Caro Gaetano,
Ma non pensi che se davvero Paolo avesse voluto esprimere una novità così grande (Dio non è più "YHWH echad" ma una pluralità di persone) avrebbe dovuto scegliere una combinazione di termini meno ambigua? Di fatto tutto quel passo è tranquillamente leggibile ed inscrivibile
anche nella paradigma giudeo-cristiano, senza dover scomodare una pluripersonalità intradivina.
La questione da un punto di vista prima storico e poi teologico è perché Paolo esprimesse un concetto nuovo in modo così ambiguo e stringato. Voglio dire, per il prepuzio si sprecano pagine e polemiche, per un argomento che rivoluzionerebbe migliaia di anni di tradizione su YHWH echad ci si limerebbe sempre a passi ambigui? Mi chiedo, rispetto all'ambiguità come avrebbe letto il passo un giudeo-cristiano? Non possiamo ignorare questa domanda in nome del dogma.
Non voglio polemizzare, ma non possiano leggere qualunque un passo in modo anacronistico, pensando che il lettore avesse un retroterra di 1700 anni di filosofia greca e cristianesimo, dobbiamo immaginare un lettore che conosceva solo YHWH echad e provare a capire cosa Paolo scrivesse per
quel lettore, e cosa
quel lettore potesse comprendere.
Shalom
[Modificato da barnabino 14/02/2010 20:31]
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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte
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