14 Nisan

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monseppe1
00mercoledì 10 febbraio 2010 19:42
Re:
CieloSegreto, 10/02/2010 19.14:

Grazie, monseppe1. Attendo le tue valutazioni. Tuttavia, scrivendo: "il giorno della Commemorazione, che ricordo, nulla ha a che fare con la Pasqua ebraica intesa come tale", dici una grande verità. E' quello che io sostengo. Comunque, buona lettura e valutazione.




a scanso equivoci ti risalto un particolare:

"intesa come tale"

Non ho detto diversa o che non ne ricalchi la forma, ho detto che non ha a che fare con la celebrazione della liberazione (anche se essa era un modello profetico) del popolo ebraico dalla schiavitù in egitto. Tale Pasqua era comandata, nel suo essere osservata, dalla legge stessa. I cristiani, oggi, seppeure ne seguono i principi e ne apprezzano gli insegnamenti, non sono più sotto tale "legge" che era stipulata mediante l'essere circoncisi.

L'intera legge (il vecchio patto), è infatti racchiusa nel nuovo patto che Cristo ha stipulato coi suoi unti, avendola egli stesso admpiuta pienamente come uomo perfetto. Noi, osservando gli insegnamenti di quel nuovo patto, sotto la guida dell'unto, adempiamo sotto ogni aspetto, nel suo spirito, anche "tutta la legge".





CieloSegreto
00giovedì 11 febbraio 2010 16:27
Caro monseppe1, la cosa si complica… E non so avete voglia di aprire una discussione sulla “Legge”. Tu dici che è superata, “adempiuta”. Ma fai riferimento a prove bibliche o al “credo” religioso condiviso dalla quasi totalità della cristianità?

   Riguardo alla Pasqua, considera questo passo: “Cristo, la nostra pasqua, è stato sacrificato. Quindi osserviamo la festa non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e malvagità, ma con pani non fermentati di sincerità e verità” (1Cor 5:7,8, TNM). Il contesto (5:1-5) parla delle gravi trasgressioni dei corinti, su cui Paolo conclude: “La vostra [ragione di] vanto non è eccellente” (v. 6). Poi domanda retoricamente: “Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare l’intera massa?” (v. 6). Dopo questo richiamo Paolo fa riferimento proprio alla Pasqua e alla festa dei Pani Azzimi ed esorta: “Osserviamo la festa non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e malvagità, ma con pani non fermentati di sincerità e verità”. Qui Paolo parla del come (ovvero con quale disposizione d’animo e di coscienza) osservare la Festa, ma dice di osservarla. Il fatto che “Cristo, la nostra pasqua, è stato sacrificato” aggiunge una ragione in più per osservare dovutamente la Festa.

   “Non pensate che io sia venuto a distruggere la Legge o i Profeti. Non sono venuto a distruggere, ma ad adempiere” (Mt 5:17, TNM). In verità, la Bibbia non dice proprio così. Dice: “Non sono venuto a distruggere, ma a πληρῶσαι [pleròsai]”. Il verbo πληρόω (pleròo), numero Strong G4137, significa “rendere pieno / riempire completamente / fare abbondare / rendere pieno / completare / riempire fino alla cima: affinché non manchi niente / riempire fino all'orlo / rendere completo in ogni cosa / rendere perfetto”. La traduzione giusta è quindi: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per completare”. In effetti, Yeshùa diede un giro di vite, rendendo l’Insegnamento (che è la vera traduzione di toràh) più vincolante. Basta leggere il “sermone del monte” per capirlo. La circoncisione riguardava un patto particolare tra Dio e gli israeliti, per cui esula dal suo santo Insegnamento che riguarda tutti.

   I cosiddetti cristiani sembrano non comprendere la differenza tra “opere della Legge” e fede. Eppure Paolo è chiaro: “Mediante quale legge? Quella delle opere? No, in realtà, ma mediante la legge della fede. Poiché riteniamo che l’uomo è dichiarato giusto per fede, indipendentemente dalle opere della legge. O è egli l’Iddio dei soli giudei? Non lo è anche della gente delle nazioni? Sì, anche della gente delle nazioni, se Dio è veramente uno, che dichiarerà giuste le persone circoncise come risultato della fede e le persone incirconcise per mezzo della loro fede. Aboliamo dunque la legge per mezzo della nostra fede? Non sia mai! Al contrario, noi stabiliamo la legge”. – Rm 3:27-31, TNM.
monseppe1
00venerdì 12 febbraio 2010 01:14
Re:

CieloSegreto, 11/02/2010 16.27:

Caro monseppe1, la cosa si complica… E non so avete voglia di aprire una discussione sulla “Legge”. Tu dici che è superata, “adempiuta”. Ma fai riferimento a prove bibliche o al “credo” religioso condiviso dalla quasi totalità della cristianità?

