00 21/11/2009 00:34
Apriamo questa discussione riportando una e-mail del nostro corrispondente "il Guastafeste" in risposta al seguente intervento di mErA:



I veri portatori della volontà di Dio erano i profeti, cioè una categoria non solo fuori da ogni controllo e previsione, ma anche priva di un qualsiasi potere formale.



Mi permetto di commentare questa affermazione dicendo che prima dell'esilio Babilonese i Profeti erano una delle maggiori autorità politiche dello Stato.
Anche dopo l'esilio, ai tempi di Ezra e Nehemia, i Profeti della Grande Assemblea svolsero un ruolo fondamentale nella ri-organizzazione dello stato.
Possiamo dire che i Profeti, come eredi di Mosè, avevano una vincolante autorità legislativa e già le Scritture testimoniano di leggi menzionate nei libri profetici ma assenti nel Pentateuco, a dimostrazione dell'esistenza di una Torah orale.

Possiamo dire che l'antico regno d'Israele era una Teocrazia perchè aveva la Parola di Dio (D'var Hashem) come Legge e come Costituzione, e inoltre aveva il compito di rappresentare Dio nel mondo.

Shalom.

mErA



Questo commento di mErA lo si trova nella seguente discussione:

tdgstoriasoctel.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

Segue la lettera del "Guastafeste":

Caro Fernando, (19/11/2009)
Lo scambio tra mErA e te sulla Torah scritta da l’opportunità al Guastafeste di fare da paciere. In base al riferimenti biblici – e non solo alla tradizione orale – mErA specifica i motivi per le quali per alcuni ebrei (o israeliani) l’antica Israele era una teocrazia. Tu dici che i suoi argomenti non ti convincono e nemmeno ti interessano. Io – che sostengo che l’antica Israele in un certo senso non era teocratica, ho anche spiegato perché, così ha fatto lui. C’è poco da capire, si tratta della mancanza di un criterio condiviso di valutazione, tutto qui.

Io sostengo che Israele non era una teocrazia, perché in realtà c’era una divisione dei poteri, quindi uo l’accezione attuale occidentale laica del termine teocrazia.

mErA sostiene invece il punto di vista di una parte del mondo ortodosso ebraico che, guarda un po’, pur vivendo in Israele, non riconosce lo Stato moderno d’israele, perché non direttamente ordinato da Dio, cioè non teocratico: aspettano infatti il Messia! Comunque non c'è niente di cui essere d'accordo o meno. Si tratta di due criteri diversi che portano, naturalmente, a conclusioni opposte. l'iportante è che le premesse siano chiare e il ragionamento sia logico, tutto qui.

Se poi il punto di vista ebraico non è gradito o non interessa, mErA si farà una ragione . Ma parlare di "Stato" ebraico senza nemmeno sentire come la pensano alcuni dei suoi cittadini o gli ebrei in generale, non è un'operazione culturale brillante. Che a qualcuno la puntualizzazione di mErA non interessa va benissimo, basta specificarlo prima, così dell’argomento non si parlava. Bastava specificare che il dialogo su Israele riguarda la fede e non l'organizzazione dello stato, tutti lo avremmo capito. poichè di teocrazie si è invece parlato, è irrilevante che uno condivida o no un determinato punto di vista. In questo caso il punto di vista esposto è quello di una certa parte dell'ebraismo, ti dovrebbe interessare, tanto più che è basato anche sulle Scritture. Basterebbe immaginare che, qualora il Messia fosse diventato il Re d’Israele, vincendo l'eventuale contrasto per delle lotte politiche di cui nessun popolo è immune, non ci sarebbe un ebreo che non avrebbe riconosciuto il nuovo regno, come invece oggi fanno certi ortodossi (al massimo si stabilivano di nuovo due regni come una volta...). Si può sempre dire "ringraziamo dell'interessante puntualizzazione sconosciuta dai più, che però ci porta fuori dal percorso di continuità che noi intendevamo di fede e non di organizzazione dello Stato. A questo punto non è che non interessano le opinioni di coloro che nel bene o nel mane hanno scritto e conservato il Vecchio Testamento, pare che non interessino nemmeno i fatti e il modo di vedere della gente con la quale cerchiamo di dimostrare la continuità. Li ha chiamati "fratelli maggiori" persino il Papa, ed ha fatto bene, lo dice il guastafeste che non è cattolico.

Capisco e non biasimo che per molti cristiani gli ebrei e Israele interessano solo come concetto spirituale, e non come discendenti fisici di Abramo, ma non mi sembra proprio una gran trovata da parte di chi invece dimostra per loro una particolare simpatia.

Sarà perché sono circonciso anch’io all’ottavo giorno dalla nascita, ma pur credendo – come te - che il Messia era quello giusto, non mi riesce facilmente separare la mia carne dalla mia fede. E quando vado in Israele, insieme ai luoghi sacri legati al Messia – ma trasformati spesso in luoghi addobbati secondo il concilio di Nicea, simboli pagani cristianizzati compresi – provo altrettanta emozione nel visitare le vestigia dell’antica Israele. Io capisco la tua emozione da turista in israele e non pretendo che tu provi anche la mia emozione (gli israeliani sono abituati, non ci fanno nemmeno più caso), ma che la mia non ti interessi o non la "condividi" per me è una sorpresa. Il tuo (e mio) Maestro per Gerusalemme ha pianto, va a finire che per capire gli ebrei ci vuole non un cristiano ma Vittorio Sgarbi.

Ma quante feste mi volete far guastare, ragazzi?

Un saluto fraterno e Shalom a te e a mErA


Il Guastafeste



[Modificato da Roberto Carson 21/11/2009 10:56]



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