00 20/11/2009 11:29
Di Umberto Polizzi

La “Cultura”, ( mi è necessario molta modestia per definire questa parola) avrebbe delle sue esigenze nella trattazione dei temi da me affrontati.

Iniziai quasi per gioco a raccogliere brandelli di memoria nella volontà di dare un senso alla banalità del tempo da me vissuto nell’errato concetto d’ eternità.

L’impresa mi divenne ardua se non addirittura ostica da creare un terribile problema di fusione dei fatti e e la decontaminazione di questi.

Sono “ Le mie… bollicine di sapone!” Appaiono in varie dimensioni per poi sparire nel nulla. Questi sono i fatti che danno un senso quasi forzato alla banalità della vita con l’illusione di valere qualcosa, essere qualcosa, mentre, nell’istante successivo, svaniscono perdute nello spazio e nel tempo.

Il fanciullino si trastulla con esse nel suo gioco di crearle e rincorrerle a manine aperte. Com’è bello se non anche triste nel suo complesso! Nell’istante successivo ha l’illusione di afferrarle, ma nulla rimane di quanto ha creato. É il continuo correre dell’uomo dietro al vento della sua follia. Le bollicine nascono da un amplesso e da una componente materiale soffiata da un leggero alito di vita e, differenziandosi da tutti le altre, la mia bollicina creata ora come un’anima vivente, ha un suo imprevedibile e imprevisto fantasmagorico percorso dissimile dalle altre miriadi che scintillano nell’aria in quel tracciato nell’assoluto e furtuito caso.

All’improvviso la mia bollicina svanisce ... “ e non son consci di nulla, né hanno alcun salario, perché il ricordo d’essi è stato dimenticato .” Ecc. 9: 5b

“L’eternità non esiste!” Non rientra nella dimensione umana e non è circoscritta da alcuna cosa. Esiste la vita che è poi una parentesi di ciò che non esiste, sospesa nel nulla; baratro terribile da lasciarmi sgomento!

Filosofia spicciola? Forse! Il passato si raccoglie con la memoria se si è sospinti da una forza nostalgica quasi eroica di ciò che fu, mentre il futuro lo vogliamo fantastico solo per dare un senso alla vanità e a quella tanta delusione ora registrata.

L’uomo deve fare qualcosa che finora sfugge ai suoi sensi: è disperato. Sa di esistere ma non sa dove va ; non afferra il perché della sua corsa dietro gli affanni, mentre si dispera del tempo che gli sfugge. Il suo volto è solo una ‘maschera’; i suoi atti sono soltanto delle ‘bollicine di sapone’!

Sa anche che lo scopo di tutto non è il ‘sapere’ a cui in molti, orgogliosi, tendono ai fini della gloria, ma ‘l’amore’. -l’arte , il dolore, il dubbio, la felicità, la realtà della morte possono essere ridotti a un fatto puramente biologico, ma non può distoglierlo da una realtà che a lungo termine sconfina nella tragedia.

L’uomo è violentato dalle mitologie e dai dogmatismi, cioè dalle astrazioni e dalle certezze subìte.

É l’uomo che sceglie di ‘credere,’ ma è anche legato al criterio di ‘sapere’.

“Nello snervante comodo della vita moderna – scrive Carrella- mossa delle regole che danno consistenza alla vita si è spappolata; la maggior parte delle fatiche che imponeva il mondo cosmico sono scomparse e con esso è scomparso anche lo sforzo creativo della personalità; la frontiera del bene e del male è svanita; la divisione regna ovunque. Poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità”

La scienza, infatti, è un procedimento metodico per conoscere , che fin dal secolo scorso fa preliminari astrazioni da ogni credenza filosofica o religiosa. É di oggi il via alla clonazione di embrioni umani; sorgono, pertanto, conflitti di carettere etico-sociale e religiosi fra queste due condizioni, fino a quando non si rende conto che la scienza nel senso moderno del termine, non ha nulla a che vedere con la “fede”.

Il ‘Pittore’ fantastica un’immagine per stabilire, per fermare un punto nello spazio e nel tempo infinito; il ‘Poeta’ declama‘ lo spirito della Natura’ che lo circonda idealmente o come meglio gli viene suggerito dalla sua sensibilità, per poi rimanere frustrato dal sistema banale e prosiaco, se non addirittura volgare, in cui vive.

É tutto un correre dietro al vento? É tutto vero o tutto falso? Forse un po’ dell’uno e un po’ dell’altro. In effetti, chi può stabilirlo? Questa è la vita che ci è stata data da vivere! Difficile poter stabilire un confine fra sogno e realtà. Ciò che viene scritto rimane a dispetto della vanità, del tempo e dell’eternità. Forse, questa, è la vera ragione perché ho creato “ Le mie…bollicine di sapone!”

Quando si scrive piangendo, le lacrime non vengono assorbite dal tempo, non svaniscono, conservano intatte le sensazioni e gli stimoli per cui ti riportano ai tempi dello sconforto. Quanto, viceversa, tratti argomenti faceti o buffi, non ti ritrovi mai più a riallacciarti ad essi perché già, al loro insorgere, erano una irrealtà buffa ... forse anche stupida. Ci si credeva felici, ma la realtà era ben diversa! Ora sai che si cedeva all’illusoria banalità.Forse un giorno, qualcuno, leggerà tutto questo. Solo in quel tempo si potrà conoscere il valore di una realtà che è apparsa come una … ‘bollicina di sapone’ ed è svanita come nebbia al sole. Questa è la vita di ognuno di noi imbottita di niente, se non di stupida vanità.

Umberto POLIZZI



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it