   Riguardo alla Pasqua, considera questo passo: “Cristo, la nostra pasqua, è stato sacrificato. Quindi osserviamo la festa non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e malvagità, ma con pani non fermentati di sincerità e verità” (1Cor 5:7,8, TNM). Il contesto (5:1-5) parla delle gravi trasgressioni dei corinti, su cui Paolo conclude: “La vostra [ragione di] vanto non è eccellente” (v. 6). Poi domanda retoricamente: “Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare l’intera massa?” (v. 6). Dopo questo richiamo Paolo fa riferimento proprio alla Pasqua e alla festa dei Pani Azzimi ed esorta: “Osserviamo la festa non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e malvagità, ma con pani non fermentati di sincerità e verità”. Qui Paolo parla del come (ovvero con quale disposizione d’animo e di coscienza) osservare la Festa, ma dice di osservarla. Il fatto che “Cristo, la nostra pasqua, è stato sacrificato” aggiunge una ragione in più per osservare dovutamente la Festa.

   “Non pensate che io sia venuto a distruggere la Legge o i Profeti. Non sono venuto a distruggere, ma ad adempiere” (Mt 5:17, TNM). In verità, la Bibbia non dice proprio così. Dice: “Non sono venuto a distruggere, ma a πληρῶσαι [pleròsai]”. Il verbo πληρόω (pleròo), numero Strong G4137, significa “rendere pieno / riempire completamente / fare abbondare / rendere pieno / completare / riempire fino alla cima: affinché non manchi niente / riempire fino all'orlo / rendere completo in ogni cosa / rendere perfetto”. La traduzione giusta è quindi: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per completare”. In effetti, Yeshùa diede un giro di vite, rendendo l’Insegnamento (che è la vera traduzione di toràh) più vincolante. Basta leggere il “sermone del monte” per capirlo. La circoncisione riguardava un patto particolare tra Dio e gli israeliti, per cui esula dal suo santo Insegnamento che riguarda tutti.

   I cosiddetti cristiani sembrano non comprendere la differenza tra “opere della Legge” e fede. Eppure Paolo è chiaro: “Mediante quale legge? Quella delle opere? No, in realtà, ma mediante la legge della fede. Poiché riteniamo che l’uomo è dichiarato giusto per fede, indipendentemente dalle opere della legge. O è egli l’Iddio dei soli giudei? Non lo è anche della gente delle nazioni? Sì, anche della gente delle nazioni, se Dio è veramente uno, che dichiarerà giuste le persone circoncise come risultato della fede e le persone incirconcise per mezzo della loro fede. Aboliamo dunque la legge per mezzo della nostra fede? Non sia mai! Al contrario, noi stabiliamo la legge”. – Rm 3:27-31, TNM.



Non mi sembra il caso di riscrivere la Bibbia; a sentire te, pare che sia tutto sbagliato. Comprendo che la traduzione è cosa difficile, dall'ebraico - aramaico prima e dal greco poi, ma la verità resta sempre una lingua semplicissima.

Se non sbaglio tu diresti che la Legge (quella de vecchio patto) sarebbe ancora in vigore? Allora sei un maledetto! (Non sono io a dirlo!)

(Galati 3:10-13) 10 Poiché tutti quelli che dipendono dalle opere della legge sono sotto la maledizione; poiché è scritto: “Maledetto chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel rotolo della Legge per metterle in pratica”. 11 Inoltre, che mediante la legge nessuno sia dichiarato giusto presso Dio è evidente, perché “il giusto vivrà per fede”. 12 Ora la Legge non aderisce alla fede, ma “chi li mette in pratica vivrà per mezzo d’essi”. 13 Cristo ci liberò mediante acquisto dalla maledizione della Legge, divenendo una maledizione invece di noi, ...

