Agostino, Le confessioni
[Modificato da (SimonLeBon) 02/08/2009 23:26]