00 10/03/2010 17:37
Caro Fernando, (4/3/10)
perché evoluzione e cristianesimo sono inconciliabili?


Roberto

Caro Roberto, (9/3/10)
nella tua domanda ci sono questioni implicite e allora comincerò da esse. Non esiste UN cristianesimo OGGETTIVO al di fuori della persona di Cristo, il quale è dato come sicuro iscritto da molti Club e Chiese, ma quanto sia vero lo si saprà solo al suo ritorno. Qualcuno è comprensibilmente angosciato dalla mancanza di assoluti, ma la soluzione non può essere quella di prendere un qualche “relativo” (fosse anche il migliore) e illudersi che sia un assoluto. Qui mi viene in aiuto (chi l’avrebbe mai detto!) addirittura un cardinale cattolico, Carlo Maria Martini, il quale ha voluto qualche tempo fa ribadire che “siamo tutti relativi rispetto al Regno di Dio che deve venire”: dato che dell’argomento se ne stava occupando il papa Benedetto XVI, quel “tutti” era evidentemente rivolto anche a lui.
Per non farla troppo lunga, mi sembra evidente che di cristianesimi ce ne siano grossomodo quanti sono i cristiani e discorso analogo vale per l’evoluzionismo. Essendo tutto relativo, sembra allora che non abbia senso dialogare, invece il dialogo è possibile solo fra “relativi”. Personalmente mi considero un prodotto della Storia e della mia storia, sulla quale ha poi agito lo Spirito Santo, che è l’unico “Assoluto” presente ora sulla Terra (Giovanni 16:7). Si sa però che lo Spirito Santo assomiglia al vento (Giovanni 3:8), perché agisce visibilmente ma senza che qualche organizzazione lo possa fare prigioniero. Comunque, l’essere abitato dallo Spirito non è qualcosa di esclusivo, perché fin dall’inizio della Chiesa ha caratterizzato tutti i credenti in Gesù (Atti 2:3,38; 10:44).

Anziché risponderti in modo “oggettivo”, perciò, adotto uno stile chiaramente “soggettivo”.
Per me cristianesimo ed evoluzione sono incompatibili:
1) perché per me cristianesimo significa Vangelo e altre parti del Nuovo Testamento;
2) perché per me Antico e Nuovo Testamento sono uniti;
3) perché per me bisogna sforzarsi di leggere il mondo e se stessi alla luce della Parola di Dio, piuttosto che viceversa;
4) perché per me prendere la Parola di Dio seriamente significa prenderla alla lettera;
5) perché per me la Parola di Dio è un mezzo irrinunciabile per stabilire una comunicazione diretta con Dio;
6) perché per me, se sono indispensabili mediazioni di vario tipo (gerarchie religiose e/o culturali), allora ciò che mi arriva veramente non è la Parola di Dio, ma quella dei mediatori;
7) perché per me, che sono nato montanaro, leggere la Bibbia significa portarmela idealmente sul monte senza altri libri (“Sola Scrittura”), illuminato più dall’orizzonte circolare dei monti o dal cielo stellato che dagli esegeti, i quali a volte proiettano nella Scrittura la confusione che hanno dentro se stessi.

Entrando più nello specifico, se Dio ha fatto il primo uomo dando un’anima allo scimmione che è emerso attraverso la “lotta per l’esistenza”, allora è il Dio che sarebbe piaciuto a Caino, non quello di Abele, Abramo e Gesù. Quando in Genesi 1 leggo “giorno”, se devo intendere “era geologica”, allora la Bibbia è un bel libro di favole come quello della Befana, nel quale è affascinante credere quando si è bambini, ma proprio il non crederci più ci fa assumere la veste di adulti.
Se poi accetto dalla Bibbia solo ciò che è “razionale”, cosa faccio quando il Vangelo mi dice che Gesù, istantaneamente, cambiò l’acqua in vino, moltiplicò i pani e risuscitò chi puzzava già? “Razionalmente”, come posso accettare l’incarnazione, la crocifissione, la risurrezione, l’ascensione e il ritorno di Gesù?
Mi fermo qui, anche perché di questo ho discusso un ventennio fa con un altro evangelico che tendeva ad interpretare simbolicamente la Genesi (Marcello Favareto); nel dialogo si è poi inserito un filosofo marxista (Giandomenico Briganti) che, sorprendentemente, aveva più simpatia per l’interpretazione letterale della Bibbia, rispetto a quella simbolica. Circa 10 anni fa quei dialoghi sono stati messi su un sito creazionista col titolo “Genesi, interpretazione letterale o simbolica?” ( www.creazionismo.org/doc/favareto.pdf ). La nuova versione che qui allego ha subìto solo piccoli ritocchi formali ed ha come titolo quello che prima era il sottotitolo (“Domande e risposte sul creazionismo”). Rimando dunque a questi dialoghi chi desidera approfondire la questione, oltre che al mio libro “Cultura e Bibbia” (Gribaudi, 2009).

Fernando De Angelis



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it