Ho marcato il punto importate in grassetto. Cristo diventa così la nostra "Pasqua" appunto per il fatto che ci libera da una legge giusta, ma che poteva essere adempiuta solo da uomini perfetti. Gesù, come uomo perfetto, infatti la adempì osservandola sotto ogni aspetto. Perché fu data allora? Essa doveva condurci, appunto al Cristo.

Dunque la legge era un tutore, un maestro che ci quidava appunto al Cristo.

(Galati 3:23-25) 23 Comunque, prima che arrivasse la fede, eravamo custoditi sotto la legge, tenuti insieme sotto custodia, aspettando la fede che era destinata ad essere rivelata. 24 Quindi la Legge è divenuta il nostro tutore che conduce a Cristo, affinché fossimo dichiarati giusti a motivo della fede. 25 Ma ora che la fede è arrivata, non siamo più sotto il tutore.

Il "tutore" (La Legge) resta sempre un eccellente insegnante, ma non siamo più da lui "ammaestrati". Ora il nostro "maestro" è il cristo, Gesù. Egli ci ha insegnato una legge che è superiore alla legge del tutore; la riassume e la amplia, ma sopratutto la "adempie".

(Romani 13:8-10) 8 Non siate debitori di nulla a nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; poiché chi ama il suo simile ha adempiuto [la] legge. 9 Poiché il [codice della legge]: “Non devi commettere adulterio, non devi assassinare, non devi rubare, non devi concupire”, e qualsiasi altro comandamento, si riassume in questa parola, cioè: “Devi amare il tuo prossimo come te stesso”. 10 L’amore non fa male al prossimo; perciò l’amore è l’adempimento della legge.

Non trovo opportuno cominciare a cercare di cambiare il significato di una singola parola giocando su possibili varianti linguistiche, non conosco il greco, ma ho dovuto capire il babilonese, e ti assicuro che non è una passeggiata. Non puoi, con una parola (anche se fosse male interpretata) cambiare il senso del messaggio biblico.

E' vero l'opposto. Il senso del messaggio biblico è quello che ci consente di afferrare ciò che è stato scritto, qualunque sia la lingua o la scrittura usata per farlo. Occorre però conoscere l'intero messaggio bibblico.

Sto ancora comunque attendendo che qualcuno possa spiegare meglio il tuo tentativo di cambiare il significato delle singole parole, come hai accennato argomentando su sintassi greca, prima di rispondere alla questione che eponevi riguardo alla cena.

con rispetto.
CieloSegreto
00venerdì 12 febbraio 2010 09:31
Caro monseppe1, a sentire me “pare che sia tutto sbagliato”? Beh, posso anche essere d’accordo, ma specificando che sono le interpretazioni religiose ad essere sbagliate. La Scrittura non sbaglia mai: sbagliano gli uomini che la leggono.   Come avevo accennato, per i “cristiani” è molto difficile capire la differenza che fa Paolo tra “opere della Legge” e fede. Tu citi proprio Gal 3:10-13. Rifletti bene su questo passo ispirato.    “Maledetto chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel rotolo della Legge per metterle in pratica”. Cosa significa? Quello che è scritto. Gli ebrei si preoccupavano di ‘mettere in pratica’: cercavano di fare scrupolosamente ciò che era scritto, senza metterci il cuore. Erano queste le opere della Legge. Eppure, Giacomo afferma che “la fede, se non ha opere, è in se stessa morta” (Gc 2:17). Contraddizione? Ma no. La differenza sta nel fatto che le opere fatte dagli ebrei erano tanto per farle. Loro pensavano: è scritto così? Ho fatto così? Sì, allora sono a posto. Ma non ci mettevano il cuore. Ti faccio un esempio. Il sabato era un cardine della Legge. Gli ebrei lo osservavano, ma Dio dice loro in Is 1:14: “I vostri periodi festivi la mia anima li ha odiati”; l’accento fa posto su “vostri”. “Non gli uditori della legge sono giusti dinanzi a Dio, ma gli operatori della legge saranno dichiarati giusti”. – Rm 2:13.   Così, i discepoli di Yeshùa non devono attaccarsi alle “opere della Legge”, ma compiere quelle opere (come dice Giacomo) in risposta a Dio per la gratitudine e l’obbedienza che hanno verso di lui.    La Legge è divenuta il nostro tutore che conduce a Cristo, affinché fossimo dichiarati giusti a motivo della fede. Ma ora che la fede è arrivata, non siamo più sotto il tutore” (Gal 3:24,25, TNM). Vediamo se possiamo capirci con un esempio. Una persona s’iscrive alla facoltà di Medicina. Inizia a studiare e deve seguire passo passo il suo tutore. Poi diventa medico ed esercita. Il suo tutore lo mette da parte, le dispense le ripone; non gli servono più: ha tutto in mente. Rinnega forse il tutore? No: quel tutore è ormai dentro di lui. Ecco allora spiegata la meravigliosa promessa di Dio: “’Questo è il patto che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni’, è l’espressione di Geova. ‘Certamente metterò la mia legge dentro di loro, e la scriverò nel loro cuore’” (Ger 31:33). Il lettore superficiale va con la mente a “dentro di loro”, “nel loro cuore”, pensa ad applicazioni simboliche o spirituali. Ma cosa dice Dio che metterà nel cuore? La Legge.    Vedo che rimarchi "adempie". Caro amico, impara a distinguere tra Scrittura e traduzione. Ispirata è la Scrittura, non la traduzione.   Una cosa importante la dici scrivendo: “L’amore è l’adempimento della legge”. È proprio con l’amore che va osservata la Legge, non con le opere fini a se stesse. “Questo è ciò che l’amore significa, che continuiamo a camminare secondo i suoi comandamenti”. - 2Gv 6.    “’Maestro, che devo fare di buono per ottenere la vita eterna?’ Gli disse: ‘. . . Se, però, vuoi entrare nella vita, osserva di continuo i comandamenti’”. – Mt 19:16,17.   Qui sta la perseveranza dei santi, quelli che osservano i comandamenti di Dio e la fede di Gesù”. – Riv 14:12.
monseppe1
00venerdì 12 febbraio 2010 10:30
Re:
CieloSegreto, 12/02/2010 9.31:

