00 27/12/2009 10:34
Uno era Giorgio Perlasca
"Cosi' presi l'iniziativa di fondare un gruppo per aiutare Perlasca. Mia sorella, la dottoressa Maria Vera Willinger, fu la prima aderente, poi vennero la dottoressa Maria Hideg, il professor Diamanstein, la dottoressa Ruth Gross, l'avvocato Heriber Hanish, la signora Anne Marie Brunner. Rintracciammo il suo indirizzo e decidemmo di inviargli un contributo finanziario mensile. Quando lessi il diario di Perlasca (ce lo fece avere Irene, Perlasca lo aveva consegnato allo storico dell'Olocausto ungherese, Jenö Lévai) la mia ammirazione per quell'uomo divenne totale e lo identificai con uno dei "Trentasei Giusti".

E' una storia del Talmud, che mio padre mi raccontava quando ero bambina. In qualsiasi momento della storia, ci sono sempre Trentasei Giusti al mondo. Sono nati Giusti, non possono ammettere l'ingiustizia. E' per amor loro che Dio non distrugge il mondo. Nessuno sa chi sono, e meno che menolo sanno loro stessi. Ma sanno riconoscere le sofferenze degli altri e se le prendono sulle spalle...".


Da "La banalità del bene" (Storia di Giorgio Pelasca), di Enrico Deaglio, ed. Universale Economica Feltrinelli, pp. 25-26.

Mi chiedevo se esistono dettagli su questi 36 giusti e come mai Perlasca venne riconosciuto con cosi' tanto ritardo.

Simon
[Modificato da (SimonLeBon) 27/12/2009 10:35]