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LA TRINITÀ FRA ANTICO E NUOVO TESTAMENTO

Ultimo Aggiornamento: 10/02/2010 18:03
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22/01/2010 17:57

CAP. 4
DA GESÙ DI NAZARET A FIGLIO DI DIO:
UNA RIVELAZIONE GRADUALE


1. L’ILLUSIONE DI CONOSCERLO

Anche chi ha conosciuto direttamente Gesù, ha dovuto via via “aggiornare” la comprensione che ne aveva. A cominciare da sua madre Maria, che non credo si aspettasse di dover partorire il Figlio di Dio in una stalla, né di vedersi comparire i Magi proprio in quelle circostanze; rimase perplessa quando Gesù dodicenne si intrattenne nel Tempio e lo credette impazzito quando cominciò il suo impegno pubblico (Matteo 2:11; Luca 2:49-50; Marco 3:21-31), durante il quale i suoi stessi fratelli di sangue mostrarono di non crederlo Messia e la loro sconfessione era pesante (Giovanni 7:5); viene di mettere in bocca a quei fratelli di Gesù parole del tipo: «Gesù sarebbe il Messia? Ma scherzate? Noi ci viviamo insieme da una vita e lo conosciamo bene! Non è possibile!».
Anche i suoi concittadini di Nazaret, compresi quelli della sinagoga che frequentava, erano convinti di conoscere bene “il falegname” (Marco 6:3-6) e si meravigliarono molto delle “parole di grazia” con le quali predicava, salvo passare subito dopo al volerlo uccidere (Luca 4:22-30).
Caddero nell’illusione di conoscerlo anche i suoi amici migliori, cioè gli apostoli. C’era qualcosa di vero quando Pietro ribadì «non conosco quell’uomo»! (Matteo 26:69-74). Aveva infatti conosciuto un altro Gesù, che sapeva affrontare e risolvere i mali del mondo (malattie, fame) e che lo aveva perfino fatto camminare sulle acque (Matteo 14:28). Come poteva essere lo stesso che ora si lasciava crocifiggere, dando così campo libero al male ed ai malvagi?
D’altronde perfino il gran testimone della sua messianicità, Giovanni Battista, il più grande “nato di donna” (Matteo 11:11), si disorientò a tal punto da formulare una domanda che era quasi un disconoscimento: «Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?» (Matteo 11:3). Proprio quel Giovanni Battista che aveva visto chiaramente il segno su Gesù indicatogli da Dio, cioè lo Spirito scendere visibilmente su lui (Giovanni 1:32-34). La vita di Giovanni non aveva avuto altro scopo che consumarsi per preparare la via al Messia–Figlio di Davide: se Gesù era veramente l’erede di quel trono glorioso doveva cominciare a regnare, non lasciare che Erode continuasse a fare tutto il male che voleva.
Giovanni Battista era comprensibilmente convinto che, nel Regno che si stava inaugurando, lui sarebbe stato il n. 2 e Gesù il capo indiscusso (Giovanni 1:26-27); ora invece Giovanni stava per essere ucciso da Erode (Matteo 14:3-12) e allora, al di là della questione personale, c’era da mettere in dubbio che Gesù fosse veramente il Messia.
Agli apostoli fu tutto più chiaro quando Gesù si presentò risorto e stette con loro 40 giorni (Atti 1:3). C’era qualcosa ancora da chiarire, come il nuovo Regno di Davide del quale non si vedeva traccia (Atti 1:6), ma la presenza di Gesù risorto era una meraviglia che faceva passare in secondo piano ogni problema. Non si aspettavano certo che Gesù spiccasse il volo andandosene sempre più in alto, fino a sparire dai loro occhi! Ci vollero due angeli per farli smettere di stare col naso all’insù (Atti 1:9-11).
Poi c’è stata la Pentecoste ed il formarsi della Chiesa (Atti 2), lo Spirito Santo dato anche ai non ebrei (Atti 11:1-3), le difficoltà per gestire un’irruzione come quella di Paolo (Atti 9:28-30; 11:25; 13:2; 15:37-39; Galati 2:11-14; 2Pietro 3:15-16), ma tutto ciò richiedeva solo un ragionevole sforzo di adattamento e c’era da aspettarselo, visto che si trattava dell’opera di Dio. Insomma, gli apostoli si erano giustamente convinti che ormai su Gesù avevano molto da insegnare e poco da imparare.
Chi aveva colto lo spirito intimo di Gesù più di altri, era stato indubbiamente Giovanni, «quello che Gesù amava» e che si permetteva in pubblico di stare col capo appoggiato sul petto di Gesù (Giovanni 13:23-25; 21:20). Quando, diverso tempo dopo, Giovanni udì dietro di sé una voce potente come una tromba e poi, voltatosi, vide un volto accecante con due occhi di fuoco e con una spada al posto della lingua, ne rimase talmente impressionato che svenne. Non immaginò certo che fosse il suo Gesù, ma poi la voce cambiò tono e riconobbe pure quella mano che era solita posarsi su di lui (Apocalisse 1:9-18).

Ognuno di noi ha una sua convinzione su Gesù e non vorremmo cambiarla. Ci potrebbe preoccupare la tendenza di Gesù a sorprendere i suoi amici, ma quando Gesù ci distrugge una sua vecchia immagine è per darcene una migliore, sopportando le nostre difficoltà di adattamento e accompagnandoci nella nuova comprensione (come ha fatto con Pietro e Giovanni).
Dopo aver fatto una sintesi del percorso di comprensione che hanno fatto gli apostoli, lo rifaremo approfondendo qualche aspetto, perché a volte le nostre difficoltà a capire Gesù derivano proprio dal non aver usufruito di quella gradualità alla quale lui sottopose gli apostoli e della quale vogliamo cogliere qualcosa in più.



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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