Caro monseppe1, a sentire me “pare che sia tutto sbagliato”? Beh, posso anche essere d’accordo, ma specificando che sono le interpretazioni religiose ad essere sbagliate. La Scrittura non sbaglia mai: sbagliano gli uomini che la leggono.   Come avevo accennato, per i “cristiani” è molto difficile capire la differenza che fa Paolo tra “opere della Legge” e fede. Tu citi proprio Gal 3:10-13. Rifletti bene su questo passo ispirato.    “Maledetto chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel rotolo della Legge per metterle in pratica”. Cosa significa? Quello che è scritto. Gli ebrei si preoccupavano di ‘mettere in pratica’: cercavano di fare scrupolosamente ciò che era scritto, senza metterci il cuore. Erano queste le opere della Legge. Eppure, Giacomo afferma che “la fede, se non ha opere, è in se stessa morta” (Gc 2:17). Contraddizione? Ma no. La differenza sta nel fatto che le opere fatte dagli ebrei erano tanto per farle. Loro pensavano: è scritto così? Ho fatto così? Sì, allora sono a posto. Ma non ci mettevano il cuore. Ti faccio un esempio. Il sabato era un cardine della Legge. Gli ebrei lo osservavano, ma Dio dice loro in Is 1:14: “I vostri periodi festivi la mia anima li ha odiati”; l’accento fa posto su “vostri”. “Non gli uditori della legge sono giusti dinanzi a Dio, ma gli operatori della legge saranno dichiarati giusti”. – Rm 2:13.   Così, i discepoli di Yeshùa non devono attaccarsi alle “opere della Legge”, ma compiere quelle opere (come dice Giacomo) in risposta a Dio per la gratitudine e l’obbedienza che hanno verso di lui.    La Legge è divenuta il nostro tutore che conduce a Cristo, affinché fossimo dichiarati giusti a motivo della fede. Ma ora che la fede è arrivata, non siamo più sotto il tutore” (Gal 3:24,25, TNM). Vediamo se possiamo capirci con un esempio. Una persona s’iscrive alla facoltà di Medicina. Inizia a studiare e deve seguire passo passo il suo tutore. Poi diventa medico ed esercita. Il suo tutore lo mette da parte, le dispense le ripone; non gli servono più: ha tutto in mente. Rinnega forse il tutore? No: quel tutore è ormai dentro di lui. Ecco allora spiegata la meravigliosa promessa di Dio: “’Questo è il patto che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni’, è l’espressione di Geova. ‘Certamente metterò la mia legge dentro di loro, e la scriverò nel loro cuore’” (Ger 31:33). Il lettore superficiale va con la mente a “dentro di loro”, “nel loro cuore”, pensa ad applicazioni simboliche o spirituali. Ma cosa dice Dio che metterà nel cuore? La Legge.    Vedo che rimarchi "adempie". Caro amico, impara a distinguere tra Scrittura e traduzione. Ispirata è la Scrittura, non la traduzione.   Una cosa importante la dici scrivendo: “L’amore è l’adempimento della legge”. È proprio con l’amore che va osservata la Legge, non con le opere fini a se stesse. “Questo è ciò che l’amore significa, che continuiamo a camminare secondo i suoi comandamenti”. - 2Gv 6.    “’Maestro, che devo fare di buono per ottenere la vita eterna?’ Gli disse: ‘. . . Se, però, vuoi entrare nella vita, osserva di continuo i comandamenti’”. – Mt 19:16,17.   Qui sta la perseveranza dei santi, quelli che osservano i comandamenti di Dio e la fede di Gesù”. – Riv 14:12.



Ciao Cielo (poi perché segreto?)

Nel senso che esprimi qui posso concordare con te, e infatti io tesso ho anche detto che "la legge resta un eccellente insegnante".
Mentre però per il popolo ebraico la vita dipendeva dal mettere in pratica tale legge alla lettera, ed essendo composto di persone imperfette, incapaci di adempierle pienamente (vuoi anche col cuore, vuoi anche senza) tale legge li malediceva condannandoli. Siolo il Cristo, uomo perfetto l'ha adempiuta completandone lo scopo per la quale era stata promulgata.

Mediante il suo nuovo patto, attraverso la classe dell'unto, Gesù ci fa entrare in una nuova legge, scritta nei cuoi più che su sulla carta; una legge che si basa sul "principio" e che è superiore alla legge che si basa sugli statuti. Ti faccio un esempio.

La legge italiana ha decretato che i motocicli fossero provvisti di specchietto retorvisivo obbligatorio (prima era facoltativo). La "legge" è ademnpiuto mettendo appunto lo specchietto retrovisivo conforme a quanto essa richiede... Eppure, la legge stessa è anche violata, o resa priva della sua efficacia.. come? Non osservandone lo "spirito" per la quale essa è stata promulgata.

Ho notato che molti motorini, hanno sì lo specchietto retrovisivo, ma non è posizionato in modo da vedere il veicolo che dietro di esso si appresta ad arrivare... spesso mira al volto del guidatore.. forse per vedere se i capelli sono a posto...
Così non può essere multato per non avere lo specchietto, ma neppure è protetto dai pericoli che ci sono nella guida. Quindi la legge, diviene fallace, priva di efficacia.

Cristo Gesù ci ha insegnato il Padre, e ci ha fatto conoscere il suo Santo Spirito, il suo pensiero, i suoi principi, se questi sono posti nei nostri cuori, la vecchia legge, è adempiuta, in quanto ogni cosa che facciamo in qualche modo la rispecchia, per cui, applicando il solo principio: "ama il prossimo tuo come te stesso", certamente non lo uccidiamo, e tantomeno lo derubiamo, e meno ancor agli manchiamo di ripetto, e nel bisogno lo aiutiamo volentieri. E molto altro ancora.

Perciò la legge del cristo è superiore alla legge o tutore che ad esso ci doveva condurre. La vita di un cristiano, ora, non dipende dall'adempiere alla lettera tale "vecchia legge", ma dempiendo mediante il suo spirito la nuova legge, il cristino ama per principio e con esso ogni legge è adempiuta.

(Romani 13:8-10) 8 Non siate debitori di nulla a nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; poiché chi ama il suo simile ha adempiuto [la] legge. 9 Poiché il [codice della legge]: “Non devi commettere adulterio, non devi assassinare, non devi rubare, non devi concupire”, e qualsiasi altro comandamento, si riassume in questa parola, cioè: “Devi amare il tuo prossimo come te stesso”. 10 L’amore non fa male al prossimo; perciò l’amore è l’adempimento della legge.

Non verrei andare fuori OT. Per ora ho solo risposto a un argomento collaterale al pasto serale, mediante il quale Gesù ci ha dato questa nuova e più efficace legge (se osservata col cuore, senza ipocrisia e con sincerità).
Attendo ancora di capire meglio il tuo diverso interpretare certe parole specifiche che hai accennato sul "pasto serale" o Pasqua giudaica e commemorazione (che sono due cose diverse; ricordati che non conosco il greco).

P.S. Gli ultimi versi che hai citato, sono fuori contesto dell'argomento. Gesù era allora ancora sotto il patto della legge e come lui stesso doveva ancora rispettarla alla lettera, praticamente, non poteva dire diversamente a coloro che allora gli parlvano.

(Giovanni 13:33-35) 33 Figlioletti, sono con voi ancora per poco. Mi cercherete; e come ho detto ai giudei: ‘Dove vado io, voi non potete venire’, lo dico al presente anche a voi. 34 Vi do un nuovo comandamento, che vi amiate gli uni gli altri; come vi ho amati io, che anche voi vi amiate gli uni gli altri. 35 Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”.

E' la regola aurea, in un certo senso (o come principio) essa racchiude tutta la legge, o ogni legge.

(Rivelazione 14:12 NON si riferisce alla legge giudica o "Vecchio testamento" ma si riferisce agli insegnamenti di Gesù e ha attinenza col nuovo patto, valendo pertanto per tutti i Cristiani)

ciao.

CieloSegreto
00venerdì 12 febbraio 2010 19:08
Ciao, monseppe1.   Intanto soddisfo la tua curiosità. “Cielo Segreto” è un nick che allude. Allude all’interiorità.   Ottimo il tuo esempio dello specchietto. Illustra bene cosa siano le “opere della Legge”, ovvero come rispettare la lettera violandone lo spirito.   La Scrittura ci dice che la Legge è ora scritta nei cuori. Da ciò ad affermare che tutto diventa un semplice principio, però, ce ne corre. Non va dimenticato che ciò che Dio scrive nei cuori è proprio la sua Legge. Sai una cosa? Questo è uno dei casi in cui le traduzioni hanno reso un pessimo servizio al lettere della Scrittura. Infatti, la parola toràh non significa affatto “legge” (l’ebraico ha altre parole per “legge”), ma “Insegnamento”. Non è una semplice puntualizzazione. Mi spiego meglio. Un “cristiano” dice a cuor leggero: La legge è stata abolita. Ma prova a dire: L’insegnamento di Dio è stato abolito. Non si riesce a dirlo, vero?   Tu scrivi che “la legge del cristo è superiore alla legge o tutore che ad esso ci doveva condurre”. E hai ragione, ma ciò non significa che Yeshùa abbia reso obsoleta la toràh o Insegnamento. Tutt’altro. Prendi il sermone del monte. Nota, ad esempio, Mt 5:27,28: “Avete udito che fu detto: ‘Non devi commettere adulterio’. Ma io vi dico che . . .”. Hai detto di non conoscere il greco, per cui cercherò di essere semplice. Quel “ma io vi dico” – che segna un contrasto con la frase precedente - non è conforme alla Scrittura. In greco, “ma” si dice allà, e questo allà non è presente nella frase. Il testo originale ha: Ἐγὼ δὲ λέγω ὑμῖν ὅτι (egò de lègo ümìn òti), “e io vi dico che”. La particella δὲ (de) in greco indica un collegamento, non una contrapposizione. Questa frase – “e io vi dico che” - è perfettamente uguale all’ebraico vaanì omèr lakèm she; frase usata dai rabbini per commentare un passo biblico. Tanto è vero che, nel passo citato, Yeshùa non abolisce il comandamento, ma lo rende più vincolante: “Io vi dico che chiunque continua a guardare una donna in modo da provare passione per lei ha già commesso adulterio (v. 28). Altro che abolire; Yeshùa diede un giro di vite. Ecco allora che non basta posizionare lo specchietto o non fornicare: occorre utilizzare bene lo specchietto e non coltivare pensieri immorali. Ubbidire con lo spirito non implica affatto il non ubbidire nella pratica.   Così, per fare un altro esempio, come si fa ad applicare l’osservanza del sabato “in spirito”? Qualcuno, non sapendo quello che dice, afferma che per lui tutti i giorni sono sabato, e questa sarebbe una presunta applicazione in spirito. Ma Dio dice nella Bibbia: “Hai sei giorni per fare ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato consacrato al Signore” (Es 20:9,10, PdS). “Dio benedisse il settimo giorno e disse: ‘È mio!’” (Gn 2:3, PdS). Questa non è legge abrogata, è Insegnamento di Dio, toràh.    Tu scrivi ancora: “Gesù era allora ancora sotto il patto della legge e come lui stesso doveva ancora rispettarla alla lettera, praticamente, non poteva dire diversamente a coloro che allora gli parlavano”. Capisco, tuttavia ti faccio notare che alla samaritana anticipò qualcosa che sarebbe cambiato circa l’adorazione nel Tempio. Non così fece riguardo all’Insegnamento o toràh.   Il “nuovo comandamento sta nel “come”: “Che vi amiate gli uni gli altri; come vi ho amati io”.    “Rivelazione 14:12 NON si riferisce alla legge giudica”?! Leggi bene: “Quelli che osservano i comandamenti di Dio e la fede di Gesù”. Qui c’è tutto il concetto: l’Insegnamento di Dio (“i comandamenti di Dio”) e la fede (non le opere fini a se stesse).

   Scusa, ma in riferimento alla tua richiesta (“Attendo ancora di capire meglio il tuo diverso interpretare certe parole specifiche che hai accennato sul pasto serale"), non ho inteso bene a cosa ti riferisci. Puoi farmi domande specifiche? Grazie.

monseppe1
00sabato 13 febbraio 2010 05:00
x CieloSegreto

Se leggi bene cosa dico quando riferisco "gli insegnamenti della legge sono tutt'ora validi" dovresti capire che ciò che dici non ha senso.
Nessuno annulla (adempiendola) la legge di Dio, se non Il Crsto.

Occorre capire che che l'osservazione della "Legge" era "DA ESEGUIRE LETTERALMENTE" Quindi, come dice Paolo, se non stava scritto, per esempio, "non frodare il tuo prossimo", in un certo senso (ovviamente non è da fare) il farlo non violava "direttamente" la legge.

Riguardo al sabato, è dalla Genesi che Geova esprime tale senso spirituale associato al "SETTIMO" giorno. La legge lo dice "SABATO" "ma o (allà)" io dico (nel senso che io capisco): dopo 6 giorni che hai fatto i tuoi interessi, vedi di fare anche gli interessi del signore, almeno come minimo!

Dici che nel testo riginale il vocabolo "allà" non c'è. Non posso contraddirti, lo accetto. Cosa cambia?
Come hai ammesso, Gesù insegnava allora una legge scritta nei cuori, più profonda di quella scritta sulla carta. Si tratta sempre di "Legge di Dio" (se non travisata da pensieri umani).

Pertanto: dire "non uccidere" è adempiuto ora dal cristiano anche non facendo uso delle armi, non preparandosi per la guerra, non addestrarsi a togliere la vita altrui. Eppure, molti dicono: io non uccido, solo difendo la Patria. (dimmi quale e sercito sia nato proprio solo per attaccare...).
Vedi che il fatto diventa diverso? "In quel momento tu non stai "uccidendo", ma essendo intanto addestrato, presentandosene una giustificazione (diversa dalla difesa "personale"), se dovrai uccidere saprai farlo togliendo molte vite, prima che qualcuno possa togliere la tua.

In Eden esisteva una sola legge:
"Di ogni albero puoi mangiare, ma dell'albero della conoscenza del nbene e del male,,," In tale comando non erano allora racchiuse tutte le possibili leggi della Thora, della Bibbia, della propria coscienza? Doveva Adamo rispettare il sabato? Forse lo capì da solo. Doveva Adamo evitare di commettere adulterio? E come avrebbe potuto commetterlo in quel tempo?. Riesci a capire cosa ti dico?

"Tutta" la legge di Dio può essere racchiusa in una sola:

"Devi amare Geova tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua naima, con tutta la tua mente, con tutte le tue forze, e il secondo comando, simile al primo era:
"Devi amare il prossimo tuo come te stesso".

Questa è la "legge di Dio" tutto il resto, dico io, è solo "condimento" necessario per coloro che ancora non hanno imparato ad amare Geova con tutto il loro cuore e a conoscerlo nel suo stesso spirito.

(vorrei capire meglio cosa intendevi per "cene" visto che cambiavi al riguardo alcuni sensi espressi dalle normali traduzioni bibliche), ma si rischia di andare fuori tema..

In ogni caso presto ti darò la mia risposta.





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